Reggio Calabria: il resoconto sul 6° incontro sul periodo napoleonico [VIDEO]

StrettoWeb

Reggio Calabria: venerdì 28 maggio la sesta giornata di studi sul bicentenario napoleonico, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” ed il Centro studi “Gioacchino e Napoleone”

Venerdì 28 maggio il Circolo Culturale “L’Agorà” ed il Centro studi “Gioacchino e Napoleone”, organizzeranno la sesta giornata di studi sul bicentenario napoleonico, inserita nel contesto della XVIII edizione del “5 maggio”. Il palinsesto allestito dalle due co-associazioni reggine è stato caratterizzato da argomenti alquanto eterogenei sulla figura e sul periodo storico di Napoleone Bonaparte. Si alterneranno nella nuova full immersion diverse esperienze su tale argomento con analisi che riguarderanno diversi ambiti disciplinari. Questi i temi che saranno oggetto di analisi nel corso del nuovo appuntamento: si inizierà con “La Famiglia Bonaparte e la Calabria” a cura di Gianni Aiello presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” e del Centro studi “Gioacchino e Napoleone”. Si tratta di alcune riproposte, con alcune novità su argomenti trattati dallo stesso relatore, come ad esempio l’entrata di Giuseppe Bonaparte nella provincia reggina” Il 3 gennaio 1806 Napoleone nomina il fratello Giuseppe suo luogotenente e comandante supremo dell’esercito del Regno di Napoli. Il 14 febbraio del 1806 l’esercito francese, guidato dal maresciallo Massena entra in Napoli ed il 15 febbraio Giuseppe Bonaparte fa il suo ingresso nella capitale del Regno. In Calabria, diecimila Francesi, comandati dal generale Reynier, dopo aver surclassato a Campestrino i borbonici si ripetono in un’altra vittoriosa battaglia in quel di Lagonegro, il 6 marzo, sulle milizie guidate dal colonnello Sciarpa. A Campotenese, il 9 maggio, in uno scenario meteorologico alquanto inconsueto sconfiggono durante una bufera di neve i 14.000 napoletani, rimasti fedeli al generale Damas ed ai principi reali Francesco e Leopoldo. DOPO circa un mese si pone fine anche alla campagna di Calabria. L’entrata sul territorio calabrese da parte del fratello maggiore dell’Imperatore Napoleone è salutata ovunque con grande esultanza ed a tal proposito si ricorda l’entrata nella città di Cosenza. Il 17 aprile il Principe Giuseppe parte da Palmi in mattinata salutato dall’entusiasmo della popolazione, del clero e dalle autorità locali e mentre si trova a Bagnara, viene raggiunto da un corriere che gli consegna un decreto imperiale (promulgato a Parigi il 30 marzo) che lo proclama Re di Napoli. Giunto a Scilla, dove sosta per alcune ore, visita la Chiesa maggiore, dove viene officiata una messa in suo onore, poi visita il castello ed alcune postazioni militari, in serata parte alla volta di Reggio, dove, dopo la tappa di Gallico, giunge nel pomeriggio del giorno successivo. L’intera città è addobbata a festa con le finestre dei palazzi adornate da fiori ed arazzi: “S.M. è stata condotta alla Chiesa Metropolitana e quindi al Palazzo, dove è stato servito dalla guardia nobile a piedi unitasi alla guardia a cavallo, e da dodici paggi delle più insigni famiglie, leggiadramente vestiti . S.M. ha dato udienza a differenti Magistrati, ed ai principali abitanti del paese egualmente che alle molte deputazioni delle altre Città, e villaggi. La sera vi è stata grandissima illuminazione, fuochi d’artifizio, e serenate date fino a notte avanzata sopra un palco espressamente costruito in faccia al Palazzo …”. Il 20 aprile parte dalla Città dello Stretto per dirigersi successivamente nella fascia jonica reggina , visitando i centri di Brancaleone (20 aprile), Monasterace (22 aprile), il 25 aprile la popolazione di Mammola accolse Giuseppe Bonaparte e durante il suo passaggio gli abitanti indossavano sul capo delle corone di spine e si battevano il petto con pietre rotonde: questo è un dato storico-antropologico importante, in quanto gli ultimi dati cronologici relativi all’esistenza di confraternite dei “battentes” o “fustigantes” nella provincia reggina se ne hanno soltanto qualche secolo prima.
