Ancora proteste a Reggio Calabria contro le chiusure imposte dal Governo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Praticamente tutti i giorni, ormai, si contano manifestazioni di diversi commercianti vessati da questa situazione. Quella di ristoranti e palestre non è cambiata, infatti, nonostante il passaggio della Calabria da zona rossa ad arancione: chiusi erano e chiusi rimangono e il loro bilancio dopo più di un anno conta solo qualche mese di apertura totale e dei ristori inconsistenti.
E sono proprio un nutrito numero di titolari del settore ristorazione e sport ad aver manifestato questa mattina a Piazza Italia. Esposti simbolicamente dei manifesti funebri con delle frasi significative: da “siamo uno stato di morte” a “domani diventiamo autogrill”, tra cruda realtà e ironia questi commercianti hanno continuato a dimostrare il proprio malcontento per una situazione che li vede ormai allo stremo.
“Dopo 13 mesi non si è visto niente, se non qualche elemosina. Le categorie di ristoratori e palestre sono state prese in giro. Le tasse non sono state cancellate però siamo chiusi e oggi rivendichiamo il nostro diritto al lavoro, come sancito dal primo articolo della Costituzione italiana. Vogliamo essere ascoltati e abbiamo anche chiesto dei parametri, come ad esempio l’eliminazione del coprifuoco e dei colori“, afferma quasi in lacrime ai nostri microfoni la ristoratrice Ivana Labate. “Andare avanti coi colori – prosegue – significa aprire per due settimane e poi richiudere e questo è insostenibile economicamente. La gente è esasperata e non finirà bene…”. Di seguito l’intervento completo della ristoratrice, ma anche quelli di Renato Raffa, del movimento “Dignità Calabria”, e del ristoratore Giuseppe Scarfone.
Aggiornamento dai manifestanti successivamente alla protesta: sono stati ricevuti dal capo di gabinetto della Prefettura, il Dott. Marco Oteri, che ha assicurato che le loro richieste saranno attenzionate perché sono ormai in molti a manifestare e sicuramente qualcosa si dovrà sbloccare.