Lo Stato che parla con i talebani mentre si accanisce sugli italiani

StrettoWeb

Il premier Mario Draghi annuncia “contatti” con i talebani come già chiesto dal suo predecessore Conte, mentre il Governo continua ad ignorare la bomba sociale esplosa in Italia dopo la scelta di rendere obbligatorio il Green Pass: il Paese è sull’orlo della paralisi per un ricatto perpetuato nei confronti della gente perbene eppure siamo diplomatici con i terroristi islamici

Affrontare la crisi umanitaria richiederà contatti con i talebani, ma questo non significa un loro riconoscimento“: con queste parole di ieri al G20 straordinario sull’Afghanistan presieduto dall’Italia, il premier Mario Draghi ha ufficializzato la linea di politica estera del nostro Paese nei confronti dei Mullah che ad agosto hanno preso il potere a Kabul. Le parole di Draghi ricordano quelle del suo precedessore a Palazzo Chigi, Giuseppe Conte, che il 20 agosto aveva chiesto di “instaurare un dialogo serrato con i talebani, perchè il nuovo regime che si è dimostrato abbastanza distensivo“.

L’Italia, quindi, dialoga con i talebani ma lo fa per questioni diplomatiche e pratiche: una scelta strategica volta a diminuire il più possibile la gravità della crisi umanitaria e ad aiutare la popolazione afghana. Si tratta di buon senso che, al netto di pur sacrosante posizioni di principio secondo cui non si dovrebbe dialogare con i terroristi, non può che essere condiviso.

Strano, però, che la stessa diplomazia non venga utilizzata nei confronti di milioni di italiani che da ormai quasi due anni evidenziano un comprensibile malcontento per le scelte di Stato tese a punirli e maltrattarli: a differenza dei talebani, si tratta di gente perbene. Eppure sono stati prima chiusi in lockdown e rincorsi con elicotteri, droni e forze armate persino su spiagge isolate; poi relegati in regime di coprifuoco per 7 lunghi mesi; costretti a rispettare norme senza alcun significato scientifico (ricordiamo i ristoranti aperti a pranzo e chiusi a cena; il divieto di uscire dal proprio comune e quindi l’impossibilità di fare un’escursione in isolati sentieri di montagna mentre erano consentiti assembramenti incontrollati dentro la propria città); e poi l’obbligo del Green Pass inizialmente d’estate per la vita sociale (ristoranti, palestre, musei), adesso addirittura sul posto di lavoro. L’Italia è l’unico Paese al mondo ad aver adottato restrizioni così stringenti, sia nella durezza del lockdown che nella durata del coprifuoco e adesso anche nell’obbligo del Green Pass. Eppure è il Paese occidentale con il più alto tasso di mortalità per Covid, quindi è evidente che queste norme non sono servite a salvare vite umane e limitare la diffusione del virus che nei Paesi senza lockdown, con poche e comprensibili restrizioni e senza obbligo di Green Pass ha invece provocato molte meno vittime. L’approccio del nostro Paese, quindi, è stato un fallimento totale.

Adesso l’Italia è anche il secondo Paese al mondo per numero di vaccinati: soltanto la Spagna ne ha un pelo di più, ma nel nostro Paese ci sono molti più vaccinati di Francia, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Stati Uniti d’America, Giappone, Corea del Sud, Canada, Australia. Eppure siamo l’unico Paese che impone l’obbligo del Green Pass sul posto di lavoro, così come siamo l’unico Paese in cui i tamponi sono a pagamento. Una sorta di accanimento gratuito, ingiustificato, senza alcuna evidenza scientifica. Se davvero si volesse tutelare la sicurezza sanitaria bisognerebbe sottoporre tutti a tamponi continui: perchè alle conferenze stampa del Governo anche i vaccinati devono fare il tampone, e invece per la vita lavorativa e sociale il tampone diventa soltanto un mero strumento per complicare le cose a chi ha liberamente scelto di non vaccinarsi così come consentito dalle leggi dello Stato? Perchè i vaccinati positivi non vengono sottoposti a tampone e possono entrare ovunque determinando ulteriori focolai di contagio?

Gli italiani che protestano disperati contro questi obblighi così stringenti vorrebbero semplicemente la stessa considerazione data ai talebani. Sono cittadini perbene, lavoratori che pagano le tasse e garantiscono il funzionamento dello Stato. Sono famiglie, donne, mamme, nonne che invocano la libertà nel pieno rispetto delle scelte altrui. Sono persone che si fanno delle domande, vorrebbero capire perchè l’Italia e solo l’Italia è ancora in “stato d’emergenza” se gli ospedali sono vuoti; vorrebbero capire perchè una minuscola percentuale di non vaccinati dovrebbe rappresentare un problema per l’85% di vaccinati, vorrebbero capire perchè se non c’è un obbligo vaccinale devono essere costretti a fare un vaccino che non può essere obbligatorio proprio perchè sperimentale e non capiscono perchè si insista con le somministrazioni anche per chi non ha alcun rischio di complicazioni (tutti i giovani sani) con l’arma del ricatto e della minaccia in una vera e propria escalation partita dalle pizzerie e finita sul lavoro.

Per uno Stato che ha gestito la pandemia senza assumere medici e infermieri, senza creare nuovi ospedali e posti letto bensì ha scelto di sperperare miliardi di euro in monopattini e banchi a rotelle, adesso è più facile scaricare le responsabilità sui non vaccinati per libera scelta consentita dalle leggi dello Stato dopo averlo già fatto con i runner, con i ristoranti, con le discoteche e a turno con un capro espiatorio che potesse assolvere la politica dalle sue reali responsabilità.

Ma quella gente disperata che scende in piazza ogni sabato da mesi chiede soltanto considerazione. Chiede soltanto comprensione. Chiede soltanto logica e buon senso. Chiede soltanto lo stesso trattamento dei talebani.

Perchè gli oltre 4 milioni di lavoratori italiani senza vaccino non hanno la barba lunga e i kalashnikov, ma se da venerdì non vanno in ufficio, in fabbrica, nei porti, in stazione, sui tir, il Paese si ferma di nuovo e sono guai seri per tutti.

Condividi