E se esistesse la Superlega italiana? Spettacolo, tifo, calore: ecco le squadre di Serie A élite e Serie A2

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Come sarebbe concepita la Superlega se esistesse in Italia? Le piazze più calde, grandi e ribollenti di passione in due gironi da 18: Serie A élite e Serie A2

Le favole sono belle. Quanto sono belle le favole. Ce lo hanno ripetuto all’infinito. E a noi piace. Le favole sono belle, nel calcio. Ma, forse proprio per questo, non sono destinate a durare a lungo. “Il calcio è dei tifosi”, la frase più in tendenza in questi giorni in cui l’argomento Superlega ha superato anche quello Covid. Ma, perché sia dei tifosi, è necessario che i tifosi ci siano. Sono loro che guardano lo spettacolo che, senza di essi, non avrebbe motivo di esistere.  E quindi poi, forse forse, il concetto di Superlega in sé non è sbagliato, se soltanto si fosse tenuto conto della meritocrazia e delle errate e frettolose strategie comunicative. Ma un Real Madrid-Milan lo guardiamo tutti, un Bate Borisov-Ludogorets no. Amen.

E se tutto ciò si tramutasse anche in Italia? Così come serve riformare il calcio europeo per tornare a renderlo più interessante, è necessario urgentemente rivoltare come un calzino quello della nostra penisola. Se ne parla da anni e, chissà, se si fosse agito per tempo non si sarebbe arrivati alla situazione attuale. Diminuire il numero di squadre professionistiche tra A e B, rendere la terza serie semi professionistica, sgravare i costi, evitare l’indebitamento di una marea di squadre ogni anno. Ma, soprattutto, garantire lo spettacolo. Quello che appassiona i tifosi e quello che manda avanti il sistema. Un sistema che non potrà mai essere trainato da Sassuolo, Chievo, Entella, Portogruaro, Cittadella e compagnia. Perché i tifosi non ci sono. O quantomeno tifano Modena, Hellas Verona, Genoa o Sampdoria, Venezia, Padova.

Una Superlega in Italia dovrebbe tener conto di tutti questi fattori: importanza e grandezza della piazza, calore dei tifosi, storia e blasone. E’ fattibile? Preservando il concetto di meritocrazia, con dei parametri magari diversi da quelli attuali, sì. A patto che i grandi imprenditori investano nelle piazze importanti per alimentare quel fuoco che per anni è stato il motore del calcio nel nostro paese. In sostanza, più Palermo-Bari e meno Sassuolo-Chievo. Più Verona-Lecce e meno Entella-Cittadella. Che non vuol dire impedire alle favole di “prendersi” il grande calcio, ma vuol dire farlo dopo essersi costruite un certo percorso all’interno. Udine (che non è un paesino ma non è neanche Catania) lo ha saputo fare e ora è una realtà.

Quindi, dopo questa lunga premessa, cosa uscirebbe fuori se si creasse una Superlega sostenibile, duratura e portatrice di spettacolo tutta italiana? Abbiamo giocato, stilando un elenco di squadre perfettamente bilanciato tra Nord, Centro e Sud inserendo i parametri di cui sopra: importanza e grandezza della piazza, calore dei tifosi, storia e blasone. Impossibile inserirle tutte in un unico girone, ce ne sono più di 20. E così, in pieno stile Basket, ecco Serie A élite e Serie A2. C’è proprio tutto. Tutto tutto. Spettacolo, fascino, calore, tifo.

SERIE A

  1. Atalanta
  2. Bari
  3. Bologna
  4. Cagliari
  5. Catania
  6. Fiorentina
  7. Genoa
  8. Hellas Verona
  9. Inter
  10. Juventus
  11. Lazio
  12. Milan
  13. Napoli
  14. Palermo
  15. Roma
  16. Sampdoria
  17. Torino
  18. Udinese

SERIE A2

  1. Ascoli
  2. Brescia
  3. Foggia
  4. Lecce
  5. Messina
  6. Modena
  7. Livorno
  8. Padova
  9. Parma
  10. Perugia
  11. Pescara
  12. Reggiana
  13. Reggina
  14. Salernitana
  15. Spal
  16. Triestina
  17. Venezia
  18. Vicenza
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