Reggio Calabria, riqualificazione di Piazza De Nava. Un gruppo di associazioni: “contrari al progetto, disponibili a prendere parte alla seduta aperta del consiglio comunale”

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Reggio Calabria, riqualificazione di Piazza De Nava. SoroptimistClub, Fondazione Mediterranea, 50&più, Associazione di imprese centro commerciale naturale Piazza De Nava, Amici del Museo Archeologico Nazionale: “contrari al progetto, disponibili a prendere parte alla seduta aperta del consiglio comunale”

Le Associazioni “SoroptimistClub RC”, “Fondazione Mediterranea”, “50&più”, “Associazione di imprese centro commerciale naturale Piazza De Nava”, “Amici del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria”, confermano: “la loro opposizione alla realizzazione del Progetto “Restauro e riqualificazione di piazza Giuseppe de Nava”, predisposto dalla Soprintendenza ABAP di Reggio Calabria, ringraziano la senatrice Margherita Corrado, prima firmataria, e i suoi colleghi senatori Angrisani, Granato e Lannutti, cofirmatari, per la disponibilità dimostrata nel presentare al Ministro MIBAC on. Dario Franceschini, l’interpellanza, con richiesta di risposta orale, riguardante il progetto in questione, che qui di seguito si riporta; dichiarano fin da adesso la propria disponibilità a prendere parte alla seduta aperta del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, Luogomassimo della Democrazia Municipale, sullo stesso argomento; rinnovano alla Soprintendenza ABAP di Reggio Calabria la richiesta di partecipazione ad una Conferenza dei Servizi pubblica, sempre sul medesimo progetto”.

Interpellanza completa:

“Al Ministro della Cultura.

Premesso che:

la storia più recente di Reggio Calabria, quella dell’ultimo secolo, segnata dalla ricostruzione seguita al terremoto del 1908, trova nella piazza dedicata al reggino Giuseppe De Nava il luogo simbolico del suo sviluppo architettonico e l’elemento di cerniera con i quartieri di nuova edificazione a nord del vecchio nucleo urbano;

l’attuale sistemazione della piazza è stata realizzata, su disegno dell’architetto palermitano Camillo Autore, in coincidenza con l’avvento della tipica architettura “razionalista”, riconducibile cioè a uno dei movimenti architettonici più significativi della cultura italiana del ‘900, caratterizzata da un richiamo di classica monumentalità. La piazza è “connotata”, quindi, da quel preciso stile, sia nell’impianto sia nei caratteri formali;

tali elementi si trovano rappresentati anche in altre architetture del centro storico cittadino, come piazza del Popolo, la Casa del mutilato di guerra e soprattutto il museo archeologico nazionale, progettato dal più importante architetto dell’epoca, Marcello Piacentini, prospiciente la stessa piazza De Nava, e, sul lato opposto, l’edificio di civile abitazione progettato ancora da Camillo Autore;

si devono all’architetto Autore anche il tempio della Vittoria, la fontana “La Luminosa”, il monumento a Vittorio Emanuele III, il complesso della stazione centrale, nonché numerosi altri edifici: tutti progetti e realizzazioni di alcuni dei maggiori architetti dell’epoca, chiamati a cimentarsi in quell’imponente opera di rinascita di Reggio di cui De Nava fu l’epigono;

il valore identitario della piazza fu confermato nel 1936, quando si decise di erigervi il solenne gruppo marmoreo che la città, con pubblica sottoscrizione, volle innalzare in memoria dell’artefice di quella risurrezione: Giuseppe de Nava, l’uomo politico reggino che, nella veste di Ministro delle finanze e poi dei lavori pubblici, consentì in maniera determinante che Reggio ritornasse ad essere una grande città. Lo testimonia inequivocabilmente l’artistico bassorilievo che orna il monumento, opera dello scultore Francesco Ierace;

considerato che, per quanto risulta:

piazza De Nava conserva tuttora, per i reggini, la precisa identità storica descritta e un profondo significato sociale, ragione della viva polemica innescata dall’intervento in atto. Con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali n. 429 del 29 settembre 2017 venivano infatti finanziati il progetto e l’esecuzione dei lavori di “restauro e riqualificazione per l’integrazione tra il Museo archeologico nazionale ed il contesto urbano di Reggio Calabria”, finanziati per un importo di 5.000.000 euro con fondi rinvenienti della programmazione 2007-2013;