Per quanto evidenziato si rimanda alla lettura de “La pietà popolare in Calabria” di M. Pretto che parla dell’esistenza presso la Chiesa di S.Gregorio di Gerace, ed anche di altre confraternite di battenti presso Roccella Jonica.

Il 28 aprile Giuseppe Bonaparte visitò Gerace ed ebbe un incontro con l’Arciprete della diocesi. Il 23 maggio 1806 si ebbe a celebrare una messa nella Chiesa del Santissimo Rosario di Ortì Superiore ed officiata dal curato del paese Sebastiano Roscitano “… nel giorno di Sabato Santi si fece la pubblica preghiera nominatam: a favore dell’Augustissimo Imperatore di Francia , che Dio sempre lo feliciti per il bene universale…”. Nella parte finale dell’intervento di Gianni Aiello saranno inseriti alcuni dei tanti reportages del periodo, da parte di addetti all’informazione al seguito dell’esercito napoleonico presente in Calabria, come ad esempio quella del comandante d’artiglieria Paul Louis Courier e di Lubin Griois, colonnello d’artiglieria. A seguire il tema “Napoleone ed il giansenismo” a cura della ricercatrice Elena Pierotti che pone il quesito sul fatto se vi è la certezza o meno che Napoleone Bonaparte e la sua famiglia non fossero votati a idealità cristiane, ed a legami con quella parte degli ambienti Vaticani notoriamente legato al Riformismo d’oltralpe? A Parigi abbiamo una importante chiesa, Saint Jacques du Haut Pas; dedicata ad un Ordine equestre toscano, il cavalierato del Tau di Altopascio. Il nome della chiesa deriva proprio dalla parola Altopascio. La chiesa ha al suo interno le spoglie mortali del principale collaboratore di Giansenio. Questa chiesa non è mai stata violata, né dai rivoluzionari del 1789, né da Napoleone Bonaparte. Perché? A Bologna nel XVIII secolo c’è stato un papa lungimirante, papa Lambertini, alias Benedetto XIV. Era legato allo storico Ludovico Antonio Muratori di Modena, a sua volta particolarmente vicino ai Chierici Regolari della Madre di Dio di Lucca. Sono questi personaggi Agostiniani, non lontani dalle posizioni gianseniste che dal Cinquecento in poi ebbero particolare diffusione in Francia ma anche in Italia. I Bonaparte ebbero contatti e comunione con tali ambienti. Ce lo conferma Pasquale Paoli, il Corso rivoluzionario cui la famiglia Bonaparte fu per un certo periodo legata, che sul finire del XVIII scrisse una lettera a Lucca a Padre Ghelsucci dei Chierici Regolari con tematiche politiche, rivelando e condividendo il decesso di un generale Corso suo amico ben conosciuto da Padre Ghelsucci. Uno storico lucchese vissuto nel XIX secolo, Salvatore Bongi, pubblicò una Storia di Lucca in cui sostenne che esisteva un carteggio tra Napoleone e la sorella Elisa, sovrana in Lucca nel periodo napoleonico, di scontro proprio sull’Ordine dei Chierici Regolari lucchese che non fu violato fino al 1810. Pare che Elisa fosse propensa a mantenere i Chierici al loro posto e che Napoleone non fosse d’accordo. Sulle prime ho creduto a questa versione del Bongi. Poi mi sono detta: è una pantomima. La sorella dell’Imperatore non avrebbe mai potuto e/o voluto contrapporsi ad un fratello che su certi temi aveva l’ultima parola. Se l’Ordine visse fino al 1810 ciò fu senza dubbio voluto dallo stesso Imperatore. Una pantomima del XIX secolo, il secolo del Bongi, cesorio col XVIII secolo quando la fluidità tra mondo protestante e mondo cattolico fu più intensa. Per giustificare e, perché no, dare il tempo necessario ai Chierici Regolari di sistemare il loro patrimonio librario, culturale, valoriale ed economico in salvo, fuori dai circuiti ufficiali. Maggiore sintonia che non con altre frange della Chiesa? Può trattarsi di illazione, ma non credo. Elisa mise “in salvo” anche un importante altare lucchese presente nella chiesa del Suffragio in piazza del Suffragio, inserendolo nel Duomo di Ajaccio dove tutt’ora si trova. Non tanto per scopi predatori ma per il profondo significato religioso e simbolico del luogo, ambiente non lontano da una visione giansenista e riformata. Vicino alla piazza, adiacente ad essa, c’è la vecchia magione lucchese dell’ordine del Tau. Le mappature cittadine possono essere uno strumento importante per comprendere dinamiche storiche.

