L’ultima volta (era fine gennaio 2015) “si palliau tutta Riggiu“, con tanto di selfie sotto la curva e lavagne luminose portate in alto come trofeo. A fine stagione però, quattro mesi dopo, Amato Ciciretti fu costretto a sorbirsi la doppia batosta nel playout, i cori dei tifosi amaranto e la retrocessione. Fu quella, tra l’altro, la parola fine (felice sul campo ma non molto a livello societario) della gestione Foti e l’ultimo derby dello Stretto tra Reggina e Messina prima del fallimento e della rinascita.
Nel frattempo Amato Ciciretti, che aveva spiccato il volo verso la Serie B e poi la Serie A, non ha più ritrovato il Granillo e le due sponde dello Stretto. Lo farà domenica con il Chievo, dopo circa 6 anni da quei fatti, rincontrando tra l’altro Marco Baroni, con cui al Benevento fece faville. Non potrà invece rincontrare (ma per lui è una fortuna) i tifosi amaranto, che sicuramente gli avrebbero riservato un’accoglienza tutt’altro che rose e fiori nonostante siano passati tanti anni.
E, in tutto questo tempo, magari lo stesso Ciciretti si sarà pentito: “Basta selfie. E non ne faccio più anche se dovessi fare un gol capolavoro. I reggini a fine stagione mi hanno massacrato“, aveva dichiarato il calciatore pochi mesi dopo il doppio spareggio. E il riferimento va chiaramente ai cori degli ultras amaranto al San Filippo al termine della sfida di ritorno vinta con un gol di Balistreri, ma anche ai numerosissimi meme e messaggi sui social susseguenti a quel match.