Salernitana, dai palloni in campo alla Serie A. E ripensando all’esordio contro la Reggina…

StrettoWeb

Otto mesi che sembrano un secolo: dalla protesta alla grande festa, i tifosi della Salernitana esultano. E ripensando all’esordio dei granata a settembre contro la Reggina…

“Reggina, quanto è strano il calcio: la Salernitana è capolista, eppure alla prima…”. Così titolavo su StrettoWeb lo scorso 30 novembre. Erano passate 9 giornate di Serie B e gli umori di granata e amaranto erano totalmente opposti. La squadra di Castori viaggiava a gonfie vele in vetta alla classifica, quella di Toscano raccoglieva i cocci dell’ennesima sconfitta a Monza, che iniziava a preoccupare per tanti motivi.

Inutile e scontato mandare avanti il nastro ad oggi, guardando ai risultati ottenuti: “Anche questa riflessione lascia il tempo che trova – scrivevo ancora in quell’articolo – considerando le partenze sprint della Salernitana negli ultimi anni e considerando la possibile reazione della Reggina a questo momento di difficoltà”. Sulla seconda, per fortuna, ci ho azzeccato. Sulla prima – ma anche qui per fortuna, considerando il bel rapporto tra le due piazze – non proprio. Non era solo una partenza sprint, quella dei campani, ma un vero e proprio percorso costante e lineare, che ha portato la calorosa piazza di Salerno a festeggiare ieri la Serie A dopo il tris a Pescara. Però, come direbbe la nostra cara nonna Maria “non c’intra questo”.

salernitana palloni in campoEbbene sì, “non c’intra questo”. Non c’entra proprio niente se torniamo a quel (lontano? A questo punto sì, lontano) settembre 2020. L’euforica Reggina, dopo il ritorno in B e il mercato scoppiettante, gioca la sua prima all’Arechi, in casa di una Salernitana “sola”. E non solo perché i tifosi non possono entrare allo stadio, ma perché non ci sono proprio. Assenti, quasi disinteressati. Qualcuno, sui social, si lascia andare anche a commenti troppo forti contro la mancata voglia di vivere la gara, esultare e vedere la propria squadra vincere. Il motivo? Quello che attanaglia la tifoseria sin dall’arrivo di Claudio Lotito come presidente. “Non può avere due squadre”, “Rovina la passione per il calcio”, “Siamo la succursale della Lazio” e robe del genere. Ma la protesta in rete si trasforma in protesta reale, con il lancio dei palloni sul terreno di gioco per l’amichevole contro la Virtus Francavilla.

Una situazione surreale, per certi versi clamorosa se proiettata ad oggi. Ma Castori ha dimostrato ancora una volta la sua concretezza e il suo pragmatismo volti alla conquista del risultato sulla base della solidità difensiva, della fisicità, del cinismo e della grande capacità di trasformare gli episodi in oro, smentendo ancora una volta chi pensa che per vincere serva esclusivamente spendere tanto.

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