L’arte cinquecentesca a Messina, la storia dei fratelli Comandé (Giovan Simone e Francesco): dallo stile di Guinaccia all’influenza veneta

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Prosegue il viaggio di StrettoWeb tra i personaggi storici di Messina: è la volta dei fratelli Comandé

Un pezzo di storia nell’arte italiana ce l’ha anche Messina, come più volte testimoniato tramite i racconti di pittori e artisti vari nati nella città peloritana. Tra questi ci sono anche i fratelli Comande, Giovan Simone e Francesco (detti Cumandei), figli di Stefano e vissuti tra la seconda metà del ‘500 e la prima del ‘600.

Il primo, più conosciuto del secondo, fu mandato a studiare a Venezia prima di tornare nel paese natale. La formazione avvenne presso Il Veronese, nel quale assimilò lo stile del manierismo veneto. Per questo, la sua carriera artistica viene distinta in due fasi: la prima, legata allo stile di Deodato Guinaccia, che lo mise a bottega giovanissimo dopo i primi insegnamenti del padre; la seconda, appunto, influenzata dal manierismo veneto. Della prima, tuttavia, le testimonianze sono poche, se non una Crocifissione del 1595. Della seconda, il materiale è maggiore, anche perché, di ritorno da Venezia, Giovan Simone aprì una bottega a Messina insieme Francesco, non uscito mai fuori dalla città siciliana ma rimasto influenzato dallo stile veneto del fratello. In bottega i due cominciarono a lavorare alle varie commissioni, provenienti soprattutto dal territorio siciliano. Diverse opere, purtroppo, andarono disperse in seguito al terremoto del 1908, mentre altre si trovano al Museo Regionale di Messina, tra cui La Vocazione di S.Andrea. Pur avendo assimilato lo stesso stile veneto, secondo tanti storici e artisti, era facilmente distinguibile il modo di lavorare dei due. Alcune opere, però, vengono indistintamente attribuite all’uno e all’altro, come ad esempio L’Adorazione dei Magi o Il martirio di San Bartolomeo.

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