Mafia, storico blitz a Potenza: 17 arresti, clan gestivano anche il bar del Tribunale [VIDEO e DETTAGLI]

StrettoWeb

Mafia, storico blitz della Polizia a Potenza nell’ambito dell’operazione “Iceberg”: 17 arresti

Dalle prime ore di questa notte è in corso una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia  della Procura della Repubblica di Potenza, per disarticolare un’associazione criminale di stampo mafioso radicata nel comune di Pignola (in provincia di Potenza) i cui appartenenti tuttavia si trovano anche fuori dalla Regione Basilicata. Complessivamente si stanno eseguendo 17 ordinanze cautelari personali, 2 provvedimenti di sequestro preventivo delle quote e del complesso aziendale di due società, una delle quali gestisce il bar all’interno del Palazzo di Giustizia del capoluogo lucano. Inoltre, con l’ausilio di unità cinofile si stanno effettuando varie perquisizioni.

Per lo svolgimento delle attività di arresto, perquisizione e sequestro, il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ha disposto l’invio a Potenza di equipaggi delle Squadre Mobili di  Matera, Avellino, Cosenza e Salerno che, con l’ausilio di personale della Squadra Mobile di Napoli, Bologna ed Ascoli Piceno, procederanno alle attività di polizia giudiziaria anche in Campania, Lazio ed Emilia Romagna.

In totale sono impiegati circa 150 agenti tra personale della Questura di Potenza, dei Reparti Prevenzione Crimine Basilicata, Puglia, Campania e Calabria nonché operatori specializzati della Polizia Scientifica Gabinetto Interregionale Puglia-Basilicata.

In data odierna, su diposizione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Potenza, la Squadra Mobile di Potenza — Sezione Criminalità Organizzata, con il supporto della Guardia di Finanza di Potenza – Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata che si è occupata di alcuni dei profili patrimoniale dell’indagine, ha dato esecuzione all’ordinanza con cui, su richiesta di questo Ufficio, il Gip del capoluogo lucano ha disposto l’applicazione delle misure della custodia cautelare in carcere nei confronti di R.S., R.V., R.D., M.A., Q.A., R.M., C.G., P.G., L.G., S.S., R.G., degli arresti domiciliari nei confronti di N.B., D.R., D.G.,  e dell’obbligo di presentazione alla PG nei confronti di T.M.A., T.M.M., R.V., nonché al contestuale decreto con cui è stato disposto il sequestro preventivo delle quote e del complesso aziendale delle società “Bar del Tribunale srl” e “Gioca e Vinci srls”.

Il provvedimento è stato adottato a valle di una vasta, articolata e complessa attività d’indagine coordinata dalla D.D.A potentina che ha permesso di fare luce sull’esistenza e sul forte radicamento nel territorio del clan mafioso dei RIVIEZZI di Pignola ma, di fatto, operativo su tutta la provincia di Potenza, anche grazie ad alleanze e sinergie con altre organizzazioni mafiose sia autoctone, quale il clan CASSOTTA, sia calabresi, dove i Eiviezzi godono di particolari appoggi e considerazione, che campane, con proiezioni, nel settore degli stupefacenti, anche all’estero..

L’accurato lavoro d’indagine svolto dalla Procura Distrettuale con il costante ed importantissimo supporto della Sezione Criminalità Organizzata della locale Squadra Mobile, si è sviluppato nel corso di un biennio durante il quale il copioso materiale investigativo acquisito, composto, tra l’altro, da intercettazioni, dichiarazioni di testimoni e collaboratori di giustizia, sopralluoghi, acquisizioni documentali, riscontri, pedinamenti, è stato accuratamente analizzato e rimesso a sistema disvelando la piena operatività del sodalizio pignolese e la sua endemica compenetrazione nel tessuto istituzionale ed imprenditoriale del potentino, al punto da essere in grado di condizionare alcuni settore della pubblica amministrazione locale, di governare il sistema degli appalti boschivi ed infiltrarsi, sin dal 2017, quale segno di audace auto-affermazione in un luogo simbolico, oltre che di disponibilità economiche, nella gestione del bar-caffetteria del Palazzo di Giustizia, dando così una eclatante dimostrazione della propria forza verso l’esterno ed allo steso tempo garantendosi un’ osservatorio privilegiato all’interno di un palazzo nevralgico nel sistema di tutela e ripristino della legalità.

