Falsificavano i dati Covid in Sicilia, l’indagine verrà trasmessa alla Procura di Palermo: “nascosta la verità ai cittadini”

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Il fascicolo di indagine dei pm di Trapani sulle falsificazioni dei dati sul Covid-19 in Sicilia che oggi ha portato a tre arresti e a un avviso di garanzia all’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza

Potrebbe a breve essere trasmesso alla Procura di Palermo il fascicolo di indagine dei pm di Trapani sulle falsificazioni dei dati sulla pandemia in Sicilia che oggi ha portato agli arresti domiciliari per la dirigente regionale Maria Letizia Di Liberti, di due collaboratori e all’avviso di garanzia dell’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza. Nell’ordinanza si evidenzia che “i reati contestati in ciascuno dei capi di incolpazione devono ritenersi commessi, il primo, a Palermo – dove si colloca la postazione dell’addetto della Regione Sicilia che ha provveduto al caricamento dei dati, così effettuando la falsa attestazione – e, il secondo, a Roma, dove hanno verosimilmente operato i soggetti indotti in errore, che hanno compilato il bollettino informativo ministeriale anche sulla scorta dei dati falsi loro trasmessi con riferimento al territorio siciliano”. “Poiché, in caso di connessione tra reati di pari gravità, la competenza a conoscere l’intero procedimento si radica in capo al giudice competente a conoscere il primo reato, nel caso di specie, la competenza spetta al tribunale di Palermo”, scrive.

“Le inefficienze, gli inadempimenti e le disfunzioni delle strutture periferiche sono state artatamente sfruttate in funzione della alterazione dei dati. Quanto al fine ultimo perseguito attraverso la deliberata e continuata alterazione dei dati pandemici, la natura e le conseguenze delle condotte delittuose e la qualità dei soggetti coinvolti ed il loro concertato agire inducono a ritenere che gli indagati non abbiano perseguito finalità eminentemente personali, ma abbiano operato nell’ambito di un disegno più generale e di natura politica”. E’ quanto scrive il gip di Trapani Caterina Brignone nella misura cautelare che ha portato ai tre arresti e all’avviso di garanzia nei confronti dell’assessore regionale. “Si è cercato – spiega il gip – di dare un’immagine della tenuta e dell’efficienza del servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell’intera Regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di perdita di consenso elettorale per chi amministra”.

“Qualche che sia il disegno perseguito, è certo che le falsità commesse – conclude – non hanno consentito a chi di competenza di apprezzare la reale diffusione della pandemia in Sicilia e di adottare le opportune determinazioni e non hanno permesso ai cittadini di conoscere la reale esposizione al rischio pandemico e di comportarsi di conseguenza. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la piena collaborazione di tutti i soggetti indagati, ciascuno dei quali risulta calato in un ruolo nevralgico e, defilandosi, avrebbe potuto mettere in crisi il sistema”.

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