Reggio Calabria, prosegue la “questione” Piazza De Nava. Fondazione Mediterranea: “ecco le soluzioni per non snaturare un luogo storico”

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Un dibattito molto acceso quello sui lavori previsti nella storica piazza De Nava di Reggio Calabria

“In una città normale la “questione piazza De Nava” si sarebbe già risolta: la ragionevolezza e il buon gusto estetico, per non parlare del senso del bene comune e del rispetto della storia, avrebbero avuto la meglio su atteggiamenti integralisti e irrispettosi dell’idea del bello, o guidati da interessi personali e miopi particolarismi. In una città normale l’amministrazione comunale, prima di procedere alla demolizione di una piazza storica per sostituirla con un assolato “non-luogo” senza storia né memoria, terrebbe conto dell’opinione contraria al progetto espressa sostanzialmente all’unanimità dalla società civile tramite le sue associazioni. Parliamo di unanimità in quanto i pochissimi pareri positivi sono inquinati da conflitti di interesse, da interessi personali e di gruppo, da obbedienza ideologica, da intenzioni adulatorie o, nel migliore dei casi, da una disinteressata ma erronea visione del bello e del bene comune. In altri termini, questi pareri positivi non si possono definire come libere espressioni di pensiero bensì condizionate.

Siccome non siamo in una città normale, ma in una che ha già immesso nel tritacarne prima i suoi palazzi liberty, negli anni Sessanta, e recentemente le sue strade e le sue piazze, c’è il rischio concreto che, in presenza di un attento e vigile gruppo di associazioni, per legittimamente opporsi a un discutibile progetto, ci si avvii a un’ispezione ministeriale sulle attività della Segreteria regionale del Mibact, a interrogazioni parlamentari e a un ricorso al Tribunale amministrativo regionale. Eppure, per non perdere il finanziamento di cinque milioni, cui tanto tengono l’amministrazione comunale e i sostenitori interessati o piaggianti, la soluzione ci sarebbe: operare delle modifiche che, pur tenendo conto dei pochissimi pareri positivi espressi, vengano incontro ai desiderata dell’assoluta maggioranza, che intende rispettare la storia della città e la memoria cittadina.

Le modifiche progettuali sono state presentate nei primi giorni di aprile da parte della Fondazione Mediterranea, che ha per prima sollevato pubblicamente il caso, all’Amministrazione comunale ed alla Conferenza dei servizi, fatta in modalità asincrona in modo da non dover sostenere alcun contraddittorio. Di seguito si riportano alcuni sintetici stralci.

Mantenimento inalterato dell’impianto della piazza “dov’era e com’era”, per come si legge in tutti libri di architettura a proposito del restauro; eventuale sostituzione solo della pavimentazione, che non presenta particolarità da tutelare, con pietra di Macellari; accurato restauro di tutti gli elementi decorativi e delle aiuole oltre che dei sedili, caratteristici anche del Lungomare; rimodulazione degli impianti di illuminotecnica previsti a terra, sì da armonizzarli con lo stile della piazza; eliminazione della progettata fontana a zampilli, prevista nell’angolo basso lato via Vollaro; pedonalizzazione delle strade, come previsto, e restauro del basolato originario, senza le programmate rimozioni a scacchiera; creazione di teche espositive esterne al Museo, concretizzando così non a parole ma nei fatti la sua apertura all’esterno; eliminazione dell’alto palo di illuminazione e sua sostituzione con una lampionatura che riproduca quella ora presente; uso di essenze arboree e arbustive originali dei nostri luoghi, al posto delle previste originarie del Sud America; utilizzo dei fondi in esubero per ripristinare il basolato lavico delle strade che affluiscono alla piazza restaurata.

Tutte le modifiche proposte, facilmente implementabili nel progetto, che si potrebbe così realmente chiamare di “restauro e riqualificazione”, non snaturerebbero la piazza e concretizzerebbe con maggior gusto e funzionalità le finalità postesi dal Mibact, sulle quali si può anche convenire: aprire il museo all’esterno, pedonalizzare l’area e raccordarla con il monumento a Corrado Alvaro. Si opererebbe così una giusta sintesi tra le esigenze degli aventi interesse al progetto originario e le idee di chi ha interesse solo al bene pubblico”.

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