Il disastro di DaD e pandemia: quanti danni agli studenti! “Il 50% è impreparato”: la Calabria è la peggiore insieme alla Campania [DATI]

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Il Rapporto Invalsi 2021 inchioda i fanatici della Dad: insieme alla pandemia ha danneggiato enormemente i ragazzi per quanto riguarda l’apprendimento

Che la DaD avesse combinato disastri, da un anno e mezzo a questa parte, era abbastanza evidente. Chi si nutre di cultura e socialità sa bene che studiare a casa e davanti a un computer non è una soluzione attuabile neanche momentaneamente e neanche in caso di emergenza, a meno che questo non sia di pochi giorni. Studiare mesi interi chiuso tra le proprie mura domestiche, di fronte a un anonimo pc, nella distrazione più totale, senza alcun controllo e senza un briciolo di socialità, vuol dire fare male a un ragazzo che in quella fase ha proprio bisogno di crescere, socializzare, imparare e apprendere con interesse, coinvolgimento e curiosità. In tanti avevano già carpito i disastri che la DaD aveva commesso, non tutti. C’è chi ancora la invoca, chi addirittura ha pensato di proporla per sempre, per il futuro prossimo, c’è chi con la chiusura delle scuole ha avviato una vera e propria battaglia. Ora, oltre alle ideologie e opinioni, surrogate comunque da fatti (l’aumento dei tentati suicidi da parte dei ragazzi è solo una di queste), c’è il Rapporto Invalsi 2021 ad inchiodare tutti i fanatici di chiusure a priori: la pandemia e la DaD hanno comportato danni enormi sull’apprendimento dei ragazzi, soprattutto alle superiori. E’ il quadro che emerge appunto dal Rapporto Invalsi.

I dati del Rapporto Invalsi 2021 regione per regione: divari Nord-Sud, male Calabria e Campania

Rispetto al 2019, i risultati del 2021 di Italiano e Matematica sono più bassi, mentre quelli di Inglese (sia listening sia reading) sono stabili. “La DaD ha supplito nell’emergenza ma vi sono state perdite di apprendimento e non solo”, ha detto, aprendo la presentazione, la presidente di Invalsi, Annamaria Ajello. A livello nazionale gli studenti che non raggiungono risultati adeguati, ossia non in linea con quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali sono in Italiano il 44% (+9 punti percentuali rispetto al 2019), in Matematica il 51% (+9 punti percentuali rispetto al 2019), in Inglese-reading (B2) il 51% (+3 punti percentuali rispetto al 2019), in Inglese-listening (B2) il 63% (+2 punti percentuali rispetto al 2019). Rispetto al 2019 l’Istituto riscontra un calo di circa 10 punti in Italiano a livello nazionale, ma con forti differenze tra le regioni. In tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento si registrano in modo molto più accentuato tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli, con percentuali quasi doppie tra gli studenti provenienti da un contesto svantaggiato rispetto a chi vive in condizioni di maggiore vantaggio. I divari territoriali si ampliano maggiormente passando dalle regioni del Centro-Nord a quelle del Mezzogiorno. In molte regioni del Mezzogiorno oltre la metà degli studenti non raggiunge nemmeno la soglia minima di competenze in Italiano (Campania 64%, Calabria 64%, Puglia 59%, Sicilia 57%, Sardegna 53%, Abruzzo 50%). In Matematica le percentuali di studenti sotto il livello minimo di competenza crescono ancora: Campania 73%, Calabria e Sicilia 70%, Puglia 69%, Sardegna 63%, Abruzzo 61%, Basilicata 59%, Lazio 56%, Umbria 52%, Marche 51%. Le percentuali di allievi che non raggiungono il traguardo previsto al termine dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado (B2 del QCER) divengono molto preoccupanti, se non addirittura drammatiche, sia per Inglese-reading (Campania 68%, Puglia e Calabria 67%, Sicilia 66%, Sardegna 63%, Basilicata e Abruzzo 61%, Umbria 56%, Lazio 55%) e per Inglese-listening (Calabria 82%, Campania 81%, Sicilia 80%, Basilicata 80%, Puglia 78%, Abruzzo 76%, Sardegna 71%, Umbria e Molise 67%, Lazio 65%, Marche 61%, Toscana 59%, Liguria e Piemonte 54%, Emilia-Romagna 53%, Veneto 51%).