il 31 gennaio 2019 il Ministero e Invitalia sottoscrivevano il disciplinare operativo. Nel luglio 2019, la seconda pubblicava, per il segretariato regionale per la Calabria del Ministero, il bando di appalto per l’affidamento dei servizi tecnici; alla gara, condotta attraverso una procedura aperta, partecipavano 11 gruppi di progettazione. In data 7 novembre 2019 Invitalia proponeva l’aggiudicazione al raggruppamento temporaneo di progettisti che aveva offerto un ribasso del 55 per cento oltre IVA, al quale il segretariato ha affidato in effetti i servizi di progettazione l’11 giugno 2020;

il progetto, però, interviene modificando lo stato attuale della piazza con una trasformazione che, secondo una parte della cittadinanza, ne annulla l’identità per farne qualcosa di diverso, con l’intenzione dichiarata di utilizzarla anche per tenervi “esposizioni, fiere, mercati”. Nella relazione che accompagna il progetto si legge anche di una “nuova piazza de Nava, sulla quale saranno realizzati, al posto del leggero declivio che la caratterizza, dei ‘terrazzamenti’ e delle ‘gradonate'”. Si procederà, si legge fra l’altro (p. 73): “alla demolizione delle sue parti architettoniche ritenute obsolete e ormai incongrue, quale la balaustra perimetrale” e il monumento a Giuseppe De Nava, oggi al centro della scenografia complessiva, risulterà eccentrico nella nuova situazione;

sono state molte, a Reggio, le reazioni negative al progetto e numerose le associazioni culturali che hanno dichiarato la loro assoluta contrarietà alla sua realizzazione. Si teme, infatti, che sia cancellata una parte significativa della storia urbanistica e sociale della città; ci si interroga, inoltre, sulla legittimità oltre che sull’opportunità dell’iniziativa. Per le caratteristiche illustrate, piazza De Nava è infatti percepita dai reggini non solo come un bene culturale ma dalla duplice valenza, materiale e immateriale, che sommate la rendono doppiamente “preziosa” ai loro occhi;

che essa rientri nella casistica prevista dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, codice dei beni culturali e del paesaggio, è indubbio, e alla sua tutela è preposta proprio la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio territorialmente competente cui si deve il contestato progetto. Del resto, in un’ordinanza del 29 marzo 2007, l’allora Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio della Calabria, pronunciandosi su un’ipotesi di risistemazione della piazza presentata dall’amministrazione comunale di allora, a giusta ragione asseriva essere “proibiti tassativamente interventi che snaturino l’identità ed il valore della piazza”;

parte degli abitanti vi riconoscono un luogo simbolo dell’eccezionale volontà di ripresa che la comunità dimostrò dopo il distruttivo terremoto del 1908, un luogo dove fare e che fa esso stesso memoria della storia civile di Reggio, oltre che scenario della vita dei singoli nella veste di semplici cittadini. Sfuggono loro, in questa luce, le ragioni, la necessità di cancellarne i tratti distintivi consolidati in nome di una presunta obsolescenza che essi hanno cara, invece, come le rughe di un viso amato e vorrebbero trasmettere inalterata alle generazioni future;

soprattutto, lamentano che il progetto, pur introducendo importanti modifiche, non ultima un’organizzazione della circolazione veicolare in tutta la zona nord del centro storico, non sia stato in alcun momento portato ufficialmente a conoscenza della cittadinanza per darle, eventualmente, la possibilità di esprimersi al riguardo e convenire o meno sull’opportunità dell’iniziativa, avendo comunque cura di non perdere un euro dell’importante finanziamento,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto sopra e se non ritenga di farsi paladino, mediando con la Soprintendenza competente, della genuina aspirazione dei cittadini di Reggio Calabria a partecipare e co-progettare quando s’intervenga su testimonianze architettoniche poco meno che centenarie e di pregio culturale modesto in termini assoluti ma che, in una città trimillenaria eppure violentemente stravolta nell’impianto e defraudata di quasi tutto il suo patrimonio architettonico nel 1908, assumono un carattere identitario più intenso che altrove, meritando rispetto e tutela nella stessa misura che i cittadini attribuiscono loro”.

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