Scilla: 60 anni fa il pittore Giovanni Colacicchi fu nel bel paese per dipingere il paesaggio della Costa Viola

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Scilla: 60 anni fa il pittore Giovanni Colacicchi fu nel bel paese per dipingere il paesaggio della Costa Viola. In Calabria disegnò i territori impervi e naturali del paesaggi naturali, di vita popolare del luogo, e con le suggestioni del mito sul passato storico del territorio della Magna Grecia

Giovanni Colacicchi nacque ad Anagni, provincia di Frosinone, il 19 gennaio del 1900, da Roberto, proprietario terriero, e Pia Vannutelli, parente del pittore Scipione Vannutelli. Passò gran parte della sua infanzia tra Roma e Firenze, fino alla conclusione dei suoi studi superiori, stabilendosi poi definitivamente a Firenze alla fine della prima guerra mondiale, diventando successivamente Direttore dell’Accademia di belle Arti della città toscana. Nel 1919 cominciò la sua carriera artistica di pittore come allievo di Francesco Franchetti frequentando gli ambienti artistici e culturali della città. Nel 1924 sposò Amalia Zanotti, di nobile famiglia e trasferitosi in Calabria con lei, conobbe il territorio calabrese della Costa dei Gelsomini, tra Locri e Roccella Jonica, divenendo fonte d’ispirazione di molte sue opere. Nel suo primo periodo artistico, esordì nel 1924 con l’opera “La Malinconia” in uno stile molto influenzato dall’incontro con pittore Giorgio De Chirico. Nel 1926 a Milano, Giovanni Colacicchi esordì a livello nazionale con le sue prime opere nella mostra del Novecento Italiano, partecipando alle mostre del movimento “sarfattiano” nella veste di esponente del gruppo fiorentino. Nel 1930 allestì la sua prima mostra personale nella galleria fiorentina “Saletta Fantini” a Firenze e nel periodo tra il 1931 e il 1933 che trascorse ad Anagni, nacquero alcuni dei suoi principali capolavori come “Fine d’estate” del 1932 e “Santa Maria Egiziaca” e “Giacobbe e l’angelo” nel 1933. Separatosi dalla moglie, fu spinto dal desiderio di visitare luoghi lontani ed esotici con l’intento di superare il dolore sentimentale. Fu a Venezia, in Calabria e in diversi luoghi in Italia, a Parigi per un lungo periodo e nel 1935 in Sudafrica. In Calabria disegnò i territori impervi e naturali del paesaggi naturali, di vita popolare del luogo, e con le suggestioni del mito sul passato storico del territorio della Magna Grecia. Dal viaggio in Sudafrica il pittore fece numerosi dipinti, tra cui i più famosi “Il faro di Monille Point” del 1935 e “Gli esuli” del 1936. Ritornato in Italia, conobbe Flavia Arlotta, pittrice e originaria di Sorrento. Dalla Arlotta che sposò poi nel 1952, ebbe due figli, Piero nel 1937 e Francesco nel 1942. Con la nuova famiglia si trasferì a Roma, dove lavorò nello studio di Renato Guttuso e grazie all’amicizia instaurata col pittore siciliano, iniziò a produrre opere di natura morta, che ritraevano oggetti personali quotidiani e provenienti dai suoi viaggi. Durante il periodo della guerra, influenzato da un ideale antifascista, si unì al Partito d’Azione e dopo il 1945 partecipò a gruppi di discussione con intellettuali e artisti dell’epoca come Onofrio Martinelli. Nel 1961 fu a Scilla, il paese tanto decantato dal suo amico e collega Guttuso, per dipingere e ritrarre il paesaggio in una tela ad olio pregevolissima (nella foto). Morì a Firenze il 27 dicembre del 1992. Il famoso critico d’arte Vittorio Sgarbi dice del pittore di Anagni « ha il merito di aver riproposto valori e ideali della pittura del Rinascimento. Colacicchi è il Piero della Francesca del Novecento italiano».

Enrico Pescatore

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