Le indagini, infatti, hanno dimostrato come le società che dal 2017 si sono succedute nella gestione del servizio di bar-caffetteria nel Palazzo di giustizia di Potenza, sebbene intestate a semplici prestanomi, avvicendatisi fino allo scorso mese di novembre, secondo un turn over utile a schermare efficacemente l’interposizione, siano state fino ad oggi gestite, di fatto, da soggetti appartenenti o comunque contigui al sodalizio.

In tale contesto è emersa anche una grave condotta estorsiva perpetrata il mese di aprile 2018 da un affiliato del sodalizio, M.A., in danno dell’esponente di una società aspirante assegnataria al fine di farla recedere dal ricorso al Tar proposto avverso l’aggiudicazione.

Trattasi dello stesso soggetto, il cui arresto, avvenuto due mesi dopo, unitamente al boss e ad altri esponenti del clan per traffico internazionale di droga, destò scene di pianto e commozione proprio all’interno del bar-caffetteria immortalate dalle intercettazioni video­ambientale installate all’interno del locale.

Il meticoloso sforzo ricostruttivo ha permesso di fare luce anche sul pieno coinvolgimento di due esponenti del clan nell’omicidio di mafia del 2 aprile 2008 in danno di TETTA Giancarlo, perpetrato nel contesto della lunga e sanguinosa faida che dal 1991 ha scandito la storia dei rapporti fra gli avversi clan melfitani dei DI MURO e dei CASSOTTA. Partendo da una traccia investigativa già emersa negli anni addietro, ma mai sviluppata, si è dato corso ad una rigorosa attività di approfondimento condotta raccogliendo specifiche dichiarazioni e riscontrandole meticolosamente con sopralluoghi e raffronti rispetto alle indagini già svolte in passato.

In tal modo, ricomponendo i mosaici di un vero e proprio puzzle investigativo, è stato possibile far affiorare alla luce la complicità del capo-mafia RIVIEZZI Saverio e di un suo affiliato, Q.A., nell’omicidio TETTA a cui hanno contribuito consapevolmente, fornendo agli assassini, affiliati al clan CASSOTTA, la vettura Fiat Croma rubata qualche giorno prima a Potenza ed impiegata per raggiungere e freddare la vittima con otto colpi di pistola cai. 7,65 prima di darla alle fiamme.

L’attività inquirente ha permesso di mettere, poi, complessivamente, in risalto la particolare forza intimidatoria che il clan RIVIEZZI è in grado di esprimere e di cui risulta essersi avvalso in occasione di varie condotte estorsive in danno di imprenditori e commercianti perpetrate dai suoi affiliati in un arco di tempo che va dal 2013 in poi e fino ad epoca recente.

Sul punto deve anche essere espresso apprezzamento verso il ROS dei Carabinieri, che in un corale sforzo investigativo, ha accertato una specifica e sintomatica attività estorsiva del sodalizio nella città di Potenza.

Le risultanze investigative raccolte anche nel contesto di operazioni precedenti, quale quella a cui si è già fatto cenno per traffico internazionale di cocaina, sono state analizzate, valorizzate e messe a confronto con una serie di ulteriori elementi e riscontri che hanno permesso di ricondurre all’azione criminosa del clan, anche la tentata rapina a mano armata perpetrata nel settembre 2017 ai danni dell’Ufficio Postale di Potenza – Via Grippo e il furto aggravato perpetrato nel giugno 2018 ai danni dell’Ufficio Postale di Potenza — Via Messina, da dove vennero asportati 235.000,00 euro.