Il protagonista ella mia tesi, Padre Gioacchino Prosperi, prima gesuita e poi francescano, legato intimamente alla famiglia Bonaparte, era un fra’ massone (c’è un documento all’Archivio di Stato) e una dimora di famiglia è adiacente proprio a piazza del Suffragio. Fu sempre un sacerdote, fino alla sua morte avvenuta nel 1873. Si scrive nel documento menzionato: “I padri muratori furono i testimoni degli ultimi gemiti dell’Aquila Imperiale”. Quale filo conduttore? Se gli Ordini cavallereschi ( il Tau è stato in vita fino al Cinquecento) contenevano i principi agostiniani nella loro essenza, nella loro stessa Regola, i Giansenisti incarnarono gli stessi principi ma con sistemi regolatori diversi. Padre Prosperi non è solo un padre muratore bonapartista, è anche un Arcade ( tra gli Arcadi di Roma Epidauro Alseideo). Dunque Arcadia, Muratoria, eredi del mondo cavalleresco cui la famiglia nobile di padre Prosperi apparteneva; analoga angolazione e provenienza della famiglia Bonaparte. Lo zio di Napoleone, il cardinale Fresh, fratello della madre Letizia Ramolino, fu con tutta probabilità, al di là dei contrasti col nipote Imperatore, in contatto con gli ambienti Vaticani che avevano maggiore sintonia con queste posizioni. Nel 2020 in Ajaccio, proprio in palazzo Fresh, è stato ritrovato un “Principia” di Newton originario dentro la biblioteca del palazzo. Il Mediterraneo dei Lumi non era così distante da una visione statuale come quella descritta, vicina alle posizioni gianseniste. Padre Prosperi ed i suoi accoliti bonapartisti e rosminiani furono quasi sempre pubblicamente tacciati di giansenismo. . Altro intervento sarà quello di Tonino De Pace, critico cinematografico e presidente del Circolo del cinema “Zavattini” sul tema “Napoleone, il film mai realizzato da Stanley Kubrick”. Il genio di Stanley Kubrick è universalmente riconosciuto, così come riconosciute sono state le sue maniacali disposizioni sui set dei suoi film, la sua attenzione ai dettagli e la sua capacità di fare diventare ogni suo film una specie di summa dei generi. È con queste credenziali che Kubrick ha fatto ingresso in quell’Olimpo del cinema, restando uno dei più grandi registi della storia della settima arte ed è per queste stesse ragioni, che così come diventa interessante approfondire i temi e le pieghe segrete dei film che è riuscito a girare nella sua vita, non molti in verità – ma d’altra parte anche la sua vita non è stata lunghissima – così diventa anche molto importante indagare sui film che aveva in programma di girare e non ha potuto realizzare. Si tratta di “Napoleon”, un film che per una serie di circostanze non venne mai girato, ma che rappresenta un’idea progettuale che Stanley Kubrick coltivò per trent’anni. Un arco di tempo durante il quale il regista ebbe ad approfondire le sue conoscenze a riguardo la figura di Napoleone Bonaparte, studiando le uniformi, la tipologia delle armi, l’arte militare del grande Corso, supportato da un cast di esperti su tale argomento. La nuova l’opera kubrickiana avrebbe avuto una durata di circa di tre ore di visione, con una narrativa inerente l’intero percorso di Napoleone Bonaparte iniziando dalla sua infanzia, la scuola militare, analizzando le varie fasi sociali e politiche del suo tempo, alle prime vittorie, alla sua carriera militare e politica. Il colossal dedicato a Napoleone sicuramente sarebbe stato un film decisivo sulla vita del condottiero e un altro tassello di quella brillante e divorante carriera per il regista americano. Una premessa diventa quasi istintiva valutazione di un atto artistico mai realizzato. Le figure di Napoleone e Kubrick per il gigantismo che le caratterizza sembrano diventare quasi sovrapponibili, tanto il regista ha saputo trasformare la sua vena artistica in sfida continua e mai interrotta, sapendo guardare, come l’imperatore francese, molto al di là del suo presente e riuscendo a trasformare la sua stessa vita in una incessante ricerca di una perfezione che appartiene ai grandi, compreso Napoleone.

