Strage Quargnento, giustizia per Nino Candido: condannati a 30 anni i coniugi Vincenti

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Strage Quargnento, coniugi Vincenti condannati a 30 anni per omicidio plurimo aggravato: avevano architettato lo scoppio della cascina che costò la vita a Nino Candido e altri 2 colleghi

Ad oltre un anno di distanza da quella terribile notte fra il 4 e il 5 novembre 2019, è arrivata la tanto attesa condanna per la strage di Quargnento. Il tribunale di Alessandria ha condannato a 30 anni Giovanni Vincenti e la moglie Antonella Patrucco per omicidio plurimo aggravato. Ai coniugi è stato imputato di aver architettato lo scoppio di un cascinale a Quargnento, provincia di Alessandria, che provocò la morte di tre vigili del fuoco intervenuti per domare le fiamme. Fra di essi c’era anche il reggino Nino Candido.

Strage Quargnento, le parole della madre e della moglie di Nino Candido

Noi siamo stati condannati all’ergastolo quindi loro per aver uccido 3 ragazzi era il minimo che potessero avere. Sulla bara di mio figlio avevo promesso che non mi sarei arresa fino a quando non avessi avuto giustizia“, il commento della madre di Antonino Candido, arrivata dalla Calabria con la figlia, il marito e la nuora. “Sono qui perché è il minimo che potessi fare per mio figlio. È un sollievo. Noi non potremo mai più essere felici, ma a loro hanno dato quello era che giusto avessero. Vincenti mi fa pena perché si vede che è una persona sofferente forse il rimorso lo sta distruggendo anche se durante le udienze non mi sembrava così pentito. Ora forse capirà e che Dio lo perdoni“, ha concluso.

E’ stata una grande emozione che è difficile descrivere – ha detto la moglie di Antonino, Elena Barreca accompagnata dal suo avvocato, Giovanni De Stefano – ma che si può riassumere in una frase, c’è stata giustizia. C’è stato un danno, se così di può chiamare quello che è successo, e bisogna che paghino per quello che è accaduto“.

Strage Quargnento, il commento degli avvocati della difesa

Per gli avvocati della difesa, Lorenzo Repetti e Vittorio Spallasso, “Vincenti non aveva intenzione di uccidere“. “Il processo è ancora lungo. Sosterremo in appello la colpa gravissima, non il dolo. Nessuno – hanno aggiunto dopo la sentenza – ha mai messo in dubbio che i vigili del fuoco fossero buoni“. Nel corso di un’udienza Repetti aveva dichiarato: “lasciamo fuori l’emotività dal processo. I vigili del fuoco non dovevano entrare: non c’era nessuno da salvare in quella cascina, non c’era niente e quindi non c’era dovere di sicurezza“.

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