L’attività fin qui svolta, con gli sbocchi cautelari personali e reali che ne sono conseguiti, rappresenta un risultato di assoluto rilievo nel contrasto alla criminalità organizzata (che opera in modo rilevante e significativo in Basilicata ed anche in provincia di Potenza nonostante si registri non di rado una sottovalutazione del fenomeno) sforzo invece quotidianamente perseguito da questa Direzione Distrettuale Antimafia con l’indispensabile ed essenziale supporto della polizia giudiziaria.

Mafia, gestire bar del Tribunale: “dimostrazione di forza”

Una eclatante dimostrazione della propria forza verso l’esterno”: cosi’ il Procuratore distrettuale antimafia di Potenza, Francesco Curcio, ha definito la capacita’ di un clan mafioso radicato a Pignola (Potenza ) di ottenere la gestione del bar-caffetteria all’interno del palazzo di giustizia del capoluogo lucano, vicenda al centro dell’operazione “Iceberg” che ha portato, stamani, all’esecuzione di 14 arresti (undici in carcere e tre ai domiciliari) e alla notifica di tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, Non solo: gestire il bar nel palazzo di giustizia e’ stato anche un “segno audace di auto-affermazione in un luogo simbolico, oltre che di disponibilita’ economiche”, ma anche – piu’ “utilmente” – la garanzia di avere “un osservatorio privilegiato all’interno di un palazzo nevralgico nel sistema di tutela e ripristino della legalita’“. Il gip, nell’ordinanza eseguita da Polizia e Guardia di Finanza, ha disposto anche il sequestro preventivo di due societa’: “Bar del Tribunale” e “Gioca e vinci”. All’operazione che ha sgominato il clan Riviezzi di Pignola e la sua “endemica compenetrazione nel tessuto istituzionale ed imprenditoriale del Potentino“, si e’ arrivati dopo circa due anni di indagini con intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, sopralluoghi, sequestro di documenti, riscontri e pedinamenti. L’inchiesta ha accertato anche una “grave condotta estorsiva” messa in atto da un affiliato che, nel 2018, convinse un rappresentante di una societa’ che aspirava a gestire il bar del Tribunale e non presentare ricorso al Tar contro l’aggiudicazione. L’arresto dell’estorsore, del capoclan – Saverio Riviezzi – e di altri affiliati per traffico internazionale di droga provoco’ “scene di pianto e commozione” nel bar del palazzo di giustizia, riprese dalle telecamere che vi erano state installate. Le indagini coordinate dalla Dda hanno fatto luce anche su aspetti dell’omicidio di Giancarlo Tetta, avvenuto nel 1991 con otto colpi di pistola (il cadavere fu poi bruciato). Due esponenti del clan Riviezzi, secondo l’accusa, basata su accertamenti partiti da una “traccia investigativa gia’ emersa anni addietro ma mai sviluppata“, fornirono ad un clan del Melfese l’auto usata per raggiungere e uccidere Tetta. Infine, al clan sono state attribuite anche una tentata rapina e un furto (con bottino di 235 mila euro) a due uffici postali di Potenza, nel 2017 e nel 2018.

Mafia, Dda Potenza: “un fenomeno spesso sottovalutato”

L’opera della criminalita’ organizzata in Basilicata e “anche in provincia di Potenza” e’ un fenomeno che fa registrare “non di rado una sottovalutazione“. Lo ha detto il Procuratore distrettuale antimafia di Potenza, Francesco Curcio, commentando l’operazione “Iceberg” che, oggi, ha sgominato il clan Riviezzi di Pignola (Potenza). Secondo Curcio, la criminalita’ organizzata “opera in modo rilevante e significativo in Basilicata ed anche in provincia di Potenza”. Curcio ha definito “di assoluto rilievo” il risultato dell’operazione contro il clan Riviezzi (undici persone in carcere, tre ai domiciliari e tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria).

Mafia, storico blitz a Potenza: le immagini della Polizia [VIDEO]

Condividi