I “maghi” delle Regioni e l’incoerenza della politica: “Il Governo riapra, ma intanto noi chiudiamo…”

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Quest’anno di pandemia ha messo in evidenza la capacità dei presidenti di Regione di interpretare al meglio il “politichese”: vogliono riaprire, ma poi chiudono più del Governo

Il Governo chiude e continua a farlo, le Regioni vogliono riaprire. Il Governo riapre qualcosa, le Regioni chiudono quel poco che è stato lasciato aperto. Difficile trovare il termine a questa situazione: incoerenza, incapacità, confusione. Una di queste, forse, anche se poi sono le componenti che hanno in gran parte contraddistinto la politica italiana da gennaio 2020 ad oggi. Parole, parole, parole. Certezze, di cui nessuno era certo, e quindi passi indietro. Ma, soprattutto, mancanza di responsabilità, da parte di quei Governatori che vorrebbero riaprire (a parole appunto) ma poi restringono le misure più di quanto non faccia il Governo. Sia chiaro, quest’ultimo – pur con tutte le inefficienze, le inesattezze e le incoerenze legate a chiusure prolungate e che hanno comunque prodotto migliaia di contagi e morti, distruggendo al contrario l’economia – ha comunque mantenuto una linea sempre uguale in termini di contenimento. E’ cambiato il presidente del Consiglio, con alcuni suoi ministri, ma quello delegato alla Salute è rimasto lo stesso, appoggiato da una schiera di medici e scienziati “rigoristi” e “chiusuristi”.

Tanti presidenti di Regione, invece, hanno dimostrato di interpretato al meglio il “politichese”. A partire da Toti, da mesi portavoce della frangia “aperturista” tra le Regioni, come da piena linea di partito. Poi però che fa? Blinda la Liguria per Pasqua vietando il trasferimento nelle seconde case e nelle barche. Divieti ulteriori a quelli già imposti dal Governo “per limitare la diffusione del contagio”. E menomale che voleva aprire…

Sulla stessa linea si è mostrato il Governatore della Sardegna Christian Solinas. Lui, con la sua Regione in zona bianca per qualche settimana, anziché pensare a far ripartire la macchina economica e turistica del paese ha ben pensato di ridurre comunque l’orario del coprifuoco (che in zona bianca non c’era) alle 23.30, anche in questo caso restringendo di più di quanto non avesse fatto il Governo.

La situazione che più ci riguarda da vicino, e che abbiamo affrontato a più riprese, è riguardante la Regione Calabria. Nino Spirlì, esponente di quella Lega che da tempo “blatera” sulle riaperture, provando ad alzare la voce contro le prorogate misure di Draghi e Speranza, ha avviato una vera e propria lotta personale cercando ripetutamente di chiudere le scuole in zona gialla, pure qui restringendo ancor di più di quanto non chiedesse il Governo (fino a domani le scuole sono chiuse solo in zona rossa). Eppure il leader del partito di Spirlì, Matteo Salvini, avrebbe potuto ben consigliare uno dei suoi “allievi”, invitandolo a prendere decisioni coraggiose in linea alle idee di partito. Niente da fare.

Probabilmente, è solo l’ennesima dimostrazione di come in politica siano tutti bravi a fare opposizione e a “ciarlare” sempre contro le decisioni del Governo e della maggioranza. Salvo poi, quando è il momento di prendere decisioni e assumersi responsabilità, “farsela addosso”. E’ mancanza di coraggio, ripetiamo. E in politica serve coraggio, serve scegliere una strada in nome di logica (e in questo caso scienza) e non in base al consenso della gente. E non ci stancheremo mai di affermare ciò che abbiamo detto per mesi in riferimento all’unica mossa coraggiosa in Italia da marzo 2020: quella della compianta Jole Santelli, che circa un anno fa decideva di riaprire i ristoranti coi tavolini all’aperto per permettere ai ristoratori di ritornare a lavorare e alla gente di tornare a vivere dopo settimane difficili, favorendo il turismo, prima vera arma di crescita economica della Calabria.

Ieri c’è stato il confronto proprio tra Governo e Regioni: il centrodestra, con gran parte dei Governatori, chiede di ripartire da metà aprile dove possibile. Draghi accoglie, ma sarà l’ennesima farsa?

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