D’altra parte, un film sull’imperatore francese avrebbe avuto come contenuti i temi che costantemente hanno fatto parte della filmografia del regista, tra cui l’ossessione per il potere e la dominazione psicologica dell’uomo sui suoi simili. Napoleone offriva uno spettro ampio di prospettive in questo senso e pertanto costituiva un soggetto pienamente kubrickiano anche per queste ragioni. È stato proprio lo stesso Kubrick a raccontare il senso e i contenuti che avrebbe dovuto avere il progetto: Trovo anche che tutti i temi che lo riguardano siano stranamente contemporanei – la responsabilità e gli abusi del potere, le dinamiche della rivoluzione sociale, il rapporto dell’individuo con lo Stato, la guerra, il militarismo eccetera – per cui tutto questo non sarà soltanto una polverosa parata storica ma un film sulle questioni base del nostro tempo, oltre che di quello di Napoleone. Ma anche prescindendo da questi aspetti della storia, il semplice dramma e la forza della vita di Napoleone sono un soggetto fantastico per una biografia cinematografica. Il film avrebbe dovuto essere prodotto dalla Metro Goldwyn Meyer che poi si ritirò dal progetto. Un progetto ambizioso come era nelle corde artistiche del regista. Il film avrebbe dovuto guardare al genio militare di Napoleone, ma naturalmente inserito nel grande scenario storico degli anni durante i quali l’espansione francese assorbiva i territori d’Europa. Possiamo solo immaginare cosa sarebbe stato questo grandissimo personaggio nella progettualità kubrickiana. Stanley Kubrick era un accumulatore di notizie e infatti possedeva un immenso archivio in cui catalogava ogni cosa, ogni documento, ogni immagine che potesse essergli utile in futuro. Questo archivio oggi è stato donato dalla famiglia all’University of the Arts London. Per chi volesse approfondire il tema e rendersi conto della vastità dell’archivio – composto da oltre mille scatoloni in cui molti materiali erano stati solo raccolti alla rinfusa e messi in ordine dopo la sua morte grazie all’aiuto di archivista inviati dal Deutsches Film museum e dal Deutsches Architektur Museum di Francoforte – potrà guardare il film Stanley Kubrick’s boxes visibile su Youtube. È ovviamente sulla scorta di queste premesse fatte di studio e approfondimento dei dati storici e personali che Kubrick si sarebbe avvicinato all’ingombrante personaggio di Napoleone Bonaparte. D’altra parte il film sarebbe nato solo grazie al fascino che indubbiamente il personaggio emanava ed emana ancora oggi, un fascino che esercitava anche su Kubrick. A questo proposito il regista ebbe a dire: Napoleone mi affascina. La sua vita è stata descritta come un poema epico d’azione. La sua vita sessuale è degna di Arthur Schnitzler. Fu uno di quei rari uomini che muovono la Storia e foggiano il destino dei loro tempi e delle generazioni a venire – in senso stretto, il nostro mondo è il risultato dell’epica di Napoleone, così come la mappa politica e geografica dell’Europa postbellica è il risultato della Seconda Guerra Mondiale. È proprio in quell’atteggiarsi enfatico del personaggio che Kubrick trovava le maggiori preoccupazioni in relazione al proprio lavoro di regia, come sottolinea il critico e storico Michel Clement, l’errore cioè di cadere, artisticamente, negli stessi errori strategici nei quali era caduto Napoleone, restare sopraffatto dalle emozioni, per lui personaggio ed autore estremamente razionale. La sceneggiatura del film, in effetti, era già stata largamente approntata nel 1969, l’anno successivo dell’uscita di 2001 Odissea nello spazio. Uno script che, come si può immaginare, era scaturito da una febbrile e inesausta consultazione di centinaia di testi messi a confronto, e nella