Foto di Martin Divisek / EPA
Negli ultimi giorni si sono accesi nuovamente i riflettori sul caso Denise Pipitone, la bambina scomparsa da Mazara del Vallo nel settembre 2004. Una vicenda dai contorni da sempre poco chiari, senza una pista nitida da seguire, fatta di dubbi, domande e misteri. Che fine ha fatto Denise? È ancora viva? Qualcuno l’ha rapita, o peggio, qualcuno le ha fatto del male? Sono interrogativi che dopo 17 anni ancora non hanno una reale risposta. La vicenda legata a Olesya Rostova, una giovane ragazza russa somigliante nei tratti somatici a Piera Maggio e con alle spalle una storia di rapimento da parte di una rom nello stesso arco temporale di Denise, ha suscitato grande clamore. Sarà solo il test del Dna a stabilire se si tratta realmente della piccola Denise o di un’altra falsa speranza.
A proposito di false speranze: fra le tantissime segnalazioni e possibili punti di svolta venuti fuori in questi anni, un episodio particolare, rimasto a lungo tempo segreto, ha dell’incredibile. Il legale della famiglia della bimba, Giacomo Frazzitta, ha selato ai microfoni di ‘Chi l’ha visto?’ il ruolo e la figura enigmatica di Behgjet Pacolli nella vicenda. Si tratta di un imprenditore kosovaro con cittadinanza svizzera, ex Marito di Anna Oxa, che ha ricoperto anche alcune cariche politiche nel suo Paese d’origine, senza dubbio ricco e famoso, dunque attendibile e non alla ricerca di un ritorno in termini di fama nell’affiancare il suo nome alla vicenda. A tal proposito aveva chiesto che il suo nome non venisse fuori. Pacolli aveva definito il caso di Denise come un ‘sequestro internazionale‘ e lui, che avea operato con successo già in passato in situazioni del genere, si era detto pronto a risolvere il caso.
Piera Maggio, in un’ intervista del 2005, aveva dichiarato: “per prima cosa devo dire che la pista dei rom è parsa la più convincente soprattutto quando, il 18 ottobre 2004, gli inquirenti mi mostrarono il video girato a Milano. Quella era proprio Denise. Ne sono certa. Ma quel gruppo di zingari non si è mai fatto vivo. Cosi, il 3 novembre, quando il legale del signor Pacolli ha telefonato al mio avvocato dicendo di voler collaborare nelle ricerche perchè conosce bene l’ambiente dei rom, io sono rimasta molto contenta e colpita. Attendevo una soluzione. Posso solo dire che il risultato non c’è stato“.