Coronavirus in Sicilia, Musumeci: “non mi dimetto. Intercettazioni Razza? Frasi infelici, ma nessun falso”

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Clima teso nel corso del dibattito che si è svolto ieri sera all’Ars sull’inchiesta relativa alla presunta manipolazione dei dati Covid nell’Isola: Musumeci ha dichiarato di non dimettersi e ha difeso l’operato di Razza

Non ha alcuna intenzione di dimettersi il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. Lo ha annunciato ieri nel corso del dibattito che si è svolto ieri sera all’Ars sull’inchiesta relativa alla presunta manipolazione dei dati Covid nell’Isola. L’Aula ha affrontato il tema in una seduta diventata rovente, ma da parte del governatore non ci sarà alcun passo indietro. Commissario regionale all’emergenza Coronavirus, Musumeci è stato accusato dal Sindaco Cateno De Luca di essere a conoscenza della situazione ed ha chiesto per tale motivo al ministro Roberto Speranza di revocare la delega. Ieri le opposizioni hanno più volte chiesto a Musumeci di dimettersi, ma la risposta è stata secca: “solo i vili si dimettono, solo i fuggiaschi si dimettono – le parole del governatore – . Noi abbiamo offerto il cuore oltre l’ostacolo. Non siamo qui per essere iscritti in elenco assieme agli ‘altri’, ma perché vogliamo cambiare la Sicilia. Il percorso di rivincita della Sicilia è ancora lungo e faticoso ma l’abbiamo iniziato”.  Nelle parole di Musumeci una difesa del proprio operato, di Razza – che ha presentato le dimissioni di assessore alla Salute perché indagato – ma anche accuse agli oppositori e stilettate a parte della magistratura. “In questi giorni – ha detto – ho visto tanti sciacalli ballare sui leoni in difficoltà: divertitevi, tanto i leoni resteranno leoni e gli sciacalli resteranno sciacalli”.

“Razza è un ragazzo di 40 anni che ha dato la migliore lezione di stile istituzionale. Adesso sta vivendo giornate difficili. Potrebbe capitare a ciascuno di voi – ha aggiunto Musumeci rivolgendosi ai parlamentari – per una parola mal detta, per aver compiuto un atto senza la dovuta meditazione. Serve prudenza, la gente è disperata e affamata, è facile aizzare le persone per dire di mandare a casa questo governo. Non si risolve niente così perché assieme alla folla che grida c’è un popolo che pensa e ragiona. Il mio dovere è di condurre l’Isola fuori dalla pandemia e vi assicuro che il gesto compiuto da Razza  non è un gesto assai diffuso in Italia. L’ultimo esempio è il presidente della Regione Lazio, che non ha ritenuto di doversi dimettere, e per me ha fatto bene, quando è stato raggiunto da un avviso di garanzia. Non ci si può sentire colpevoli se si è raggiunti da un avviso di garanzia in uno Stato di diritto”.

Musumeci è anche tornato sul tema “intercettazioni” e sulle frasi che mettono in difficoltà Razza. “La frase ‘spalmiamo i morti” – ha ammesso Musumeci – è stata assolutamente infelice, anche se si utilizza nel gergo abituale tra colleghi. Può suscitare giustamente indignazione: se si fosse detto distribuiamola o accreditiamola, forse avrebbe suscitato meno reazione. Quel termine si riferiva al fatto che quei dati erano arrivati dalle strutture con cinque giorni di ritardo, quindi non avrebbe avuto senso caricarli tutti in un solo giorno perché quello sì sarebbe stato un falso”. Secondo l’accusa poi le azioni di Razza e degli altri indagati sarebbero state guidate dalla ricerca del consenso per evitare misure impopolari come la “zona rossa”. “Noi abbiamo improntato la nostra condotta a misure costanti restrittive. Cercavo il consenso? – ha ribadito Musumeci – Ho il dovere di dire che il mio governo è stato accusato di avere applicato in questi mesi eccessive restrizioni. Non abbiamo mai tralasciato una sola iniziativa per contenere la pandemia. Chi è stato sfiorato dal morbo della morte sulla propria pelle sa cosa significa evitare o scongiurare la morte”.

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