Proteste dei commercianti contro le chiusure: a Napoli il ‘pizzaiolo del Papa’ porta con sè una croce, è il peso delle tasse

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Proteste dei commercianti di tutta Italia contro le chiusure: a Napoli il ‘pizzaiolo del Papa’ porta con sè una croce che simboleggia il peso delle tasse

Continuano le forti proteste dei commercianti di tutta Italia contro le chiusure dovute alle zone rosse presenti sulla penisola. In piazza del Prebiscito a Napoli, davanti la sede della Prefettura, 15 categorie aderenti alla Confesercenti (benzinai, ambulanti, orafi e gioiellieri, moda, esercenti pubblici, imprese balneari, guide turistiche e interpreti, case vacanza e ostelli, parrucchieri ed estetiste, federazione turismo, sindacato delle discoteche tra le altre) si sono riunite per far sentire la propria voce. Vincenzo Staiano, titolare del ristorante “Zi’ Aniello” di Lettere, in penisola Sorrentina, scelto in occasione del Giubileo dal Papa per peparare le pizze  alla Mensa del Vaticano, ha portato una delle quindici croci presenti: la sua aveva la scritta ‘IVA’ al posto di ‘INRI’, simboleggiante il peso delle tasse in un momento di forte difficoltà per il settore della ristorazione.

Siamo qui non per chiedere soldi – ha spiegato Staianoma per chiedere aprire. Devono darci la possibilità di farlo, con tutte le accortezze, ma abbiamo bisogno di avere la speranza di riaprire e ricominciare, fare un po’ di economia. Abbiamo solo questo, non abbiamo altre attività. Le croci ci sono, le cartelle arrivano e noi stiamo pagando, ma non facciamo incassi. E se non incassiamo, come facciamo a pagare i dipendenti? Un imprenditore che ha famiglia ed è ridotto alla povertà, con un fitto da pagare, chiederà i soldi agli usurai, e chissà quante di queste storie nasceranno prossimamente“.

Siamo tutti necessari“, la scritta sullo striscione sventolano dai manifestanti della protesta a Santa Rita; “Vogliamo lavorare “, lo slogan ripetuto. “Non possiamo più aspettare“. I manifestanti hanno incontrato, sul posto, l’assessore comunale al Commercio, Alberto Sacco. “Ero già qui alle 8 del mattino – ha detto – spero possiate riaprire al più presto possibile. La vostra situazione ci e ben chiara, capisco e spero vivamente che si possa tornare arancione. Abbiamo trasmesso tutti i vostri problemi e le vostre richieste al prefetto affinché venga interessato il Governo“. Sacco è stato brevemente interrotto da qualche ambulante che ha urlato “al 28 non ci arriviamo, moriamo prima“, poi ha potuto concludere il suo intervento. “I nostri poteri sono limitati, decide Roma“, ha aggiunto l’assessore. La protesta, sotto il controllo delle forze dell’ordine, ha parzialmente bloccato corso Orbassano. “Dietro ogni negozio chiuso – ha detto uno speaker – c’è una famiglia che non ha più soldi per dare da mangiare ai loro figli. La nostra attività garantisce strade sicure e pulite, noi paghiamo tasse per la scuola, per i trasporti, per le pensioni“.

Proteste degli ambulanti a Pistoia

Gli ambulanti di Pistoia si sono riuniti in piazza Duomo, nella quale hanno allestito un finto mercato con i loro furgoni, ma senza esporre merce. L’oggetto della protesta è la mancata riapertura dei mercati in zona rossa. “La nostra richiesta è di poter lavorare – ha spiegato Antonio Gualtieri, portavoce degli ambulanti del mercato di Pistoia -, perché i ristori non sono sufficienti e a non tutti arrivano, quindi abbiamo assoluto bisogno di lavorare. Noi oltretutto lavoriamo in sicurezza, perché siamo all’aperto, quindi non si capisce perché dobbiamo rimanere chiusi“. Per Gualtieri, “il problema, per quanto riguarda i ristori, è che chi ha cambiato la società o chi è stato fermo in precedenza per altri motivi, non ha ricevuto niente. Io, per esempio, sono uno di quelli: nel 2019 avevo affittato la licenza a mia moglie, nel 2020 me la sono ripresa, quindi ai fini dei ristori sembra che io non abbia avuto redditi nel 2019 e nel 2020 e perciò non ho ottenuto niente. Io, come molti altri – conclude Gualtieri -, ho pagato 8mila euro di Inps e poi tutte le altre tasse, che purtroppo non sono state sospese. Soltanto la tassa suolo pubblico qualche comune l’ha sospesa o ha fatto pagare solo uno o due mesi, ma tutto il resto arriva da pagare come prima della pandemia“.

Proteste dei commercianti a Taranto e sit-in dei gilet gialli

Forti proteste da parte dei commercianti anche a Taranto, con tanto di sit-in dei gilet gialli. “Il futuro non (si) chiude”: è la frase riportata su uno dei manifesti esposti dai titolari delle imprese del terziario aderenti a Confcommercio di Taranto, che questa mattina hanno tenuto un sit-in in sulla Rotonda del Lungomare per protestare contro il protrarsi delle chiusure disposte dai decreti governativi per l’emergenza epidemiologica. Al centro della Rotonda del Lungomare sono stati posizionate buste nere della spazzatura con la scritta “un sacco di debiti” perchè, ha detto uno dei commercianti intervenuti, “in questo anno il governo ci ha dato solo tanta immondizia piuttosto che ristori, assistenza e certezza sulle vaccinazioni. Noi continuiamo ad andare avanti con una protesta civile, tutti con la mascherina, rispettando le distanze di sicurezza. C’è una esasperazione dilagante – ha aggiunto – che speriamo non sfoci in manifestazioni ben più dure. Ce lo auguriamo perchè vorrà dire che il governo sarà intervenuto finalmente con provvedimenti seri per il commercio e per tutte le categorie che sono state dimenticate da Dio”. Per questo pomeriggio, dalle 17, è stata annunciata una nuova iniziativa. I commercianti appenderanno simbolicamente un gilet giallo davanti ai propri negozi e faranno sentire, hanno precisato, il loro “grido di dolore“.

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