Spadafora e l’ennesima gaffe anche al momento delle dimissioni: “non conoscevo il mondo dello sport”

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L’onestà del ministro dello Sport, ma adesso almeno si spiegano la miriade di figuracce commesse negli ultimi mesi

Fino alla fine. Non è il motto dei tifosi della Juventus, bensì la capacità del ministro Vincenzo Spadafora di commettere gaffe a raffica, anche al momento delle dimissioni. “Quando diciassette mesi fa ho giurato come ministro per le Politiche giovanili e lo Sport eravamo in un’altra era, in un momento completamente diverso da questo. Per molti anni avevo seguito le questioni relative ai diritti dell’infanzia e dei giovani, è sempre stato il centro del mio impegno. Non conoscevo invece il mondo dello sport, al quale mi sono avvicinato con curiosità, rispetto e attenzione”, è quanto scrive in un post su Facebook. Insomma un ministro allo Sport che afferma “non conoscevo il mondo dello Sport”. Potrebbe essere un dettaglio di poco conto, se solo non fosse che il Paese di trova in un periodo molto difficile e ogni settore ha dovuto subire la crisi economica provocata dalla pandemia del Coronavirus. Parole difficili da accettare per proprietari di piscine, palestre e centri sportivi che, dopo aver investito una barca di soldi sul piano della prevenzione al contagio, dall’ottobre scorso hanno dovuto tenere le saracinesche abbassate.

Però un lato positivo della vicenda almeno c’è, da questo punto di vista il popolo sportivo italiano può farsene una ragione. Adesso infatti hanno un senso tutte le figuracce di cui Spadafora si è reso protagonista in questi mesi. Come poter dimenticare ad esempio la clamorosa affermazione del maggio 2020: “leggo cose strane in giro ma nulla è cambiato rispetto a quanto ho sempre detto sul calcio: gli allenamenti delle squadre non riprenderanno prima del 18 maggio e della ripresa del campionato per ora non se ne parla proprio. Ora scusate ma torno ad occuparmi di tutti gli altri sport e dei centri sportivi (palestre, centri danza, piscine, ecc) che devono riaprire al più presto!”. E’ così che parlò del calcio, una delle “aziende” più floride per lo Stato italiano, capace di contare addirittura 4.6 milioni di praticanti, quasi 1.4 milioni di tesserati, senza contare tutti gli addetti ai lavori che girano intorno ad esso.

“Consegnerò al mio successore un lavoro di fatto completato e basterà solo ripresentarlo al Consiglio dei Ministri e apporvi la firma! Il prossimo Governo avrà anche il compito di approvare il Decreto Ristori cinque, che è già scritto e darà respiro a milioni di cittadini alle prese con difficoltà economiche a causa delle restrizioni dovuto al Coronavirus. In questi mesi ho provato a rispondere alle tante istanze che quotidianamente ho raccolto da ciascuno di voi. Lascio ad altri il testimone sperando che non si perda il lavoro fatto finora e ringrazio tutti coloro che mi hanno accompagnato in questo meraviglioso percorso che non dimenticherò mai. Grazie a tutti, davvero”, ha concluso il ministro Spadafora al termine del suo messaggio social, dopo aver ripercorso i passaggi dell’esperienza all’interno dell’esecutivo Conte. E’ chiaro, trovarsi di fronte ad una pandemia non sarebbe stato facile per nessuno, ma è anche vero che il ministro grillino non può affermare di non conoscere il mondo dello sport. C’è comunque chi ha fatto addirittura peggio: ad esempio il Ministero della Sanità è stato affidato a Roberto Speranza, laureato in Scienze Politiche. Probabilmente questo vuol dire ben poco, ma se si è trovato a dover fermare la pubblicazione di un libro perché dava una visione troppo ottimistica di una pandemia che pochi mesi dopo sarebbe nuovamente esplosa con una seconda ondata (a lui) inaspettata, un motivo ci sarà. Ma senza andare troppo oltre, per Spadafora è arrivato il momento dei saluti, e sicuramente in pochi ne accuseranno la mancanza.

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