Scilla: 85 anni fa nasceva il pittore e scultore di talento Carmine Pirrotta

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Carmine Pirrotta morì a Scilla il 3 Marzo 1988 e il 28 agosto 1999, gli è stata intitolata “la Traversa di Via Raffaele Piria”, nel quartiere San Giorgio a Scilla, vicino alla zona della sua abitazione che era sita in Via Bastia

Carmine Pirrotta nacque a Scilla il 1 Aprile del 1936 da Domenico e Antonia Laganà. Frequentò la scuola primaria scillese e si formò alla Scuola d’Arte di Reggio Calabria e in breve tempo divenne un Pittore e Scultore di talento. Scilla e gli scillesi furono sempre al centro delle sue ispirazioni per le sue opere d’arti. Il suo stile caratteristico e il suo estro artistico furono le doti più importanti del giovane artista. Da ragazzo ammirò tanto la Scuola degli “Artisti di Scilla” fondata dal pittore Guttuso nel 1949 e anche se la scuola ebbe un solo anno di vita, ebbe il merito di creare e diffondere una pittura ispirata allo straordinario paesaggio scillese. Hanno fatto parte il Pittore Saro Mirabella, allora assistente di Guttuso, il Pittore Giovanni Omiccioli, lo Scultore Giuseppe Mazzullo e vi aderì anche il Pittore scillese Giuseppe Marino e nel 1950 furono esposti i lavori eseguiti, in una mostra alla galleria “Il Pincio” di Roma, tra i tanti capolavori di quel magico anno spiccarono la “Mareggiata sullo Stretto” e la “Donna di Scilla”. L’impostazione della scuola fu importante come base artistica per Carmine Pirrotta che così raffinò la sua tecnica, migliorò il suo talento e le sue capacità innate. Nei suoi lavori veniva prima l’oggetto, la figura, la prospettiva, la macchia, il fraseggio cromatico, l’informale, talvolta ignorava le sfumature mentre si concentrava alle forme, violentemente sbalzate, corpose e aggressive come le braccia e le gambe muscolosi dei suoi personaggi. Indimenticabile un Carmine Pirrotta in piena forma fisica e psicologica mentre lo intervista Leonida Repaci per conto di una trasmissione televisiva della Rai del 1960, dove parlò di una sua esposizione artistica dell’epoca e del lavoro che stava facendo direttamente sul posto, che raffigurava un pescatore “ramagliatore” intento a riparare la rete sulla spiaggia di Scilla e in quell’occasione disse che << la leggenda delle sirene sono correnti marine che le scienze hanno mangiato tutto >>. Dopo di che la sua vita divenne molto difficile, segnata da due eventi negativi come la morte prematura del padre, ucciso dal crollo di un cornicione e un amore che fu molto osteggiato dalla famiglia della sua amata. Carmine non rivedrà quella ragazza, allontanata da Scilla unicamente per ignobile pregiudizio. Tutto ciò ha contribuito a creare un “Poeta maledetto”, così lo definì Vincenzo Paladino nel suo libro “Calabria ultima”, come Vincent Van Gogh. Sempre Paladino scrisse di lui: per descrivere l’estro della sua immensa arte non vi sono parole ma ” bastava vederli una volta per dire… quello è Pirrotta”. L’artista scillese era di animo buono e senza dubbio, avrebbe meritato per le sue doti artistiche una vita privilegiata ma fu devastato da una delirante solitudine, alienato da una passione esclusiva e da un’esistenza reietta. Carmine Pirrotta si ritirò in solitudine, dalla quale traeva nutrimento per le sue produzioni artistiche e si ribellava all’ipocrisia e alla finta libertà del vivere sociale. Visse gli ultimi anni della sua vita in modo autentico, con i capelli lunghi stile “rivoluzionario cubano” , come cantava Augusto D’Aolio “Come potete giudicar, come potete condannar, chi vi credete che noi siam, per i capelli che portiam”, nella canzone “Come Potete Giudicar” dei Nomadi del 1966. Carmine Pirrotta divenne sempre più introverso anche perché tante volte deriso per la sua sensibilità di artista o per il suo essere trascurato. Tra le tante pittore realizzate ricordiamo i lavori di olio su tavola come “La televisione” del 1960 (nella foto) e “Natura morta” del 1970, di olio su cartoncino “Autoritratto” del 1960 (nella foto), “Fiori” del 1970 e “U vapori”del 1973, di tempera su carta “Ulivi” del 1965. Ha partecipato a mostre collettive nel 1959 a Reggio Calabria, e a mostre personali dal 1961 al 1963 e nel 1966 a Reggio Calabria, nel biennio 1969 e 1970 a Trieste e nel 1970 a San Benedetto del Tronto. Ha ricevuto numerosi premi e segnalazioni, la più prestigiosa fu la medaglia d’oro nel 1967. Tra le opere realizzate dall’artista scillese si ricordano, “Il lontre in gesso” posto all’ingresso del Palazzo Comunale di Scilla, “I monumenti ai caduti” della Prima Guerra Mondiale collocati in piazza San Giuseppe a Scilla del 1960 (nella foto), in Piazza San Gaetano a Melia ed in Piazza Municipio a Sinopoli. Numerose sue opere di pittura, scultura e grafica sono gelosamente custodite in collezioni private italiane ed estere. Dopo la sua morte, l’artista venne ricordato con delle mostre a lui dedicate, infatti nel 1999 fu allestita una mostra organizzata dal comune con la pro loco di Scilla, dove furono esposti 26 dipinti, 7 bassorilievi in legno, 4 bassorilievi in gesso, 3 pitture su legno e 35 disegni, mentre nel 2019 a Melia fu organizzato dalla Famiglia Ventura in collaborazione con la Galleria d’arte Toma”, una mostra incentrata sui “Bozzetti autografi” del Monumento ai caduti. In tutte e due gli eventi partecipò la sorella dell’artista, suor Maria Pirrotta, condividendo i ricordi d’infanzia ed in particolare per il primo evento donò al Comune un dipinto del suo amato fratello, raffigurante dei pescatori sulla spiaggia di Scilla, esposto nella sala consiliare del Comune. Morì a Scilla il 3 Marzo 1988 e il 28 agosto 1999, gli è stata intitolata “la Traversa di Via Raffaele Piria”, nel quartiere San Giorgio a Scilla, vicino alla zona della sua abitazione che era sita in Via Bastia.

Enrico Pescatore

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