Sicilia, padre Michele Antonio Crociata invita le donne a non denunciare le violenze subite dal marito al fine di preservare il sacro vincolo del matrimonio
Lo aveva già espresso sui social, lo ha ribadito anche a mezzo stampa in un’intervista a ‘La Repubblica’, padre Michele Antonio Crociata non cambia la sua posizione: le donne non dovrebbero denunciare le violenze subite dal marito. Una presa di posizione alquanto borderline su un argomento sul quale ci si sforza continuamente di educare e sensibilizzare. Da un uomo di chiesa, abituato a predicare, convincere e farsi ascoltare, arriva un ‘consiglio’ che va in direzione diametralmente opposta rispetto a quanto espresso nelle campagne anti-violenza.
Il concetto alla base del pensiero espresso dal prete di Castellammare del Golfo, provincia di Trapani (Sicilia), è quello di seguire i precetti del cristianesimo che invitano al rispetto del sacro vincolo del matrimonio. Difendere dunque la famiglia ad ogni costo. “Non me la sento e non me la sono mai sentita di consigliare a qualcuno di lasciare il coniuge e non devo essere io a farlo: il sacerdote deve essere un punto di riferimento per la pace e per la riconciliazione della famiglia, cellula fondamentale della società e dello Stato. Poi, chi desidera farlo lo faccia: non serve il mio permesso“, ha spiegato padre Crociata, sottolineando di lavorare sempre per tenere unite le coppie puntando alla riappacificazione “non si abbandona il tetto coniugale per delle sciocchezze, ma scherziamo? Il male è sempre esistito e sempre esisterà e io da sacerdote cerco di mettere una buona parola. Non credo di fare del male, ho sempre lavorato per far ritrovare la pace alle coppie in difficoltà, tante volte ci sono riuscito e ancora oggi dopo anni quando mi incontrano mi baciano come si bacia un padre. Altre volte no“.
In queste situazioni i figli, secondo il prete, rischiano di non essere preservati dopo un’eventuale denuncia, anzi: “crescerebbero peggio se un genitore fosse qui e l’altro altrove, viviamo in un mondo complicato: la magistratura potrebbe affidarli a istituti o a famiglie di estranei eniamo ben presente che per queste situazioni così al limite abbiamo l’aiuto dei nonni o degli zii. Una soluzione per la pace si trova sempre, occorre solo cercarla“.
Per concludere un appello a chi subisce violenza: “che la perfezione non esiste e che dobbiamo cercare di essere meno imperfetti avendo fiducia nella misericordia di Dio, nella grazia e nella fede. Un uomo che maltratta le donne? Nella solitudine di una conversazione a due lo frusto ma in pubblico cerco di appianare la faccenda. Il prete deve fare il prete ed essere uomo di riconciliazione, mai giudice“.