Processo Gotha, l’ANM: “assoluzioni non siano strumento per delegittimare la magistratura”

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Processo Gotha, la nota dell’Associazione Nazionale Magistrati

“La Giunta Esecutiva ANM del distretto di Reggio Calabria intende esprimere le sue forti preoccupazioni per gli interventi apparsi su alcuni organi di stampa, in seguito alla pronuncia, lo scorso 30 luglio, del dispositivo di sentenza relativo al processo cd. Gotha”. Lo afferma in una nota l’Associazione Nazionale Magistrati.

“Fermo restando il legittimo e indispensabile diritto di critica dei provvedimenti giurisdizionali, che pure andrebbe esercitato nel rispetto della cd. continenza, ciò che non è accettabile è veicolare nell’opinione pubblica il messaggio che le assoluzioni rappresentino la manifestazione di una patologia del sistema giudiziario, e che, addirittura, intervengano a porre rimedio ad iniziative arbitrarie o peggio irresponsabili, adottate da magistrati in combutta con alcuni giornalisti”.

“Lungi dal rappresentare l’esercizio di un potere becero, atti e provvedimenti giurisdizionali, di qualunque segno, sono il frutto della (ineliminabile, per fortuna) dialettica processuale, e del contributo di ciascuno dei soggetti coinvolti in quella complessa e rigorosa attività che quotidianamente si svolge nelle aule di giustizia.
Atti e provvedimenti che, a seconda della fase, soggiacciono a regole di valutazione diverse, e si fondano su patrimoni di conoscenze anch’essi suscettibili di essere implementati, grazie al contributo di tutti gli attori della scena processuale”.

“Atti e provvedimenti adottati, è bene ricordarlo, da magistrati che, tra le ben note difficoltà, e con enormi sacrifici, anche personali, concorrono ad amministrare quotidianamente la giustizia.
Atti e provvedimenti adottati, infine, assumendo su di sé la responsabilità, nei casi e nei modi previsti dalla legge, proprio perché, al pari che per altre categorie professionali, per i magistrati la parola responsabilità non è un vacuum”.

“Pur nella consapevolezza che anche il processo può essere esso stesso una pena, talvolta alimentata da enfatizzazioni mediatiche non sempre rispettose della presunzione di non colpevolezza, va perciò respinta con forza l’idea che l’azione penale venga esercitata allo scopo di insolentire cittadini perbene, piuttosto che di sottoporre alla necessaria verifica processuale il tema d’accusa. Così come va respinta con forza l’idea, tesa evidentemente a delegittimare in maniera indistinta il lavoro della magistratura tutta, che l’attività giudiziaria produca nefandezze, fango e schifo, e promani da luoghi in cui alberga il malaffare. Tali narrazioni fuorvianti non hanno nulla a che fare con la legittima critica dell’operato della magistratura, ma rappresentano un grave e inaccettabile attacco alla giurisdizione stessa, che va difesa a tutela della collettività intera”.

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