Reggio Calabria: il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza un nuovo incontro da remoto sui luoghi della Divina Commedia

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Reggio Calabria: il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza un nuovo incontro da remoto sui luoghi della Divina Commedia. La nuova conversazione dantesca riguarderà la Campania

Il 2021 è l’anno del settecentenario della morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna, suo luogo d’esilio, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321. Anche il Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria ha organizzato, nel suo piccolo, un programma per ricordare tale evento con una serie di incontri, da remoto, tra il mese di marzo e quello di settembre 2021, con una serie di conversazioni che coinvolgeranno studiosi, accademici di diversa provenienza che ricorderanno il Sommo poeta, autore della Divina Commedia, padre della lingua italiana, e simbolo dell’unità del nostro Paese. Il sodalizio culturale reggino ha inserito nel palinsesto del mese di marzo, quattro iniziative, dedicate a Dante Alighieri, che saranno una sorta di viaggio ideale che attraverserà il territorio nazionale. Partendo dal Sud verranno idealmente visitati quei luoghi, ricordati quegli avvenimenti descritti nella Divina Commedia insieme ai personaggi che vissero in quelle aree geografiche. Fatti e personalità sia reali che frutto delle tradizioni popolari saranno presenti nella lettura visiva dei relatori che hanno aderito di buon grado all’invito ricevuto dal Circolo Culturale “L’Agorà”. I primi due incontri sono stati dedicati alla Calabria ed alla Sicilia, mentre il prossimo appuntamento sarà dedicato alla Campania, con una nuova passeggiata letteraria nei luoghi, negli eventi e con i personaggi descritti da Dante Alighieri nella sua opera universale. La battaglia di Benevento, la figura del sovrano Manfredi e del suo incontro con Dante Alighieri, saranno alcuni degli aspetti che saranno oggetto di analisi da parte della dott.ssa Judith Jambor, gradita ospite del sodalizio culturale reggino. Jambor Judit Katalin, cofondatore e presidente dell’Associazione culturale ungherese “Maria d’Ungheria Regina di Napoli”, l’associazione per l’attività culturale e per i meriti rilevanti, nel 2019 è stata anche ammessa nell’Organizzazione delle Associazioni Nazionali dell’Europa Occidentale. La dottoressa Jambor dal 2001 al 2019 già collaboratrice presso il Consolato Onorario d’Ungheria per la Campania e per la Calabria con sede in Napoli, con il compito di promuovere la cultura, la storia e l’arte ungherese all’estero, prestando attenzione ai ricordi e ai legami che accomunano l’ Ungheria e l’ Italia. Ha realizzato diversi studi , ricerche e dissertazioni storico- letterario con l’approfondimento mirato ai periodi del medioevo, dell’800, e del 900. Per tale impegno profuso , nel 2016 le è stato assegnato ai sensi del decreto Legge EMMI 26/2016(IX.8) dal Ministero delle Risorse Umane il riconoscimento “Pro cultura Hungarica” .“Io mi volsi ver’ lui e guarda il fiso:/ biondo era e bello e di gentile aspetto,/ ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso” è il primo verso del III canto del Purgatorio dove il sovrano Manfredi esorta il Sommo Poeta di informare la figlia della propria figlia, erede della casa reale di Svevia: “Io son Manfredi,/nepote di Costanza imperadrice/ond’io ti priego che, quando tu riedi,/vadi a mia bella figlia, genitrice/de l’onor di Cicilia e d’Aragona,/e dichi ‘l vero a lei, s’altro si dice/Poscia ch’io ebbi rotta la persona/di due punte mortali, io mi rendei,/piangendo, a quei che volontier perdona.” Sua figlia Costanza d’Aragona, andata in sposa a Pietro III d’Aragona, tornò a governare la Sicilia dopo che gli angioini, che avevano strappato il trono al padre, furono sconfitti. Dante nella sua “Divina Commedia” si rivolge a lei con il soave appellativo di “Buona Costanza”. Ritornando alla conversazione tra Manfredi e Dante Alighieri, il sovrano narra di come, dopo essere stato ucciso dagli angioini nella battaglia di Benevento,il suo corpo fosse stato sepolto sotto una grande mora fosse stato dissotterrato le sue ossa disperse durante la notte sulle rive del fiume Verde, in Abruzzo, fuori dai confini del suo regno ormai perduto, dove “l’ossa del corpo mio sarieno ancora/in co del ponte presso a Benevento,/sotto la guardia de la grave mora./Or le bagna la pioggia e move il vento/di fuor dal regno, quasi lungo ‘l Verde,/dov’e’ le trasmutò a lume spento” . Secondo quanto tramandatoci dal cronista Giovanni Villani, Carlo d’Angiò fece seppellire il cadavere di Manfredi presso il ponte di Benevento sotto una grande mora di sassi, ma l’arcivescovo di Cosenza Bartolomeo Pignatelli, con il benestare del papa Clemente IV, lo fece disseppellire e gettare fuori dei territori della Chiesa, a candele spente e rovesciate come si conveniva ad uno scomunicato, lungo il fiume Verde, nome medievale del Liri. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 18 marzo.

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