Scilla: 75 anni fa moriva il virologo Giuseppe Zagari

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Scilla: 75 anni fa moriva il virologo Giuseppe Zagari che lavorò ad importanti ricerche sperimentali per combattere alcuni casi di vaiolo a Napoli

Giuseppe Zagari nacque a Scilla da Giovanni e Giuseppina Arlotta il 23 Dicembre del 1863 e precisamente nell’antica casa di Chianalea, ora Villa Zagari. Nel 1887 si laureò in Medicina all’Università di Napoli. Da neo laureato pubblicò sul giornale internazionale delle scienze mediche il suo primo lavoro: “Esperienze sui microrganismi e nuovi mezzi di profilassi del Carbonchio”, opera notevole che mise in evidenza le grandi capacità di questo giovane medico. Iniziò una intensa attività scientifica grazie anche ad un momento storico favorevole creato dalle scoperte, in campo microbiologico, del chimico e microbiologo francese Louis Pasteur. Giuseppe Zagari dimostrò che nelle colture di alcuni batteri, si formavano sostanze che agiscono come “antisettici” su altri batteri, documentò e formulò in una serie di lavori l’uso dell’antibiotico come pratica medica, anticipando le ricerche di Walther Flemming. Tra il 1887 e il 1889 si occupò dello studio della trasmissione della rabbia per via dei nervi, in collaborazione con il dottor Alfonso Di Vestea. Il dottor Zagari usò nuovi metodi sperimentali che gli permisero di usare tecniche lavorative chiare e impeccabili, basate da protocolli sicuri e dalla organizzazione di gruppo. La programmazione, la collaborazione di carattere tecnico-scientifico insieme a dure e serrate critiche sui dati prima della loro veridicità, fu il sistema vincente per una moderna visione medica. Il giovane medico scillese Zagari divenne in breve tempo molto famoso in questo campo medico, tanto che lo stesso Pasteur lo promosse a luminare. Nel 1889 vinse una borsa di studi per il perfezionamento all’estero e si recò a Berlino. In Germania migliorò la sua preparazione con interessanti lavori di fisiopatologia respiratoria in laboratori, istituti e cliniche di grandissimo piano. Rientrato a Napoli, divenne assistente del dottor Arnaldo Cantani, quindi vice direttore del dottor Antonio Caldarelli. Nello stesso periodo conseguì la libera docenza in patologia medica e clinica propedeutica, e più tardi nel 1894 quella in Clinica Medica. Collaborò alla stesura del grande “Trattato italiano di patologia e terapia medica”, soprattutto nella parte che riguardava le malattie infettive e contagiose come il Carbonchio, la Rabbia, la Morva, l’Erisipela. Svolse interessanti ricerche sperimentali sui rapporti tra “alcalescenza del sangue” e il “sistema immunitario-ematologico”. Nel 1895 Giuseppe Zagari compì uno studio sulla “tossina ed antitossina difterica”, diventando il precursore dell’ impiego specifico del “siero di cavallo non immune nelle malattie infettive” e per primo propose di adottare metodi nuovi di Sieroterapia, con programmi di inoculazioni ripetute. Nel 1896 lavorò ad importanti ricerche sperimentali presso l’ospedale “Cotugno”, per combattere l’epidemia del vaiolo, scoppiata in alcune periferie di Napoli : l’esperimento risultò positivo iniettando il siero di uomini convalescenti dal vaiolo umano a conigli cavia e si esultò quando i piccoli animali furono salvati dalla malattia, così si curarono quelle persone con una nuova terapia medica. Nel 1897 pubblicò una dotta monografica sulla “Diagnosi dei tumori maligni della pleura e del polmone”, “Sulla genesi dell’acido urico e la gotta” e sul “Ricambio organico su una gotta durante e fuori l’accesso”. Il successo di tutti questi importanti lavori del giovane clinico Zagari culminarono, nel 1900, con la nomina di Direttore della Clinica Medica dell’Università di Perugia e in questo periodo si sposò con la Contessa Marianna Pucci Buoncampi, da cui ebbe tre figlie: Laura, Maria Cristina e Clara. Nel 1906 vinse il Concorso medico alla Clinica di Sassari. Nel 1911 fu nominato Direttore della Clinica Medica di Modena. Nel 1920 si trasferì a Napoli, con l’incaricò di professore del Policlinico, dove nel 1924 divenne Direttore succedendo al dottor Antonio Cardarelli. Giuseppe Zagari partecipò a congressi e conferenze, presiedendo a numerosi corsi di perfezionamento. Scrisse una monografia sulle “Malattie delle regione del diaframma” oltre a scoprire nel 1907 la “Xerostonia”, anche nota come la malattia della secchezza delle fauci. La Clinica Medica napoletana grazie alla sua opera fervida e appassionata, divenne un vivaio di giovani medici, ricercatori e studiosi, alcuni furono clinici di fama internazionale, come il professore Luigi Condorelli, che nutrì per il suo maestro una grande stima e una illimitata ammirazione. L’illustre Medico scillese tenne dottissimi discorsi nei seminari scientifici delle città di Perugia, Modena, Bologna e Napoli, proprio in quest’ultima fu socio della Reale Accademia per la sezione medico-chirurgica. Giuseppe Zagari ebbe numerosissimi incarichi: Direttore della sezione medica della “Rassegna internazionale di clinica e terapia”, Membro del Consiglio Superiore di sanità dal 1902 al 1910, Componente del Consiglio Sanitario Provinciale di Modena e di Napoli, Preside della Facoltà Medico Chirurgica di Modena, Affiliato del Consiglio nazionale delle Ricerche per il Comitato Nazionale della Medicina, Generale Medico presso il X° Corpo d’armata con funzioni ispettive e di consulenza negli ospedali militari dell’Emilia Romagna, Commendatore e grande ufficiale della Corona d’Italia e alla fine della sua carriera ebbe il titolo di Professore Emerito e gli fu concessa anche la “Stella D’Oro al merito della scuola. Nella vita dell’illustre clinico occupò un posto importante l’amore per il suo paese natale, Scilla, che riconoscente gli intitolò una via del Rione di Chianalea, la strada della sua proprietà. Giuseppe Zagari ritornava a Scilla con piacere nelle vacanze estive, pur non disdegnando in questi periodi di continuare l’attività di medico per dare diagnosi esatte e cure appropriate a tutti coloro che lo richiedevano. Trascorse l’ultimo periodo della sua nobile esistenza proprio a Scilla, suggellando il suo ritorno con la costruzione di un bellissimo villino proprio sulle rocce di Chianalea, dove era cresciuto. Dopo varie vicissitudini causate dall’ultima infelice guerra morì il 10 Giugno 1946.

Enrico Pescatore

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