quale, la maniacalità perfezionista del regista non aveva trascurato neppure i bollettini meteorologici dell’epoca per ricostruire i fatti nel loro divenire reale, e senza trascurare la dieta alimentare del generale e persino i chiodi utilizzati all’epoca per ferrare i cavalli. A questo proposito ancora le parole di Kubrick: Ho saccheggiato tutti quei libri alla ricerca di materiale e l’ho suddiviso tutto in categorie, dai suoi gusti in fatto di cibo al tempo meteorologico del giorno di una particolare battaglia, e ho creato indici incrociati di tutti questi dati in un archivio di ricerca che comprende tutto. Il regista newyorkese aveva progettato di iniziare le registrazioni nell’inverno del 1969, strutturando tale lavoro in tre mesi dedicati agli esterni ed altri quattro in studio. Sarebbe stato un vero proprio kolossal con migliaia di comparse, tra cui circa 40.000 fanti e 10.000 uomini a cavallo, figuranti da utilizzare per le varie fasi delle battaglie e per tale operazioni si sarebbe scelto il set sul suolo della Romania ed addirittura coinvolgere l’esercito di quel Paese. Infatti Bob Gaffney, l’assistente di Stanley Kubrick, aveva ricevuto il bene placido da parte di Nicolae Ceaușescu, presidente della Repubblica Socialista di Romania e dal Presidente della Jugoslavia Tito, disposti a mettere a disposizione un numero di militari persino maggiore di quello richiesto da Stanley Kubrick. Il film avrebbe dovuto essere ambientato negli stessi luoghi nei quali si svolsero le grandi battaglie delle guerre napoleoniche e quindi i set avrebbero dovuto essere disseminati in tutta Europa, dall’est all’ovest compresa ovviamente l’Italia. In altre parole un lavoro titanico, nel quale si servì di suoi assistenti e collaboratori che fecero il giro d’Europa dei luoghi “napoleonici” per trovare tracce e notizie inedite o comunque dimenticate. Il frutto di questo lavoro è davvero imponente. Kubrick, con la sua enciclopedica volontà di conoscere e di dettagliare i temi di cui si occupava, raccolse quasi ventimila immagini e riversò nello scritto il dettaglio delle battaglie del genio napoleonico.

Tutto sembrava andasse secondo i progetti del regista statunitense, ricevendo tra l’altro anche il consenso da parte dell’Hotel des Invalides e conseguenzialmente visionare anche gli oggetti personali di Napoleone Bonaparte. Anche Le cose precipitano quando alla MGM avviene il cambio di proprietà ed il nuovo boss, l’imprenditore alberghiero Kirk Kerkorian informa Kubrick che non era interessato al suo progetto cinematografico, ed a seguito di quelle decisioni, suo Stanley Kubrick licenziò tutta la gente che stava curando le ricerche su Napoleone. Nonostante ciò venne portata avanti la sceneggiatura e come attore protagonista venne scelto Jack Nicholson ed in occasione della lavorazione di Arancia Meccanica (1971) vi fu l’incontro con lo scrittore del libro omonimo, Anthony Burgess anche lui interessato a Napoleone Bonaparte e da questo confronto si riaccese l’idea del film, ma purtroppo nel settembre del 1971 il progetto di Kubrick giunse al capolinea, in quanto la MGM intendeva ridimensionare la produzione del film. Un lavoro che purtroppo restò solo sulla carta poiché il film non vide mai la luce. Ma questo immenso lavoro o almeno una parte, fu riversata in Barry Lyndon, il film del 1975 ricordato per la sua bellezza estetica fondata sull’arte figurativa del ‘700 inglese, ma anche più generalmente europeo, nel quale era ambientato e particolarmente apprezzato per la perfezione raffigurativa alla quale il film tendeva. Sicuramente questo film risente anche del lavoro preparatorio dell’altro mai realizzato, essendo le epoche storiche dei due film coeve. Si diffuse all’epoca