Ponte sullo Stretto, il patto Sicilia-Calabria è una svolta storica. L’Ing. Siviero: “non ci sono più alibi, serve solo volontà politica e voglia di sognare”

StrettoWeb

Il Professor Enzo Siviero fa parte del team di esperti di #Lettera150: è tra i maggiori sostenitori del Ponte sullo Stretto, un’opera fondamentale per la Sicilia, la Calabria, l’Italia intera

La volontà politica adesso c’è, il Ponte sullo Stretto si può fare e si deve fare. Sicilia e Calabria hanno stilato un patto, un Protocollo d’Intesa per convincere il Governo ad esprimersi sulla questione. Questo grazie anche al gruppo #Lettera150, composto da giuristi, medici, ingegneri e architetti, che portando sul tavolo studi concreti sono riusciti a raggiungere un risultato importante, ovvero quello di creare un'”alleanza” tra le due Regioni situate all’estremità meridionale della Penisola. All’interno di questo team di esperti è presente anche il Professor Enzo Siviero, docente in diverse importanti Università italiane. Il suo accento è inconfondibilmente veneto, precisamente di Padova, ma il suo amore per il Sud Italia è forte, il suo intervento in questa battaglia lo dimostra per l’ennesima volta.

“Abbiamo tolto alibi a chi crede che il Ponte sullo Stretto non si possa realizzare”, afferma l’Ing. Siviero ai microfoni di StrettoWeb. L’incontro di ieri può rappresentare davvero una svolta storica, la presenza dell’amministratore delegato di WebuildPietro Salini, è un fattore importante. “Domani mattina l’opera si può iniziare a costruire con la concessione che deve essere solo riesumata. A carico dello Stato resterebbero soltanto le opere complementari e di compensazione, cioè strutture che non c’entrano con la realizzazione del Ponte. Mi riferisco alla Metropolitana di Messina o la sistemazione del Waterfront di Reggio Calabria, per cui è necessaria una spesa di circa un miliardo di euro”, spiega Siviero. Per mettere in piedi il Ponte sullo Stretto di Messina può essere sfruttato il cosiddetto “project financing”, cioè un’operazione di tecnica di finanziamento a lungo termine di un progetto in cui il ristoro del finanziamento stesso è garantito dai flussi di cassa previsti dalla attività di gestione o esercizio dell’opera stessa. I progetti riguardano le opere pubbliche o di pubblica utilità e il costo della costruzione riguarda quasi esclusivamente l’azienda che possiede l’appalto, in questo caso WeBuild.

Agendo su questa strada non avrebbe più senso neanche pretendere che il collegamento stabile tra Scilla e Cariddi venga inserito all’interno del Recovery Plan, che l’Italia dovrà presentare nei prossimi giorni, l’imprenditore Pietro Salini ha spiegato che per realizzare infrastrutture di questo tipo si può benissimo chiedere all’Europa un finanziamento almeno del 20%, quindi si andrebbe a colmare economicamente quella parte restante che dovrebbe essere a carico dallo Stato. Insomma, se lo dice l’imprenditore di un’azienda che ha costruito oltre 1.000 km di ponti nel mondo, perché continuare a far finta di nulla? “Problemi non ci sono – continua Siviero – , è stato tutto approvato, ci sono soltanto piccoli adempimenti del Ministero dell’Ambiente, che riguardano ad esempio le migrazioni degli uccelli, quindi aspetti assolutamente marginali e risolvibili. Non capisco perché si debba continuare a dire di “No” alla realizzazione. Musumeci, a questo punto, ha detto bene: “apriamo una vertenza, andiamo a Roma e battiamo i pugni”. A quel punto sarà necessario convocare i parlamentari siciliani e calabresi, forse non tutti accetteranno, ma a quel punto si vedrà come ancora si continuerà ad andare contro a questa situazione”.

Trapelano dunque sensazioni positive dalle parole del Prof. Enzo Siviero, che spiega come sia adesso giunto il momento di insistere: “ho trovato grande adesione dagli ingegneri siciliani, qualche contrasto invece con i geologi calabresi. Credo serva maggiore visione, quella che probabilmente manca ai nostri tecnici, impegnati su più fronti, ma senza sogni non si raggiungono mai grandi risultati”“Il Ponte sullo Stretto, o “Ulisse” come è stato ribattezzato, ha un paio di componenti che sono stratosferiche – conclude – . Il progetto di sistemazione ambientale era all’avanguardia 10-12 anni fa e lo è tutt’ora. Il materiale che viene scavato per le fondazioni e le gallerie viene riposizionato lungo le coste per il ripascimento delle spiagge, risolverebbe anche il problema dell’erosione costiera. Inoltre è usato il project management consulting che è il controllo parallelo, ovvero una verifica che il progetto funzioni. E poi le procedure di controllo dei flussi finanziari erano state calibrate in modo da azzerare gli inserimenti mafiosi e ‘ndranghetisti, è diventato il modello di riferimento per ulteriori appalti. Siamo di fronte ad un piano innovativo sul piano sia tecnico e procedurale”. Se nel 2012 il Governo Monti non avrebbe sospeso la realizzazione, il Ponte sullo Stretto oggi sarebbe già transitabile, la situazione in Calabria e Sicilia sarebbe ben diversa e le Regioni avrebbero iniziato quel percorso per tornare ad essere il baricentro socio-economico e culturale del Mediterraneo.

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