Incendi in Calabria, Uil alza la voce: “ennesima vergogna che si consuma sulla pelle dei cittadini, Regione e Stato si mobilitino”

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La nota di Santo Biondo, Segretario generale Uil Calabria, in merito agli incendi questi giorni

“La cura dell’ambiente, la messa in sicurezza del territorio regionale e lo sviluppo del settore dell’igiene ambientale sono solo alcune delle grosse falle del sistema regionale calabrese. Quanto sta accadendo in questi giorni, con fatti di cronaca che hanno destato l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale, non possono che spingerci a sollecitare la massima attenzione ed il pronto intervento della classe politica nazionale e regionale che, purtroppo, pare in altre faccende affaccendata, distratta come è dalla prossima scadenza elettorale”. Lo afferma in una nota Santo Biondo, Segretario generale Uil Calabria. “Quanto sta accadendo è una vergogna – prosegue – , l’ennesima vergogna che si consuma sulla pelle dei calabresi. Oggi ci chiediamo a chi debba essere imputata la responsabilità dei disastri che si stanno affastellando nel settore ambiente della Calabria. Se i ritardi e le inefficienze della sanità, a detta della politica calabrese, sono imputabili alla lunga parentesi commissariale, a chi i calabresi dovrebbero chiedere conto per la mancata cura del territorio, per le scelte di retroguardia che hanno sguarnito il territorio delle loro sentinelle e degli strumenti necessari alla sua manutenzione”.

“Sulla cura dell’ambiente crediamo sia necessario riporre la massima attenzione, alla luce anche del fatto che in questo settore, sino ad oggi, hanno regnato le stesse perverse logiche che, in questi anni, hanno finito per paralizzare il settore sanitario – si legge – . Un buco nell’acqua, poi, è quello che rischia di fare il Piano nazionale di ripresa e resilienza se il sistema idrico calabrese non trova la strada maestra per risolvere i tanti, troppi problemi che frenano il pieno sviluppo del suo reale potenziale. E’ questo l’allarme che torniamo a lanciare all’indomani dei dati forniti dall’Arera (l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambienti) che, in queste ore, ha detto chiaramente che il perdurare di quelle inefficienze storiche, che segnaliamo da anni ai chi di competenza, rischia di allargare il divario dei servizi nel settore idrico integrato fra la Calabria e il resto dell’Italia. La Calabria deve uscire al più presto dal limbo normativo in cui si trova e, nel rispetto delle leggi nazionali, deve procedere a passo spedito verso quella riforma del settore che stiamo invocando da tempo. Questa è l’unica soluzione per ammodernare e rendere efficiente il sistema, razionalizzare le sue funzioni e la sua governance e salvaguardare la tenuta occupazionale del settore. Siamo fortemente preoccupati dallo stallo che si è registrato su questa tematica assai importante. Uno stallo che, purtroppo, potrebbe prolungarsi ancora per diverso tempo alla luce della distrazione elettorale nella quale la classe politica regionale è ricaduta in queste settimane”.

“Chiediamo alla Regione che si passi dalle parole ai fatti, che si applichi la normalità, la Calabria è una delle pochissime autonomie territoriali a non avere il servizio integrato, una regione “canaglia” per quanto riguarda la depurazione: sappiamo che l’Italia è sotto procedura d’infrazione per la mancanza di un sistema depurativo efficiente. Vorremmo evitare che quella procedura d’infrazione di 25 milioni che il Paese dovrà dare all’Unione Europea, insieme agli altri 30 milioni per ogni semestre di ritardo all’attuazione della sentenza del 2012 della Corte di Giustizia Europea, non vengano a pagarla i calabresi. Il settore è in difficoltà, e l’unico ente che ha la possibilità di attingere a strumenti finanziari importanti, come quelli previsti nel Pnrr, che rimettano in sesto e riorganizzino il sistema idrico calabrese è la Regione. A settembre, alla ripresa dei lavori della politica, bisognerà ripartire da questo tema. Sul settore ambiente, lo Stato in Calabria intervenga direttamente, mettendo a disposizione della nostra regione: tecnici di alto profilo, cospicue risorse economiche e mezzi tradizionali e nuove tecnologie per mettere sul giusto binario, prima che sia troppo tardi, un ambito fondamentale per la vita dei cittadini. Del resto, sulla sanità la recente sentenza della Corte costituzionale, strumentalmente interpretata da alcuni, ha detto chiaramente che il commissariamento del settore, anche se prolungato, non ha risolto i problemi esistenti ed ha ribadito la necessità che lo Stato non possa non intervenire direttamente laddove sono chiare le inefficienze e palesi i ritardi nell’erogazione dei servizi nei confronti dei cittadini”, conclude la nota.

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