Messa del boss Tegano a Reggio Calabria, Libera fa marcia indietro e chiarisce col Vescovo: “nostra nota frettolosa, ha sollevato ancor più il polverone”

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Don Ennio Stamile racconta della chiamata del Vescovo Fortunato Morrone, che ha chiarito la questione e spento ogni polemica

“Intendo ringraziare per la delicatezza monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio che alla nostra un po’ frettolosa nota mi ha personalmente chiamato, e non era certo tenuto a farlo, spiegandomi che in quel trigesimo non si voleva solennizzare niente, anzi il contrario, perché c’era quell’intenzione accanto a molte altre”. Si spengono con le parole di Don Ennio Stamile, coordinatore Libera Calabria, le polemiche generate prima da Klaus Davi e poi da una nota stampa della stessa associazione. “Certo la nota di Libera – prosegue don Ennio Stamile – ha contribuito ancor di più a sollevare il polverone che si poteva evitare se non fosse stato per quell’“accanimento mediatico” che non salva neanche un momento di preghiera. Ma eravamo ben consapevoli che il Vescovo avesse chiarito come in effetti è stato. Personalmente lo ringrazio per quell’esortazione finale a stimolarci e stimolare nel bene e nella bellezza. Di questo solo abbiamo davvero bisogno, mentre piangiamo ancora tante morti bianche sui cantieri infuocati del lavoro e sulle terre bruciate dai piromani”.

Per “accadimento mediatico” Libera si riferisce all’episodio che ha visto protagonista Klaus Davi, allontanato dagli uomini della Questura il giorno della celebrazione al Duomo di Reggio Calabria. “Perché Libera sceglie di attaccare la Chiesa e non rivolge un solo pensiero alla Questura?”, è stata anche la domanda che in molti si sono posti. Oggi però la nota di chiarimento sul un comunicato frettoloso. “A nessuno può e dev’essere negato il diritto di pregare per i propri defunti, in modo particolare attraverso la celebrazione eucaristica in loro suffragio”, afferma Stanile, che poi prosegue, sottolineando come il problema della celebrazione non sia stata la messa in sé, ma la strumentalizzazione che la ha preceduta, riferendosi a “ciò che è accaduto, purtroppo, durante il trigesimo del boss Giovanni Tegano da parte dei suoi congiunti, tappezzare la città di Reggio Calabria con un manifesto funebre davvero singolare”.

“Ci indigna e non poco – continua Stamile – con quanta spudoratezza i congiunti abbiano inteso attraverso di esso tentare di strumentalizzare l’evento della Messa esequiale. D’altronde, la ‘ndrangheta da sempre cerca di asservire il sacro, non è certo una novità. Ma ciò che sconcerta è con quanta naturalezza viene pubblicata nel manifesto funebre la foto del giovane Tegano, quasi a voler simboleggiare “tu per noi sarai sempre il giovane e potente capo indiscusso di Archi, la fragilità della condizione umana, la morte, non ti possono scalfire. Meriti di essere ancora una volta applaudito come in quel mese di aprile del 2010, in cui è finita la tua latitanza durata ben diciassette anni ed una donna ti acclamava come uomo di pace”. Per non parlare, poi, di quell’espressione davvero blasfema con la quale lo si definiva ‘uomo che ha amato tutti’”. Questa lettura di Stamile stemperare definitivamente la tensione che si era creata in seguito alla nota di Libera in cui il sodalizio “richiamava” la Chiesa reggina per aver “voluto solennizzare la celebrazione” della messa di trigesimo di un boss, azione smentita subito dal Vescovo nell’arco della stessa giornata. Inoltre, il Comune di Reggio Calabria, tramite il sindaco Giuseppe Falcomatà, ha fatto sapere che i manifesti non erano stati autorizzati e sarebbero dovuti essere rimossi prontamente. Tale rimozione è stata effettuata nella giornata di ieri. Quindi, anche questo aspetto è stato chiarito definitivamente.

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