Dopo 50 anni la comunità di Roghudi avrà nuovamente una chiesa

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Dopo cinquant’anni la comunità di Roghudi avrà nuovamente una chiesa. I lavori per la nuova sede di culto, iniziati nel 2011, erano fermi per problemi burocratici: sanate dal Comune le pregresse difformità amministrative, l’edificio potrà essere completato

Dopo cinquant’anni la comunità di Roghudi avrà nuovamente una chiesa. I lavori per la nuova sede di culto, iniziati nel 2011, erano fermi per problemi burocratici: sanate dal Comune le pregresse difformità amministrative, l’edificio potrà essere completato. E in tutti questi anni come si è andati avanti? Ospitate le cerimonie religiose in locali di fortuna, il parroco, don Giovanni Zampaglione, non ha mai smesso di cercare di portare avanti la questione, e oggi giustamente canta vittoria. Una vittoria che condivide con tutta la comunità di Roghudi. Costruire è sempre un atto d’amore, una frase che don Giovanni Zampaglione, con molta passione, usa per sottolineare l’importanza della ripresa dei lavori. E aggiunge giustamente un’altra considerazione: la parrocchia non è solo un luogo di culto, ma anche un luogo di socializzazione per gli abitanti del paese. Se da una parte dunque è necessario garantire fattivamente la libertà di culto, come prevede la nostra Costituzione, è forse ancora più importante dotare la comunità locale di un centro di forte aggregazione, capace di togliere dalla strada ragazzi, giovani e meno giovani. Mai come ora, con tutte le limitazioni necessarie in questo periodo pandemico, costruire un centro parrocchiale è un vero e proprio atto di speranza. Vuol dire in prospettiva avere un centro che riporti la gente a riscoprire la socialità dopo l’indigestione di “virtuale” che abbiamo vissuto, tra scuola, lavoro e vita privata. Che riporti la capacità di darsi tempo e donare tempo. Sono le persone come don Giovanni Zampaglione a fare la differenza, portando avanti una pratica di socializzazione che in molti, con la tecnologia e il benessere, spesso sembrano dimenticare. E anche trovando una via per sciogliere la rabbia, l’odio, il rancore e il sospetto che serpeggiano nella società e contagiano troppe persone: virus immateriale ma non per questo meno pericoloso. C’è dunque da essere contenti che dopo cinquant’anni la comunità di Roghudi avrà nuovamente una chiesa. In primo luogo perché è una assurdità che lavori iniziati restino fermi tanto a lungo. In secondo luogo perché tutto ciò che ha fatto don Giovanni per i suoi fedeli merita questa ricompensa, quasi un riconoscimento da condividere con tutti i parrocchiani. Ugualmente vogliamo auspicare che questo paesa possa avere anche tutte le altre opere, infrastrutturali, culturali, associative, insomma tutto ciò che può rendere belli e vivibili i paesi della nostra Calabria. E su questo don Giovanni Zampaglione sarà certamente d’accordo, vista la sua apertura, la sua presenza, la sua attività senza steccati tradizionali, volta a migliorare la quotidiana vita di tutti.

Olga Balzano Melodìa

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