Omicidio Barbara Corvi, arrestato il marito originario di Reggio Calabria: gelosia e l’ombra della ‘Ndrangheta

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Omicidio Barbara Corvi, arrestato il marito Roberto Lo Giudice originario di Reggio Calabria. Il procuratore di Terni: “gelosia in contesto di mentalità mafiosa”

A quasi 12 anni dalla scomparsa senza aver lasciato alcuna traccia, si registra una svolta importante nel caso riguardante Barbara Corvi. La 35enne scomparsa da Montecampano di Amelia il 27 ottobre 2009 sarebbe stata uccisa per “gelosia” in un contesto di “mentalità mafiosa“. È quanto ha dichiarato ai media il procuratore capo di Terni, Alberto Liguori, che ha coordinato le indagini che all’alba di quest’oggi hanno portato all’arresto di Roberto Lo Giudice. L’uomo, originario di Reggio Calabria, è legato all’omonima cosca mafiosa dei Lo Giudice. “La donna non ha autonomia e ogni tradimento deve essere lavato con il sangue“, ha spiegato il procuratore commentado la vicenda, scatenatasi dopo la confessione di una relazione extraconiugale della donna fatta al marito. “Riteniamo – ha spiegato il procuratore – che l’omicidio si iscriva in un contesto di famiglia d’origine in cui quando un rapporto si interrompe, gli istituti di civilta’ come separazioni e divorzi non sono contemplati, a favore di soluzioni di giustizia domestica, privata“.

Il corpo di Barbara Corvi non è mai stato ritrovato. Nella conferenza stampa tenuta dal procuratore capo di Terni è emersa un’intercettazione ambientale nella quale si senteuna persona, ancora ignota, affermare “penso che sia stata sciolta nell’acido“. “I misteri che avvolgevano le prime investigazioni – ha spiegato Liguori – sono stati chiariti anche grazie al contributo offerto da plurimi collaboratori di giustizia un tempo facenti parte del clan Lo Giudice, quelli delle bombe ai giudici di Reggio Calabria del 2010“. Lo Giudice avrebbe agito in concorso con il fratello Maurizio, anche lui indagato. Le indagini di Arma e Procura hanno portato anche a smascherare diversi depistaggi ed in particolare “la tesi dell’allontanamento volontario e il prosciugamento dei conti correnti di Barbara per garantirsi la fuga, la manipolazione del pc di Barbara per accreditare intenti suicidari il giorno prima della scomparsa, le due cartoline spedite da Firenze il 5 ed il 6 novembre 2009 da Barbara ai figli e le vere ragioni della presenza di Roberto Lo Giudice a Reggio Calabria, appena 18 giorni dopo la scomparsa della moglie“.

Nessun allontanamento volontario, ma una fine tragica che ha delle inquietanti coincidenze con quanto accaduto alla moglie del fratello di Lo Giudice, Angela Cosentino, uccisa a Reggio Calabria nel 1994 perchè aveva una relazione con un amante mentre il marito era in carcere. “Ricostruendo la storia di Lo Giudice – ha detto il procuratore capo di Terni, Alberto Liguoridel perchè si fosse trasferito qui dalla Calabria e analizzando il caso della cognata di Barbara, Angela Cosentino, anch’essa uccisa, abbiamo intravisto l’esistenza di un legame tra i due fatti di sangue. Il movente comune: la gelosia. Ho sentito quella donna vicina per tutto il corso dell’ultimo anno. Balza agli occhi – ha spiegato Liguori in merito alla presunta storia dell’allontanamento – come Barbara si fosse allontanata senza portare con se’ documenti o indumenti, nemmeno una borsa. Abbiamo ascoltato l’indiziato, i suoi familiari e portato a galla le intimidazioni e i depistaggi che hanno costellato questa vicenda, finchè  l’autorità giudiziaria non ci ha dato ragione“.

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