Ponte sullo Stretto di Messina, arriva la relazione della Commissione: la solita certezza e un nuovo dubbio, ma adesso Sicilia e Calabria possono sperare

StrettoWeb

La relazione sarà necessario sottoposta al giudizio del Parlamento, dove attualmente l’asse pro-ponte sembra maggioritario: oltre il centrodestra, anche il Pd si è espresso a favore del Ponte sullo Stretto negli ultimi giorni

Dagli antichi Romani a Mario Draghi, la storia del Ponte sullo Stretto di Messina è già ricca di aneddoti e retroscena anche se in realtà ancora non esiste. Una leggenda narra che, sconfitti i cartaginesi in Sicilia, fosse stato costruito un ponte galleggiante e venne lasciato lì, tra Scilla e Cariddi, capace di resistere per diversi mesi alle intemperie e di consentire agli abitanti delle due sponde dello Stretto di entrare in contatto in modo molto facile, semplice e veloce. Di tempo ne è passato, di studi ne sono stati fatti a bizzeffe, di progetti anche, ma uno soltanto è quello definitivo, approvato, sotto ogni punti di vista: il ponte a campata unica. Altre soluzioni non esistono (ce lo ha spiegato il Prof. Enzo Siviero), o perlomeno potrebbero esistere qualora si decidesse di fermare tutto e ricominciare da zero con gli studi di fattibilità. Ad esempio l’ipotesi del Tunnel avanzata dal Governo del Premier Giuseppe Conte, per quanto bella e suggestiva, significherebbe tornare indietro di almeno dieci anni. A tale scopo l’ex Ministro Paola De Micheli ha istituito una commissione di tecnici per valutare ogni aspetto della vicenda e finalmente, con circa cinque mesi di ritardo, la relazione è arrivata. “L’ok del ministero rilancia il Ponte sullo Stretto a una o a tre campate: “utile realizzarlo. No invece al tunnel”. L’ultima parola al Parlamento ma mancano i tempi per i soldi del Recovery Plan”, titola oggi il quotidiano La Repubblica.

ponte sullo stretto
Foto e simulazione del Ponte – Luciano De Simone

Ad intervenire subito il Ministro alle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini che chiede di non fare dibattito ideologico sull’infrastruttura: “il mio invito è quello di leggere bene la relazione, frutto del lavoro di mesi da parte di una commissione di esperti di primo piano che hanno messo insieme evidenze importanti sugli aspetti trasportistici, vulcanologici, economici e così via. Il dibattito va sviluppato sulla base di questi contenuti che sono molto ricchi e poi se ne farà la dovuta sintesi. La mancata inclusione dell’opera nel Pnrr dipende dal fatto che i tempi a disposizione per realizzarla, entro cioè il 2026, sono troppo brevi. Questo non vuol dire che, se si decidesse di procedere, non si possano usare altri fondi”. A primo impatto è evidente che la soluzione del ponte a tre campate viene messa sul piatto per togliersi ogni responsabilità, visto che se si optasse per questa scelta ci sarebbero diversi importanti inconvenienti da dover considerare: vi è una palese incertezza sui costi effettivi e sulla realizzabilità per le problematiche delle fondazioni e delle pile in mare; il Ponte a campata unica invece è in uno stato di elaborazione più avanzato ed è stato portato avanti dalla società Stretto di Messina, in liquidazione dal 2013, che aveva individuato come general contractor il consorzio Eurolink capeggiato da Impregilo (oggi WeBuild), e con la quale esiste un contenzioso di 700 milioni di euro. Si butterebbero nel cestino inoltre mezzo secolo di studi e ricerche con relativi costi a perdere per lo Stato italiano che richiamerebbero l’attenzione della Corte dei Conti.

Un elemento però potrebbe schierarsi finalmente a favore dei siciliani: nel documento della Commissione coordinata da Giuseppe Catalano, direttore dell’unità di missione del ministero, si sottolinea che un collegamento stabile sarebbe un elemento di completamento della rete nazionale dell’Alta Velocità, altrimenti destinata ad interrompersi a Reggio Calabria, e consentirebbe una riduzione del 30% dei tempi di viaggio. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi non ha espresso contrarietà nei riguardi dell’infrastruttura, ma sarà necessario sottoporre la relazione al giudizio del Parlamento, dove attualmente l’asse pro-ponte sembra maggioritario. Oltre il centrodestra infatti, anche il Pd si è espresso a favore, isolando quindi il Movimento 5 Stelle. Non c’è alcun dubbio che il Ponte sullo Stretto è un’opera prioritaria, non solo per Italia ma anche per l’Unione Europea: fa parte del “Corridoio 1” Helsinki-Palermo e alla stessa stregua di come si sta costruendo il “corridoio 5” Lisbona-Kiev, che passa dalle città di Torino, Milano, Brescia, Verona, Vicenza, Padova e Trieste, il “corridoio 1” deve essere completato. Il corridoio 5 è in fase di costruzione tra Brescia e Verona, mentre tra Milano e Brescia i treni già sfrecciano alla velocità di 300 km/h, e non esistita alcuna opposizione ideologica, partitica, ambientalistica. Il Ponte Ulisse, così ribattezzato nel protocollo d’intesa firmato dai presidente Nello Musumeci e Nino Spirlì, come l’Alta Velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, è un’opera che deve essere fatte senza se e senza ma. Chi parla di difficoltà tecniche nella realizzazione del Piano a campata unica, chi propone progetti alternativi non sostenuti da evidenze scientifiche e tecniche sta provando soltanto a perdere tempo. E Calabria e Sicilia non ne hanno bisogno perché gli effetti economici della pandemia ancora non sono evidenti ma, senza un intervento così deciso e imperiale, tra qualche anno potrebbero essere disastrosi e il Governo italiano non può girarsi per l’ennesima volta dall’altra parte e lasciare nell’arretratezza e nell’abbandono due intere Regioni.

Condividi