La storia (poco fortunata) dell’Italia agli Europei: dalla monetina del 1968 alla beffa del 2000, più dolori che gioie per gli azzurri

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  • L'Italia agli Europei 1968
    Foto Ansa
  • L'Italia agli Europei del 1968
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  • La Nazionale italiana nel 1988
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  • Italia-Francia finale Europeo 2000
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  • Italia-Francia finale Europeo 2000
    Foto di Anja Niedringhaus / Ansa
  • Balotelli con l'Italia
    Foto di Radek Pietruszka / Ansa
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Tutta la storia dell’Italia agli Europei dalle prime edizione del 1960 all’ultima del 2016 con la selezione “operaia” di Antonio Conte

L’attesa per la Nazionale, nella cultura del nostro paese, è una delle più belle e dolci. Aspettare le partite dell’Italia nelle competizioni che contano è simbolo di cultura e tradizione, è uno dei segni che maggiormente uniscono l’intera nazione. Se i nostri nonni e i nostri padri storcono però il naso quando sentono parlare di Europei, e hanno invece gli occhi lucidi quando si citano i Mondiali, tranquilli, è normale. La storia della Nazionale italiana con la competizione continentale, infatti, è – per usare un eufemismo – poco fortunata. O, per essere precisi, non lo è quanto lo è stata quella internazionale, foriera di tanti successi, ben 4. Diciamo che, se può consolare, il cammino degli ultimi 20 anni, dal 2000 in poi, è stato sicuramente più rassicurante e incoraggiante di quanto non lo sia stato nei 30 precedenti, fatta salva una delle prime parentesi. Per essere più chiari, andiamo a ripercorrere la storia dell’Italia agli Europei tappa per tappa.

L’Italia agli Europei, le prime edizioni degli anni ’60 e la (finora unica) vittoria a Roma del 1968

L'Italia agli Europei 1968
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A dimostrazione di quanto difficile fosse il rapporto con questo torneo da parte degli Azzurri ci sono le prime due edizioni in assoluto, quella del ’60 e del ’64. L’Italia? Non c’è. Tanti sono ancora gli strascichi della strage di Superga e di una Nazionale da ricostruire dopo i grandi successi anteguerra, come confermato anche dai risultati poco felici dei Mondiali di quegli anni. La rinascita avviene, però, con la prima vera generazione importante di calciatori (dopo gli anni ’30), che aprirà un ciclo per gli Azzurri lungo circa 40 anni. E’ l’Italia dei Riva, dei Mazzola, dei Domenghini, degli Anastasi, dei Facchetti (e ce ne sono davvero tanti). E’ l’Italia che vince il suo primo (e finora unico) Europeo della sua storia, quello del 1968, anteprima del Mondiale di Messico ’70 in cui gli azzurri saranno costretti a cadere sotto i colpi di Pelé dopo la partita del secolo. Quel torneo vede ancora la partecipazione di poche squadre, ben 4, ma si svolge in casa, tra Roma, Firenze e Napoli. Rocambolesco, seppur breve, il cammino che conduce quella Nazionale alla vittoria. La semifinale contro l’URSS termina infatti 0-0 e per decretare la squadra vincitrice è necessario il sorteggio, tramite una monetina passata alla storia. Il primo “lancio” va a vuoto (finito su una fessura dello spogliatoio, affermò tempo dopo Facchetti), il secondo premia gli Azzurri, che in finale incontrano la Jugoslavia in un atto altrettanto tortuoso e infinito. Domenghini, infatti, solo all’80’ riesce a riprendere l’avversario per l’1-1 finale, anche dopo i tempi supplementari. Ma, in mancanza dei rigori (allora non erano ancora stati pensati), c’è bisogno del replay, che questa volta l’Italia non sbaglia: Riva e Domenghini firmano il successo davanti ad un Olimpico gremito e festoso.

L’Italia agli Europei, periodi di magra dal ’70 al 2000: trent’anni avari di successi e ricchi di delusioni

La Nazionale italiana nel 1988
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Forti periodi di magra, però, seguono a quel successo: tra anni ’70, ’80 e ’90, infatti, nonostante selezioni piene zeppe di campioni e di grandi C.T. – come dimostrano anche il successo dell’82 ai Mondiali e i risultati raggiunti tra ’70, ’90 e ’94 – si raccoglie ben poco. Molte delusioni, tante inaspettate, e poche gioie. Nel 1972 e nel 1976, l’Italia non si qualifica al torneo, ma le aspettative sono riposte nell’edizione dell’80, che dopo 12 anni torna a svolgersi in casa, per cui gli Azzurri sono qualificati di diritto. I gol segnati beffano Graziani e compagni, che terminano il proprio girone a 4 punti, a pari merito ma dietro il Belgio, che si aggiudica la finale. Quella 3°-4° posto, invece, segna la sconfitta azzurra ai rigori contro la Cecoslovacchia. Altro triste epilogo nell’84, con la selezione di Bearzot clamorosamente fuori dal torneo dopo il grande successo Mondiale dell’82, a cui segue l’assenza del 1992. Nel 1988, invece, la qualificazione arriva, ma la squadra di Vicini si ferma in semifinale contro l’URSS di Lobanovsky, che solo poche settimane prima aveva battuto 4-1 in amichevole. L’ultima partecipazione del vecchio millennio potrebbe essere quella del riscatto, con la Nazionale di Sacchi chiamata a vincere dopo la beffa di Pasadena di due anni prima. Ma proprio l’uomo simbolo, Roberto Baggio, non farà parte della spedizione del C.T., proprio per gli attriti tra i due. Risultati? Deludenti. I gol di Casiraghi non bastano: qualche scelta discutibile dell’allenatore, e il rigore sbagliato da Zola nella partita decisiva contro la Germania, significano infatti eliminazione ai gironi.

