Reggio Calabria: il Circolo Culturale “L’Agorà” continua il suo percorso di lettura sul periodo dantesco [VIDEO]

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Reggio Calabria: il Circolo Culturale “L’Agorà” continua il suo percorso di lettura sul periodo dantesco. Al secondo incontro ha partecipato la ricercatrice lucchese Elena Pierotti

Nel XXI canto dell’Inferno Dante e Virgilio continuano il viaggio parlando di ciò: ”Che la mia Commedia cantar non cura”. Giungono sul ponticello, sopra la quinta bolgia dove vengono condannati i barattieri che hanno usato le loro cariche pubbliche per ricevere privilegi. I barattieri (baratteria= corruzione) si erano moltiplicati “come una coppia di criceti in calore”. Le pareti e il fondo del fossato sono rivestiti da pece che ribolle. Virgilio richiama il Sommo che osserva lo strano fenomeno. Un diavolo nero ad ali spiegate sta sopraggiungendo velocemente, porta un’anima dannata e giunto sul ponte dice: ”O’ Malebranche, ecco uno degli anziani di Santa Zita! Buttatelo nella pece mentre io torno in quella città, che è molto ben fornita di barattieri… lì per denaro ogni no diventa sì”, (“La Divina Commedia riveduta…”, cit.) Il dannato che deve subire il contrappasso, la corrispondenza tra il peccato commesso in vita e la pena, arrivato nella bolgia, immerso nella pece, risale a galla imbrattato. “Qui non ha loco il Santo Volto! Qui si nuota altrimenti che nel Serchio!” Come poco prima Santa Zita che non era stata ancora fatta santa quando Dante scrive la Commedia ed era morta solo nel 1278, ora il Volto Santo e il fiume Serchio sono evocati come simboli di Lucca. Un altro riferimento alla nostra città è l’incontro di Dante con il poeta lucchese Bonagiunta Orbicciani (Purg. XXIV), che gli parlerà di una ragazzina “compaesana”. Bonagiunta preavviserà Dante che Gentucca “ti farà piacere Lucca”. I lucchesi, tra i tanti popoli toscani, non erano i preferiti di Dante, che anche nella Commedia, salvo pochi personaggi, li cita sempre come cattivi esempi, adulatori, barattieri e golosi. Nell’ottavo cerchio delle bolge infernali, incontra Alessio Interminelli, nobile lucchese di parte bianca.

Nella sesta cornice del Purgatorio, tra i golosi, il poeta lucchese Bonagiunta Orbicciani che gli preannuncia un soggiorno nella città di Lucca, rassicurandolo che la città lo accoglierà benevolmente. “Femmina è nata, e non porta ancor /benda”/ cominciò el, “che ti farà piacere / la mia città, come ch’om la riprenda”. E’ la misteriosa Gentucca Sarà lei che con la sua ospitalità cordiale farà cambiare parere a Dante su Lucca. Altri luoghi sicuramente cari a Dante Alighieri furono quelli appartenuti ai Marchesi Malaspina, peraltro Suoi cugini, che lo ospitarono nel suo continuo peregrinare, nel castello di Fosdinovo. Qui troviamo una stanza a Lui dedicata che fu la camera da letto del Sommo Poeta, dove ancora ai visitatori viene ricordata la Sua presenza. Fosdinovo è in provincia di Massa Carrara, ma non molto distante da quei luoghi lucchesi e della Media Valle del Serchio visitati dal grande fiorentino. Nel canto XXI dell’opera dantesca, si trova l’Anziano reggitore con altri delle sorti di Lucca e questi è Martino Bottario, il barattiere immerso nella pece bollente, mentre la Città è esemplificata nell’umile Santa Zita, che dal suo infimo rango di serva, per le sue sante virtù, era talmente conosciuta da riuscire a far capire a tutti di quale luogo si parlasse e questo Dante lo mette in chiara evidenza, non citando Lucca ma per essa la stessa Santa. Poi Dante ricorda che lì nella pece non c’è il Volto Santo cui chieder grazia e lì non si nuota come nel Serchio. Di barattieri a Lucca, Città dove Dante fu anche esule, par di capire dal Poeta ce ne fossero assai. Tanti al punto che Egli scrisse che Lucca “Ogn’uom v’è barattier; fuor che Bonturo; del no, per li denar vi si fa ita.”. Bonturo è un Dati, ancor vivo al tempo della pubblicazione dell’Inferno, un personaggio che si rappresenta in tutta la sua portata politica che farà finire Lucca in mani pisane. Poi si termina con la celebre citazione di Lucca contenuta nel Canto XXXIII, che parlando del Conte Ugolino e della sua celeberrima vicenda politica e poi familiare, ecco Dante citare del suo sogno premonitore in cui vide il suo tiranno, l’arcivescovo di Pisa Ruggeri, dar la caccia al lupo e ai suoi cuccioli, là “al monte per che i Pisan veder Lucca non ponno.” Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 29 ottobre.

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