Energia: l’oggi con il domani

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L’economia green è il nostro futuro per salvare il Pianeta e la sostenibilità, cui dobbiamo tendere, è un modello con meno squilibri e più inclusività

L’aumento del prezzo sulle bollette di luce e gas, avvenuto in questi giorni, è visto dai più pessimisti come l’avvisaglia di uno shock energetico che rischia di frenare la ripresa post-Covid.

Altresì, due situazioni verificatesi in questi giorni mi spingono a tornare, dopo il podcast della scorsa settimana, sul tema dell’energia.

Il Nobel per la fisica Giorgio Parisi – al quale questa Testata ha attribuito, con lungimiranza, nel 2018, il “Premio Roma allo sviluppo del Paese” – ha richiamato, a Montecitorio, l’allarme climatico, in occasione della Conferenza Parlamentare sul cambiamento climatico per – Cop 26, in vista del prossimo incontro di Glasgow.

Alcuni suoi pensieri, significativi sono stati:

L’umanità deve fare delle scelte essenziali. Sono decenni che la scienza ci ha avvertito che i comportamenti umani stavano mettendo le basi per l’aumento vertiginoso della temperatura del nostro pianeta. E poi “le azioni intraprese dai governi non sono state all’altezza di questa sfida ed i risultati sono stati estremamente modesti”.

Oltre al richiamo ha indicato una via per correggere la inadeguatezza delle azioni di governi: superare l’approccio troppo economicistico dell’Occidente in materia, per cui il PIL rappresenta la più ambita finalità. Questo superamento va sostenuto, tra l’altro, con l’insegnamento della scienza (ma quale?) ai bambini delle elementari per consentire loro, da grandi, traendo spunto dalla loro esperienza, di costruire il futuro.

Considerazioni pienamente condivisibili.

Passo, adesso, ad un’altra situazione.

In questi periodi, in cui si sta assistendo ad una crescita generale dell’economia, con l’Italia tra le prime tra i paesi occidentali, è scattato un warning, una luce rossa, con l’aumento dei prezzi dell’energia e la crescita del costo delle materie prime e degli alimenti.

La preoccupazione, con in sottofondo il panico, monta, man mano che ci si avvicina, per la parte più industrializzata del globo, il periodo invernale, con conseguenti picchi nei consumi di energia, prevalentemente tradizionale (petrolio, gas, carbonio) dal momento che le fonti rinnovabili non riescono a superare certi livelli, per fatti oggettivi (quest’anno è mancato il vento; il fotovoltaico stenta a svilupparsi per vincoli burocratici, come l’ottenimento delle autorizzazioni e disponibilità di aree; viene reputato inutile parlare di nucleare, almeno nel nostro Paese; per l’idrogeno siamo ancora in fase di sperimentazione, anche se avanzata; per l’agro-energia siamo in fase di qualche limitata, anche se interessante testimonianza).

Nel frattempo, senza indugiare in sofisticate analisi economiche, i prezzi alti dell’energia, che si uniscono alla crescita alla domanda di consumi ad un’offerta stagnante, in settori cruciali, di prodotti e beni strumentali, stanno generando conseguenze facilmente verificabili in termini di inflazione (i prezzi stanno crescendo, nell’economia più avanzata, tra il 3 e il 5%) che fanno temere una possibile stagflazione.

Sempre nel settore energetico, il nostro Paese è fortemente gravato da un notevole deficit: importiamo il 73% dell’energia consumata con una punta del 93% per il solo gas, e con le rinnovabili che coprono solo il 20% del fabbisogno.

Si è compreso dove voglio arrivare. Dobbiamo muoverci con intelligenza e pragmatismo. Stiamo vivendo un momento storico in cui dobbiamo curare la congiuntura per evitare, nel tempo breve, calo di produzione, crollo dell’occupazione, tensioni sociali (e non illudiamoci, non siamo ancora usciti dalla pandemia): dobbiamo, nel contempo, pensare al futuro, con in primo piano l’ambiente, tenendo presente quanto dice Luigi Paganetto sul Sole24ore del 9 ottobre u.s.: “le tecnologie oggi giorno disponibili sul mercato non sono sufficienti ai fini di una transizione totale verso un’energia pulita, una politica di zero emissioni”.

Investiamo decisamente nella scienza, come sostiene Parisi, con uno sforzo globale nella ricerca di nuove tecnologie e per rendere accettabili e sicure quelle già esistenti (leggi nucleari).

In fondo, abbiamo acquisito che quando il mondo ha veramente paura trova, come si ama dire, un punto di sintesi: vedi il successo dei vaccini anti Covid, posti sul mercato in meno di un anno, quando usualmente ne occorrono 4-5, tra ricerca, sperimentazione e applicazione.

Al tempo stesso impieghiamo al meglio il coraggioso impegno europeo a sostegno dello sviluppo. Per il nostro Paese, utilizziamo i 200 e passa miliardi che ci sono stati assegnati con il Next Generation EU. Seguiamo l’agenda del Governo e cerchiamo di non frenare, per mero interesse politico di corporazioni e di quant’altro, il buono che si sta facendo e che si può fare.

Non c’è dubbio che un’economia green è il nostro futuro per salvare il Pianeta e la sostenibilità, cui dobbiamo tendere, è un modello con meno squilibri e più inclusività.

Però, non fermiamoci a guardare solo in alto, verso la luna; si rischia, camminando, senza osservare la terra, di inciampare e farsi male. Non è pessimismo, ma realismo che prelude a un percorso su un doppio binario, per arrivare alla meta della Green Economy nel 2050: impegniamoci nel presente, con un occhio attento al futuro.

Lo si intuisce che è difficile. Sarebbe bello vincere facile. Ma è impensabile!

L’articolo è pubblicato come podcast su www.tfnews.it.

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