la voce che durante le riprese di Barry Lyndon Kubrick ne approfittasse per girare anche scene di battaglie da inserire poi nel film su Napoleone. Il film mai realizzato avrebbe potuto avere come protagonista forse Ian Holm oppure Oskar Werner o David Hemmings, scartati nomi più conosciuti come ad esempio Marlon Brando. Ma su tutti, forse, proprio Jack Nicholson sembrava essere seriamente candidato per la parte. L’attore era diventato famoso con Easy Rider dopo molti film che nonostante l’importanza per la storia del cinema non avevano avuto quel successo. Qualche anno dopo, negli anni ’80 quando si riparlò del film Nicholson ebbe a dire che Kubrick lo aveva napoleonizzato. La parte di Giuseppina, prima moglie dell’imperatore, fu proposta ad Audrey Hepburn che però declinò l’offerta poiché aveva intenzione di abbandonare la sua carriera. Ma in fondo il film si arenò sulle questioni economiche. La casa di produzione non credette davvero mai nel titanico progetto del regista americano, troppo dispendioso e impegnativo e, comunque, un colpo decisivo all’abbandono di ogni ulteriore lavoro per la preparazione del film fu l’uscita nel 1970, ma anche lo scarso successo commerciale del film di Sergej Bondarčuk Waterloo con protagonista Rod Steiger nei panni di Napoleone. Una ricca fonte di notizie su questo film rimasto solo uno splendido progetto, per chi volesse approfondire, è costituito da un intero capitolo nel volume Stanley Kubrick l’uomo dietro la leggenda di Vincent Lo Brutto edito da Il Castoro. Il pubblico del mondo, gli appassionati di cinema, ma anche quelli che al cinema ci vanno una volta l’anno avrebbero sicuramente trepidato per vedere sul grande schermo un’altra opera del geniale regista americano e il loro interesse sarebbe cresciuto attorno al tema e alla figura del grande condottiero che, sicuramente, ancora a duecento anni dalla sua morte cattura l’immaginario di ciascuno e resta una figura in parte segreta e sconosciuta. Il film mai realizzato di Kubrick, forse, avrebbe contribuito a gettare un’altra luce su questo personaggio così carismatico e dotato di una razionalità invidiabile, pari soltanto a quella del regista che avrebbe raccontato al cinema le sue gesta e il suo pensiero. La giornata di studi sul bicentenario 1821-2021 si concluderà con un altro intervento da parte della ricercatrice toscana Elena Pierotti sul tema “La famiglia Bonaparte dopo il 1815” che andrà ad affrontare aspetti poco noti della famiglia di Napoleone Bonaparte quando questi venne relegato a Sant’Elena, dopo il 1815, asserendo che alcuni di loro dovettero affrontare con coraggio e molta determinazione situazioni complesse e decisive. La ricercatrice si riferisce in particolare a Luciano Bonaparte, che dichiara di conoscere maggiormente poiché, quando questi si stabilì in Canino, nell’alto Lazio, esule e dedito alle ricerche archeologiche, ebbe i suoi figli di secondo letto, soprattutto Carlo Luciano Bonaparte impegnati da mazziniani a spendersi per la sorte della loro isola di origine, la Corsica, al fine di inserirla in un Santo Regno italico, da documenti rintracciati, di stampo federale. La ricercatrice ha infatti discusso una tesi di laurea in storia su un sacerdote aristocratico lucchese bonapartista vissuto dal 1795 al 1873, padre Gioacchino Prosperi, potendo così rinvenire alcune carte. In un documento rintracciato Carlo Luciano Bonaparte ed il di lui fratello sono presenti in Benabbio, comune di Bagni di Lucca, nel 1834 in incognito da mazziniani fuggiaschi protetti dal Duca Carlo Ludovico di Borbone Parma che in quel periodo ospitava nel suo piccolo Regno molti patrioti di ogni colore, poiché aveva, il Duca, velleità politiche risorgimentali non troppo