Ha lasciato il carcere dopo 25 anni, per fine pena, il boss mafioso Giovanni Brusca, fedelissimo del capo dei capi di Cosa nostra, Totò Riina, prima di diventare un collaboratore di giustizia ammettendo, tra l’altro, il suo ruolo nella strage di Capaci e nell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo. Ha lasciato oggi, come scrive L’Espresso, il penitenziario di Rebibbia, a Roma, con 45 giorni di anticipo rispetto alla scadenza della condanna. Adesso dovrà sottostare a 4 anni di libertà vigilata come deciso dalla corte d’Appello di Milano, oltre che essere sottoposto a misure di protezione. La notizia ha trovato conferma in ambienti investigativi.
Giovanni Brusca è l’ex boss che il 23 maggio del 1992 azionò il comando che innescò la strage di Capaci uccidendo il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Brusca, soprannominato “u verro” (il porco, in siciliano), era stato arrestato nel 1996 e dopo alcuni anni ha iniziato a collaborare con la giustizia. Ebbe anche un ruolo di primo piano nell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo.