Reggio Calabria, il Coronavirus mette in crisi turismo e cultura: al Museo Archeologico un calo del 70% dei visitatori rispetto al 2019

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“Per superare questa crisi è necessario che i luoghi della cultura ripensino la loro funzione, trasformandosi in centri aperti alla comunità per molteplici attività”, spiega Massimo Osanna, da settembre direttore generale dei Musei Statali Italiani

Il Coronavirus ha messo in ginocchio turismo e cultura. Nel 2020 si è verificato un calo medio del 75% dei visitatori nei musei statali rispetto al 2019. Il dato ha determinato un forte e corrispondente decremento degli incassi: dai 240 milioni di euro del 2019 ai 60 milioni del 2020. Lo rivela l’Ufficio statistico del Ministero per i Beni culturali (Mibact) a Famiglia Cristiana che dedica un’inchiesta alla riapertura di mostre e musei in seguito al passaggio in zona gialla di molte Regioni. “Per superare questa crisi è necessario che i luoghi della cultura ripensino la loro funzione, trasformandosi in centri aperti alla comunità per molteplici attività”, spiega Massimo Osanna, da settembre direttore generale dei Musei Statali Italiani. Nello specifico i dati sul crollo delle visite nel 2020 rispetto all’anno precedente, vedono il Parco archeologico di Pompei registrare un calo dell’85%, il Colosseo dell’80%, il Museo archeologico di Reggio Calabria del 75%, il Museo egizio di Torino del 70%, le Gallerie degli Uffizi di Firenze del 70% e le Gallerie dell’Accademia di Venezia del 68%.

“Beni culturali e luoghi della cultura devono immaginare una nuova ‘vita’ al di là dei grandi flussi turistici, spesso alimentati dagli stranieri”, ha proseguito Osanna, già direttore del Parco archeologico di Pompei e docente di Archeologia. “I musei devono diventare sempre più attraenti per chi vive nel territorio circostante, devono essere luoghi aperti, in cui si va per ammirare un capolavoro, ma anche per incontrare altre persone o partecipare a un evento”, sottolinea. Il Recovery Plan potrà aiutare? “Queste risorse andranno spese bene, sia nei grandi centri, sia nei piccoli borghi, luoghi dell’identità locale da preservare a tutti i costi”, ha concluso il direttore generale Massimo Osanna.

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