Coronavirus, posti letto degli ospedali in rapporto agli abitanti: Calabria ultima e netto divario Nord vs Sud, i numeri di un’Italia divisa [GRAFICO]

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Coronavirus, i posti letto in area medica e in terapia intensiva per 100 mila abitanti di ogni Regione d’Italia: Calabria ultima, ma questa volta non è un bene

Nella giornata di ieri abbiamo rapportato il numero dei posti letto in ospedale occupati dalle Regioni italiane in rapporto ai casi Covid e quello degli ingressi in terapia intensiva in base ai ricoverati. I grafici hanno messo in evidenza le differenze tra Nord e Sud, risultato di tanti fattori: ambientali, climatici, culturali, di densità abitativa, di utilizzo di mezzi pubblici e quant’altro. A questo divario ne fa seguito un altro, di portata però ben diversa: quello dell’efficienza e della disponibilità delle strutture sanitarie nel territorio.

In riferimento al Coronavirus, la Calabria risulta essere l’ultima (anche qui, ma in questo caso è un fatto negativo) per posti letto in area medica e in terapia intensiva in rapporto alla popolazione. I numeri ufficiali forniti da Agenas riferiscono di 964 posti in area medica e di 152 in terapia intensiva, a cui aggiungerne eventualmente altri 25 attivabili in casi di emergenza. Di seguito il grafico (clicca sull’immagine per ingrandirla).

Ricoverati in area medica e T.I. per ogni regione italiana

Dai numeri generali si può evidenziare la disponibilità minore di posti in rapporto agli abitanti non solo della Calabria, ma di tante altre Regioni del meridione rispetto a quelle del Nord. Come detto, però, la Calabria è tristemente ultima. I grafici in basso (in fondo all’articolo), elaborati dal Dott. Luca Fusaro, sottolineano il divario: la Valle d’Aosta prima ha una disponibilità di 183 posti letto in area medica e di 24 in terapia intensiva per 100 mila abitanti, mentre la Calabria ne ha rispettivamente 51 e 8. Sono questi i motivi per cui per la punta dello stivale, rispetto ad altre Regioni, è più facile raggiungere la soglia critica di posti occupati per il 40% in area medica e del 30% in terapia intensiva che hanno fatto scattare le restrizioni più dure.

Sono, questi, numeri che non hanno tuttavia a che fare con il contagio vero e proprio, che per fortuna in Calabria non ha mai raggiunto numeri disastrosi e che è anche crollato nell’ultimo mese. La situazione in Calabria in termini di contagi, ricoveri e decessi – fatti salvi i picchi di novembre scorso e di metà aprile, con una situazione solo di allerta maggiore – è stata sempre (per fortuna) ben lontana dai numeri ben più gravi di qualche zona del Nord soprattutto nella prima ondata, il che fa della Regione più a Sud della penisola la meno colpita dalla pandemia in Italia. Ma qualora – e per fortuna non è stato così – la situazione si fosse aggravata soprattutto in termini di ricoveri , i numeri degli ospedali non avrebbero permesso una disponibilità piena e totale, come avviene invece al Nord. E’ ahinoi l’ennesima dimostrazione delle criticità e inefficienze di uno dei servizi essenziali della nostra comunità, frutto di decenni di commissariamenti e mala gestione. Ma un’altra chiave di lettura potrebbe essere legata all’effettiva necessità: al Nord, soprattutto per via dei numeri della prima ondata, è stato necessario costruire in fretta nuovi reparti e ospedali, a differenza – per fortuna – della Calabria, in cui non è mai servito.posti letto per 100 mila abitanti

posti letto per 100 mila abitanti 2

 

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