Luca Palamara e le confessioni su Pignatone: “Non amava Reggio Calabria, per lui era una sorta di esilio”

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L’ex magistrato Luca Palamara, nel suo libro “Il Sistema”, rivela i desideri e gli obiettivi di Pignatone, ex procuratore di Reggio Calabria: “Non amava quella città”

Dal 26 gennaio, in tutte le librerie, è in vendita “Il Sistema“, il libro-intervista dell’ex magistrato Luca Palamara realizzato insieme al giornalista Alessandro Sallusti. In oltre 150 pagine, non mancano i riferimenti – per tanti motivi – a Reggio Calabria, città in cui lo stesso Palamara è stato procuratore. Per i fitti rapporti dello stesso con Pignatone, ad esempio, ma anche per le vicende legate al successore di quest’ultimo dopo il suo approdo a Roma.

Ed è proprio su questo argomento che verte una riflessione dell’ex magistrato, radiato dall’ordine giudiziario nell’ottobre 2020 in seguito a un’indagine sul suo ruolo di mediatore all’interno del sistema delle correnti della magistratura. Dopo il suo periodo a Reggio Calabria, infatti, Pignatone era candidato a proseguire la sua carriera a Roma. Anche per lasciare quella che, a detta di Palamara, era una città che “non amava“. Reggio Calabria appunto: “Pignatone, oggi presidente del tribunale dello Stato del Vaticano, lo conosco nel 2011, quando come presidente Anm intensifico la mia presenza a Reggio Calabria, dove lui opera in qualità di procuratore – si legge nel libro – Si era messo in luce nella lotta alla ’ndrangheta grazie anche a un’inedita collaborazione con la procura di Milano. Di lì a breve si sarebbero liberate due procure importanti, quella di Napoli e quella di Roma, e Pignatone, ben conoscendo il mio ruolo nella politica associativa, inizia a parlarmi delle sue ambizioni future. Capisco che per lui Reggio Calabria è una sorta di esilio professionale e personale. Non ama quella città, nei suoi racconti di vita e di professione c’è Palermo, casa sua, anche se lì più volte era stato tradito”.

Lasciando Reggio Calabria per Roma, secondo quanto afferma Palamara, anche Pignatone si rende conto di come funziona il sistema. Avere all’interno le giuste sponde nelle correnti per poter arrivare il più in alto possibile. Come tiene a precisare più volte l’ex magistrato in questo libro, infatti, chiunque abbia provato a sfidare il sistema né è uscito con le ossa rotte: “Il punto di arrivo di questi spostamenti è Roma – prosegue Palamara parlando dell’arrivo nella capitale di Pignatone – ma anche perché la vicenda illustra al meglio un aspetto fondamentale: Pignatone aveva capito che, per quanto bravo fosse, senza sponde nelle correnti e nelle istituzioni non avrebbe mai raggiunto obiettivi importanti, e lo aveva sperimentato sulla sua pelle. Io sono il suo gancio con il sistema, e lui diventerà un pezzo pregiato del mio sistema, al punto che scherzando con sua moglie Piera arriverò a dirle: ‘Guarda che io non riconosco capi all’infuori di Pignatone”.

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