L’Italia agli Europei, la beffa del 2000: da Toldo eroe con l’Olanda a Trezeguet giustiziere al Golden Gol

Italia-Francia finale Europeo 2000
Foto di Anja Niedringhaus / Ansa

Seppur avara di successi, l’ultima parte di questo “percorso” è comunque migliore dal punto di vista dei risultati e delle emozioni. In 16 anni (dal 2000 al 2016) e cinque edizioni, l’Italia arriva due volte in finale e due volte ai quarti. L’Europeo del 2000 è sicuramente il più amaro della storia azzurra in questo torneo. La squadra di Zoff passa agilmente il girone con tre vittorie e supera senza problemi la Romania ai quarti. Contro l’Olanda succede poi quello che difficilmente si vede in un campo da calcio, complicato anche da raccontare. La squadra azzurra, sotto di un uomo per più di un tempo (espulso Zambrotta), gioca tutta la gara chiusa a riccio, difendendosi dalle scorribande orange, che hanno diverse occasioni per passare, tra cui due rigori: il primo lo sbaglia De Boer, che se lo fa parare da Toldo, il secondo Kluivert. Ma il portiere allora alla Fiorentina è l’eroe di giornata: diventa decisivo anche nella lotteria dagli undici metri, regalando all’Italia una finale che mancava da oltre 30 anni. Forse il karma, forse le strane leggi del calcio, però, confezionano a Totti e compagni una beffa bella e buona, servita come una delle più tremende. Il vantaggio di Del Vecchio contro la Francia, infatti, sembra indirizzare finalmente gli azzurri al successo, ma in pieno finale Wiltord trova il pari, a cui segue la rete decisiva di Trezeguet al Golden Gol.

L’Italia agli Europei: dallo sputo di Totti al biscotto tra Svezia e Danimarca, nel 2004 è un incubo

La rabbia verso Byron Moreno e i furti in Corea covano ancora forte nella Nazionale allenata da Trapattoni, che nel 2004 parte tra le favorite per la vittoria finale. Troppa rabbia, però, è quella che conserva Totti, che reagisce al gioco duro di Poulsen con uno sputo e finisce anzitempo la sua avventura. L’Italia si affida così a colui che allora era considerato il suo degno erede, Antonio Cassano. I suoi gol contro Svezia e Bulgaria, però, non bastano, perché si materializza quello che è passato alla storia come il famoso “biscotto” tra la Svezia (di un emergente Ibrahimovic, che aveva castigato l’Italia pochi giorni prima) e la Danimarca.

L’Italia agli Europei: nel 2008 non arriva il bis di due anni prima, gli Azzurri si inchinano alla Spagna dei fenomeni

Quattro anni dopo, ancora “ubriachi” del successo mondiale in Germania, gli azzurri si ritrovano a battagliare di nuovo con la Francia per guadagnarsi un posto ai quarti. Dopo la pesante debacle contro l’Olanda, e il pari sofferto contro la Romania, Pirlo e De Rossi regalano il successo alla formazione di Donadoni, che cade però la partita dopo ai quarti contro la futura campionessa, la Spagna, che vince ai rigori.

L’Italia agli Europei, il 2012: Super Mario lancia gli Azzurri in finale, ma c’è ancora la Spagna nel destino italiano

Balotelli con l'Italia
Foto di Radek Pietruszka / Ansa

Un’altra finale, 12 anni dopo, la Nazionale la guadagna dopo un cammino importante ma sofferto, pagato proprio all’ultimo atto. Il successo contro l’Irlanda, dopo i pari con Spagna e Croazia, vale il passaggio ai quarti per la selezione di Prandelli. Il cammino verso la partita conclusiva è meno complicato del previsto, nonostante il valore delle avversarie. Ai quarti, infatti, l’Italia domina l’Inghilterra, ma ha la meglio solo ai rigori, in cui Pirlo “distrugge” Hart con il cucchiaio. La semifinale, invece, è la partita di Balotelli, eroe per una notte contro la Germania, che quando vede azzurro sa già come andrà a finire. Supermario stende i crucchi e gli Azzurri volano in finale. Come detto sopra, però, Buffon e compagni pagano lo scotto di un grande percorso e, anche a causa di una Spagna fortissima, soccombono per 4-0 nell’atto conclusivo.

L’Italia agli Europei, il 2016: la Nazionale “operaia” di Conte e la BBBC, ma Pellé e Zaza…

L’ultimo atto dell’Italia all’Europeo è più che sorprendente. La selezione in mano ad Antonio Conte, infatti, non è sicuramente la più forte di sempre, sicuramente non la più forte degli ultimi 40 anni. L’ex Juve, però, si affida al punto forte della rosa: la BBBC, la granitica difesa della Juventus che stava facendo le fortune di Massimiliano Allegri. Solidità, intensità e organizzazione sono alla base dei successi contro Belgio e Svezia nel girone e contro la Spagna ai quarti. L’Italia si riscopre “operaia” e impara a conoscere Eder, Zaza e Pellé, che “tradiranno” tuttavia il C.T. nella lotteria dei rigori finale ai quarti contro la Germania, il quale ha la sua rivincita – in seguito all’1-1 dopo i tempi supplementari – dopo anni di sconfitte.

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