Giornalista messinese patteggia 6 mesi per falso: ha dichiarato falsa residenza in Calabria per ottenere il tesserino dell’ordine dei giornalisti. L’inchiesta dopo la denuncia di un collega peloritano [NOMI e DETTAGLI]

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Accolto la richiesta di messa alla prova ai servizi sociali della giornalista Valeria Arena, attualmente in comando al Policlinico di Palermo, e addetta stampa dell’Asl di Biella e Vercelli

Il tribunale di Reggio Calabria, Got Maria Isabella Celeste, ha accolto stamani la richiesta di messa alla prova ai servizi sociali della giornalista Valeria Arena, attualmente in comando al Policlinico di Palermo, e addetta stampa dell’Asl di Biella e Vercelli. Arena ha patteggiato sei mesi ed oggi il suo avvocato ha presentato al giudice il programma per lo svolgimento dei servizi sociali. Il processo è quindi sospeso fino all’8 Novembre quando il giudice lo chiuderà , dopo aver valutato se l’Arena ha svolto correttamente quanto ha prospettato nel suo programma. La giornalista era accusata di falso, in un processo nato dopo la denuncia del giornalista Gianluca Rossellini, oggi parte civile. Lo scrivono in una nota i legali di Rossellini difeso dagli Avvocati Lillo Massimiliano Musso e Antonio Sindona. “Si chiude – spiegano gli avvocati Musso e Sindona – un processo nato parecchi anni fa quando l’Arena vinse un concorso al Policlinico nel 2011 e secondo arrivò Rossellini che poi fece denunce penali al tribunale amministrativo. Per partecipare al concorso era necessaria la laurea e la tessera dell’ordine dei giornalisti, e quest’ultima era posseduta da Arena in quanto iscritta nell’Ordine della Calabria. Rossellini scoprì prima una falsa domiciliazione dell’Arena a Villa San Giovanni in una tipografia e poi un’altra falsa residenza a casa di due sue zie. Proprio su quest’ultima residenza indagò la Finanza scoprendo che l’Arena non era effettivamente residente lì e quindi in Calabria e non poteva avere la tessera di giornalista”. “Il nostro assistito – concludono Musso e Sindona -ora preparerà una causa civile contro l’Arena, tra l’altro prescritta e non assolta anche nella causa principale conclusasi di recente in Cassazione sempre per il reato di falso. In quest’ultimo caso Arena aveva presentato un certificato di collaborazione con una testata sempre per lo stesso concorso del policlinico di Messina poi rivelatosi non veritiero e non firmato dal direttore responsabile della testata. C’è da interrogarsi a questo punto sul percorso lavorativo dell’Arena per capire se tali certificazioni siano state utilizzate per altri concorsi e auspichiamo ora anche un intervento dell’Ordine dei giornalisti per fare chiarezza sulla posizione dell’Arena, e nel caso predisporre i giusti interventi disciplinari”.

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