Il calo è generalizzato in tutto il Paese e solo la Provincia autonoma di Trento rimane sopra alla media delle rilevazioni del 2018 e del 2019. La quota di studenti sotto il livello minimo cresce di più tra gli studenti socialmente svantaggiati e presumibilmente anche tra quelli immigrati. Sono il 9,5%, ovvero oltre 40 mila i giovani di 18-19 anni, coloro escono da scuole senza competenze, impreparati: “sono la metà della città di Ferrara – ha fatto notare Roberto Ricci, responsabile nazionale delle prove Invalsi – un terzo di Modena. La bocciatura non cambia le cose, è più funzionale all’organizzazione della scuola che alle competenze. I dati dicono che anche gli studenti che hanno avuto una bocciatura, continuano ad avere esiti sensibilmente più bassi di chi non è stato bocciato, dunque la bocciatura non è la soluzione. La sfida credo sia cercare risposte alternative, che sono già tutte nell’ordinamento vigente, non necessitano di particolari risorse le indicazioni nazionali. Il tempo che è trascorso – ha concluso il ricercatore – non lo recuperiamo con la bacchetta magica, ma usare questi dati può aiutare a prendere decisioni da calare nella realtà”. La Puglia, ha fatto notare, che per diversi anni è stata citata come esempio in controtendenza incoraggiante, rispetto al resto del sud, si è giocata con la pandemia quel guadagno che aveva accumulato: “questo ci deve dire quanto il miglioramento va coltivato con garbo e affetto, non va de plano, una volta raggiunto”.

Rapporto Invalsi 2021: la scuola elementare (senza DaD) non ha subito grandi scossoni

Il confronto degli esiti della scuola elementare del 2019 e del 2021 restituisce un quadro sostanzialmente stabile. La scuola primaria è riuscita quindi ad affrontare le difficoltà della pandemia garantendo risultati pressoché uguali a quelli riscontrati nel 2019, perché la DaD non l’ha praticata. I risultati della scuola primaria sono molto simili in tutte le regioni del Paese e difficilmente le differenze sono significative in senso statistico. Tuttavia – fanno notare i ricercatori – emergono già alcune indicazioni che possono lasciare intravedere aspetti problematici che nel ciclo secondario contribuiscono a determinare risultati molto diversi sul territorio nazionale e tra le scuole. I risultati medi di Italiano al termine della II elementare e della V elementare sono molto simili all’interno di ciascun grado scolastico in tutto il Paese e si riscontra un leggero incremento degli allievi che si trovano nei livelli più alti di risultato (livelli 4-5-6). Per Matematica, invece, si osserva un leggero calo del risultato medio complessivo rispetto al 2019 e una piccola riduzione del numero degli allievi che raggiungono risultati buoni o molto buoni (livelli 4-5-6).

“Dell’incremento della povertà educativa, non solo la scuola deve farsi carico – ha tuonato ancora la presidente dell’Invalsi Annamaria Ajello – la scuola, da sola, rischia di non farcela. Molti possono essere promossi ma poi non hanno acquisizioni salde: il problema è drammatico, bisogna puntare a competenze salde, non accontentarsi dell”infarinatura’ o di essere riusciti a non perdere l’anno. Tutto questo deve indurre a una riflessione attenta: la popolazione deve crescere sul piano culturale, le competenze base non possono bastare. La scuola deve insegnare il gusto di imparare, deve nutrire le conoscenze di chi è in crescita e va evitato il danno di motivazione. Altrimenti, abbandonando gli studenti fragili, questi sono destinati a divenire cittadini di Serie B”. “Bisogna porre la scuola al centro del Paese per uscire da questa fase nella maniera migliore. La scuola è la base di ogni possibile rilancio, non c’è sviluppo del Paese se non c’è il rilancio della scuola”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi alla presentazione del Rapporto Invalsi.

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