Università di Messina: cambiano le modalità per presentare l’istanza di rinuncia agli studi, ma gli iscritti segnalano le difficoltà

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Con il conferimento dell’ultima delibera, per presentare l’istanza di rinuncia agli studi non basta più il solo contributo di € 116,00

Una segnalazione di alcuni studenti che dovrebbe quanto meno far riflettere. All’Università di Messina presentare l’istanza di rinuncia agli studi è diventata una questione per “ricchi”. Rispetto agli passati infatti, con l’ultima delibera conferita dal Rettore, non basterà più pagare il solito importato da €116, ma si vanno a sommare anche altri corrispondenti. “Per gli immatricolati/iscritti all’anno accademico 2020-2021 – si legge sul portale ufficiale – , le istanze di rinuncia presentate entro il 30 novembre 2020 comporteranno il pagamento del solo contributo pari a € 100,00 e dell’imposta di bollo pari a € 16,00 riscossa in modalità virtuale. Dal 1 dicembre 2020, la rinuncia agli studi si perfeziona, in aggiunta al pagamento del contributo di € 100,00 + € 16,00 (imposta di bollo), secondo le seguenti modalità”: se la domanda fosse stata presentata tra l’1 dicembre 2020 e il 15 gennaio 2021 avrebbe dovuto sommarsi la prima rata (ovvero 1/3 rata unica), se questa avviene tra il 16 gennaio 2021 e il 30 aprile 2021 va effettuato il pagamento anche della prima e della seconda rata (ovvero 2/3 rata unica), addirittura se consegnata oltre il 30 aprile 2021 va versato l’intero COA.

Una vera e propria beffa inaspettata chi si trova a dover presentare la richiesta anche se perfettamente in regola con il pagamento di tutte le tasse universitarie fino all’ultimo anno d’iscrizione. Consultando infatti determinazioni sugli atti di gestione dei precedenti anni accademici si legge: “le dichiarazioni di rinuncia agli studi possono essere presentate in qualsiasi periodo dell’anno previo pagamento delle somme a debito, così come risultano dal sistema ESSE3. All’importo dovuto dovrà essere aggiunta la somma di € 100,00 a titolo di tassa di rinuncia”. Non c’è dunque alcun riferimento ad altri pagamenti aggiunti. In un momento di pandemia, in cui molta gente ha perso il lavoro, e comunque tutti stanno cercando di stringere i denti per resistere alla crisi economica, non è il massimo doversi trovare di fronte a questa situazione. La speranza è che l’Università possa tornare sui propri passi in tempi brevi e capire il momento di difficoltà che molte famiglie stanno vivendo.

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