Il PNRR cambia le carte in tavola: la ripresa dell’Italia parte dallo sviluppo del Sud, il Porto di Gioia Tauro avrebbe un ruolo fondamentale

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Puntare nell’Italia meridionale sul triangolo turismo-cultura-ambiente vuol dire risollevare l’economia di tutto il Paese, anche del Nord

La pandemia del Coronavirus ha creato ferita sanguinante all’economia italiana, ma il Governo del Premier Mario Draghi ha sviluppato un piano di ripresa (PNRR) che punta sugli investimenti per un futuro che possa attenuare il pesante tonfo della crisi. All’interno di questa scenario il Mezzogiorno si conferma centrale per lo sviluppo del Paese, i dati messi in tavola dal Sole24Ore sono chiari: “se il Sud avesse avuto negli ultimi 20 anni un tasso di crescita medio annuo di almeno 2 punti superiore, il Pil italiano sarebbe stato allineato a quello degli altri Paesi europei invece che sistematicamente sotto”. Ciò significa che per l’Italia può rialzarsi soltanto se il Sud cresce di più. Per raggiungere l’obiettivo occorre però una comprensione articolata del territorio. Per questo Srm, il centro studi del Gruppo Intesa Sanpaolo che da anni analizza nel dettaglio l’economia del Meridione, ha partecipato in audizione alla due giorni del governo “Sud progetti per ripartire” organizzata dal Ministro Mara Carfagna e aperta dal Presidente del Consiglio.

Intanto è necessario sottolineare che il Sud non è un deserto industriale: “si sente spesso una narrativa che nella sintesi estrema afferma che l’industria è al Nord mentre il Sud è votato ad altri settori. Questa rappresentazione non è corretta. Con oltre 95mila imprese manifatturiere, se il Mezzogiorno fosse uno Stato dell’Ue sarebbe all’8° posto tra i Paesi con maggiore presenza industriale. Cinque filiere produttive – automotive, aerospazio, abbigliamento-moda, agroalimentare e farmaceutico – concentrano il 50% di tutto il manifatturiero del Sud, generano 15 miliardi di valore aggiunto, 23 miliardi di export e occupano 269mila persone”. Investire in una Regione Meridionale sarebbe una scelta azzeccata perché l’industria nel Sud (soprattutto automotive aerospazio e abbigliamento) è collegata a filiere lunghe con rapporti stretti di subfornitura tra segmenti produttivi. Ed è in questo quadro di interdipendenza che si può affermare che il rafforzamento dell’industria nel Mezzogiorno va a vantaggio di tutto il Paese, incluso il Nord.

Porto Gioia TauroServe concentrare gli interventi sui 5 settori indicati, evitando interventi indifferenziati. “In queste filiere è prioritario soprattutto aumentare la densità del tessuto produttivo, aumentando il numero di imprese, favorendo specificatamente attrazione di nuovi investimenti e operazioni di M&A. Anche sollecitando un ruolo guida delle grandi imprese partecipate dallo Stato. Unitamente a interventi mirati per la crescita dimensionale poiché il “nanismo” qui è ancora più eclatante”, si afferma ancora nella disamina di Massimo Deandreis. Oltre a valorizzare l’industria poi, occorre riscoprire la geografia. L’Italia può, attraverso Calabria, Sicilia e Puglia, può svolgere un ruolo geopolitico di connessione e legame tra Europa e Sud Mediterraneo. Questo può avvenire attraverso due ambiti su cui indirizzare priorità e investimenti anche del Recovery fund: logistica e portualità da un lato ed energia dall’altro: “i porti del Mezzogiorno già oggi movimentano oltre il 40% di tutto l’import-export marittimo nazionale, dimostrandosi essenziali per l’intero sistema logistico italiano. Se Genova e Trieste sono porti di accesso all’Europa i porti del Sud Italia possono avere la funzione di servire il mercato domestico merci; specializzarsi sul Ro-Ro e sulle autostrade del mare; vedere un ruolo forte nel settore energetico; dare attuazione alle Zone economiche speciali, o Zes (che Intesa Sanpaolo ha dimostrato di sostenere con uno specifico plafond per credito dedicato)”. Per raggiungere questo traguardo è necessario sviluppare una nuova visione di Porto, visto non più solo come luogo di arrivo e partenza di merci e passeggeri, ma come potente “polo” di sviluppo economico. E il Porto di Gioia Tauro è l’esempio più importante che potrebbe venire in mente vista la posizione geopolitica.

“In questo disegno anche l’energia è un settore chiave soprattutto in funzione del ruolo di “ponte” tra l’Europa e i Paesi del Sud Mediterraneo – si legge – . Certo occorre potenziare le rinnovabili prodotte nel Mezzogiorno, ma oltre a questo c’è il fatto che il nostro Paese può essere considerato una porta d’ingresso di nuovi flussi energetici dal Nord Africa. Le nuove tecnologie power to gas rendono possibile produrre energia elettrica rinnovabile con il solare, trasformarla in gas e usare i gasdotti esistenti per portarlo in Italia attraverso il Mezzogiorno. Gas che può essere utilizzato anche per produrre idrogeno verde valorizzando così il ruolo del Mezzogiorno. Se il Recovery plan aiuterà questa doppia evoluzione (il Mezzogiorno come hub logistico ed energetico) noi avremo in prospettiva un Sud più ancorato all’Italia e all’Europa, baricentro di una nuova geo-economia che vede nell’area Euro-Mediterranea uno dei perni essenziali dell’Europa”. Insomma, si verificherà il triangolo turismo-cultura-ambiente. L’offerta turistica del Mezzogiorno è ancora largamente sottodimensionata e sfrutta solo in minima parte tutto il suo potenziale. Potenziando questi determinati fattori ne trarrebbe vantaggio non solo il Meridione, ma proprio l’Italia intera.

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