Il Professor Enzo Siviero fa parte del team di esperti di #Lettera150: è tra i maggiori sostenitori del Ponte sullo Stretto, un’opera fondamentale per la Sicilia, la Calabria, l’Italia intera
La volontà politica adesso c’è, il Ponte sullo Stretto si può fare e si deve fare. Sicilia e Calabria hanno stilato un patto, un Protocollo d’Intesa per convincere il Governo ad esprimersi sulla questione. Questo grazie anche al gruppo #Lettera150, composto da giuristi, medici, ingegneri e architetti, che portando sul tavolo studi concreti sono riusciti a raggiungere un risultato importante, ovvero quello di creare un'”alleanza” tra le due Regioni situate all’estremità meridionale della Penisola. All’interno di questo team di esperti è presente anche il Professor Enzo Siviero, docente in diverse importanti Università italiane. Il suo accento è inconfondibilmente veneto, precisamente di Padova, ma il suo amore per il Sud Italia è forte, il suo intervento in questa battaglia lo dimostra per l’ennesima volta.
Trapelano dunque sensazioni positive dalle parole del Prof. Enzo Siviero, che spiega come sia adesso giunto il momento di insistere: “ho trovato grande adesione dagli ingegneri siciliani, qualche contrasto invece con i geologi calabresi. Credo serva maggiore visione, quella che probabilmente manca ai nostri tecnici, impegnati su più fronti, ma senza sogni non si raggiungono mai grandi risultati”. “Il Ponte sullo Stretto, o “Ulisse” come è stato ribattezzato, ha un paio di componenti che sono stratosferiche – conclude – . Il progetto di sistemazione ambientale era all’avanguardia 10-12 anni fa e lo è tutt’ora. Il materiale che viene scavato per le fondazioni e le gallerie viene riposizionato lungo le coste per il ripascimento delle spiagge, risolverebbe anche il problema dell’erosione costiera. Inoltre è usato il project management consulting che è il controllo parallelo, ovvero una verifica che il progetto funzioni. E poi le procedure di controllo dei flussi finanziari erano state calibrate in modo da azzerare gli inserimenti mafiosi e ‘ndranghetisti, è diventato il modello di riferimento per ulteriori appalti. Siamo di fronte ad un piano innovativo sul piano sia tecnico e procedurale”. Se nel 2012 il Governo Monti non avrebbe sospeso la realizzazione, il Ponte sullo Stretto oggi sarebbe già transitabile, la situazione in Calabria e Sicilia sarebbe ben diversa e le Regioni avrebbero iniziato quel percorso per tornare ad essere il baricentro socio-economico e culturale del Mediterraneo.