nascoste. La ricercatrice nella relazione ricorda che ancora nel 1843 Carlo Luciano Bonaparte lo ritroviamo in Lucca al Congresso degli scienziati voluto dal Duca Borbonico, congresso che nascondeva finalità politiche. Carlo Luciano Bonaparte si accompagnava per l’occasione al protagonista della tesi di laurea della ricercatrice, padre Gioacchino Prosperi. Quest’ultimo, definito il “predicatore della Corsica”, visse pressoché ininterrottamente ( continui i suoi viaggi) tra Lucca e la Corsica dal 1839 al 1846, con molte sue lettere e pubblicazioni all’attivo che confermano il suo essere un prete rosminiano e bonapartista. E da un documento rintracciato dalla ricercatrice, pare, anche un fra’ Massone. Nel 1837 sempre in Benabbio anche Luigi Napoleone Bonaparte, futuro Napoleone III, risulta presente come rifugiato mazziniano. La ricercatrice suggerisce in tal senso la lettura delle sue numerose pubblicazioni in rete scaricabili gratuitamente in alcuni siti. Nei dieci anni dedicati a queste ricerche ha potuto appurare grazie ai documenti rintracciati che con tutta probabilità in quegli anni le Casate della Penisola che non facevano Asburgo, unitamente ai Bonaparte fuggiaschi e ad alcune frange della Chiesa, col concorso inglese, si erano poste l’obiettivo di creare un Santo Regno italico, questo ala definizione che ne da il personaggio della sua tesi, padre Gioacchino Prosperi, col concorso, anche finanziario, del laicismo italo sardo, altra espressione usata nelle lettere dal religioso. Quest’ultimo dichiara nei documenti che i patrioti bonapartisti in Corsica ancora nel 1846, patrioti che lui avvicinò, aspettavano rinforzi da Algeri e da Parigi. Il Regno che si andava profilando avrebbe dovuto essere naturalmente di stampo federale, con la Corsica inserita autonomamente nell’orbita italiana. Prosperi venne intercettato nel 1844 a Firenze con molto denaro e documenti compromettenti, subì un processo ma non venne condannato e continuò ad essere sacerdote ( fino alla sua morte nel 1873) e docente, pubblicando e recandosi sempre in Corsica. Il frutto delle sue “predicazioni” sono contenuti nella sua pubblicazione del 1844 per l’editore Fabiani di Bastia ( una garanzia rivoluzionaria) dal titolo “La Corsica e i miei viaggi in quell’Isola”. La ricercatrice asserisce che Prosperi, come si evince dalle lettere, era in corrispondenza con un religioso ed editore piemontese, padre Gioacchino De Agostini, all’epoca un importantissimo scrittore, redattore, che aveva anche rilevato importanti testate liberali piemontesi. Sempre in quel periodo la ricercatrice ricorda che Letizia Ramolino, madre di napoleone, viveva a Roma ed era costantemente visitata, come ricorda lo storico Diego angeli, che ha radici lucchesi, in una pubblicazione, da Lord Holland, il fondatore del partito whig londinese. All’epoca Lord Holland era plenipotenziario sia per lo stato lucchese che per il Granducato di toscana, ma precedentemente aveva creato a Londra con la moglie un salotto letterario importante, Holland House, dove già nel 1815 ospitò importanti patrioti, fra i quali molti bonapartisti. Tra questi proprio Giuseppe Binda, che era dovuto fuggire dall’Italia dopo l’intercettazione seguita alle raccomandazioni di Re Gioacchino Murat di raggiungere Lord Bentick a Genova, e che aveva presentato per l’occasione Ugo Foscolo a Lord Holland; e i due fratelli Canova, entrambi vicinissimi sia agli ambienti bonapartisti che a quelli Vaticani. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”, proseguirà in remoto, a seguito dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e dei protocolli di sicurezza anti-contagio, e sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 28 maggio.

Condividi