Indagine Istat sulla famiglia in Italia: in calo matrimoni e divorzi, gli italiani preferiscono le donne romene

StrettoWeb

I dati Istat fotografano la situazione della famiglia in Italia: meno matrimoni e divorzi, il 17% degli italiani in coppia mista sceglie una donna romena

Un’indagine Istat che analizza la famiglia italiana, con i dati risalenti al 2019 (ultimo anno con le statistiche complete), fotografa una situazione davvero particolare. In forte calo i matrimoni e le unioni civili, ma anche i divorzi, mentre restano stabili le separazioni. L’età in cui una coppia sceglie di sposarsi si alza di circa 2 anni rispetto allo scorso decennio, mentre 1 figlio su 3 nasce fuori dalle nozze. Secondo i dati Istat, in Italia 184.088 matrimoni, 11.690 in meno rispetto all’anno precedente (-6,0%). Il calo riguarda soprattutto i primi matrimoni. Scendono anche le seconde nozze o successive (-2,5%) ma aumenta la loro incidenza sul totale: ogni cinque celebrazioni, almeno uno sposo è alle seconde nozze.

Grazie alle norme giuridiche introdotte nel 2014 e nel 2015, che hanno semplificato e velocizzato la burocrazia relativa ai casi, i divorzi sono leggermente diminuiti (85.349 pari al -13,9% rispetto al 2016, anno di massimo relativo). Pressoché stabili le separazioni (97.474). Sono tati 146.150 i primi matrimoni, nuovo minimo rispetto a quello già osservato nel 2017 con 152.500 mentre erano 212.000 nel 2008. Il numero di unioni tra partner dello stesso sesso è a quota 2.297 nel 2019. E’ del 70,1% la quota di divorzi consensuali, du cui quasi la metà sono extragiudiziali. Prendendo come riferimento il 2008, “anno che precede le varie modifiche legislative e che segna l’inizio della recessione economica“, i matrimoni tra celibi e nubili sono passati da 212.000 a poco più di 146.000. Nel 2019, si registra un nuovo minimo relativo delle prime nozze rispetto a quello osservato nel 2017 (152.500). Nella maggior parte dei casi i primi matrimoni riguardano sposi entrambi italiani (84,5%), in forte flessione rispetto al 2008: da 185.749 a 123.509 nel 2019 (-33,5%).

Secondo l’Istat, il calo dei primi matrimoni ha una correlazione, in parte, con la diffusione delle libere unioni che sono più che quadruplicate dal 1998-1999 al 2018-2019, passando da circa 340.000 a 1.370.000. L’incremento dipende prevalentemente dalla crescita delle libere unioni di celibi e nubili da 150.000 a 834.000. Le libere unioni sono sempre più diffuse anche nel caso di famiglie con figli; l’incidenza di bambini nati fuori del matrimonio è in continuo aumento: nel 2019 un nato su tre ha genitori non coniugati. Sono in continuo aumento anche le convivenze prematrimoniali, “le quali possono avere un effetto sul rinvio delle nozze a età più mature, con posticipazione del primo matrimonio“. Ma “è soprattutto la protratta permanenza dei giovani nella famiglia di origine a determinare il rinvio delle prime nozze“. Per quanto riguarda invece la permanenza dei giovani all’interno della famiglia d’origine, i fattori che determianno tale processo sono: forte incremento della scolarizzazione e dei tempi formativi; difficoltà nel trovare lavoro e precarietà del lavoro stesso; difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni. “L’effetto di questi fattori, osserva l’ISTAT, si amplifica nei periodi di congiuntura economica sfavorevole, spingendo i giovani a ritardare ulteriormente, rispetto alle generazioni precedenti, le tappe dei percorsi verso la vita adulta, tra cui quella della formazione di una famiglia“.

I dati relativi alla propensione a sposarsi per la prima volta ha subito un crollo rispetto al 2014 tra i giovani fino a 34 anni (rispettivamente -9,5% per gli uomini e -7,8% per le donne). Aumenta invece tra i 35 e i 49 anni (+ 12,2% e +23,1%), proprio per effetto della posticipazione dell’evento verso età sempre più mature. D’altra parte, sono proprio i giovani sino a 34 anni a non aver ancora recuperato l’occupazione persa negli anni precedenti. Il rinvio delle prime nozze è dunque sempre più accentuato: attualmente per i primi matrimoni entro i 49 anni di età gli uomini hanno in media 33,9 anni e le donne 31,7 (rispettivamente 1,8 e 2,3 anni in più rispetto al 2008). Nel 2019, riferisce il report dell’Istat, sono state celebrate 34.185 nozze con almeno uno sposo straniero, valore sempre in aumento negli ultimi 5 anni. Questa tipologia di matrimoni riguarda quasi due matrimoni su 10 (il 18,6% del totale dei matrimoni).

matrimonioInteressante il dato legato ai matrimoni misti, ovvero le unioni in cui un membro della coppia è italiano e l’altro straniero: tali unioni ammontano a oltre 24.000 nel 2019 e rappresentano la parte più consistente (70,7%) dei matrimoni con almeno uno sposo straniero. Nelle coppie miste la tipologia più frequente è quella in cui lo sposo è italiano e la sposa è straniera (17.924, pari al 9,7% delle celebrazioni a livello nazionale nel 2019). Le donne italiane che hanno scelto un partner straniero sono 6.243 ovvero il 3,4% del totale delle spose. Le cittadinanze coinvolte sono molto diverse a seconda della tipologia di coppia considerata. Gli uomini italiani che nel 2019 hanno sposato una cittadina straniera hanno nel 17,0% dei casi una moglie rumena, nel 14,0% un’ucraina, nel 6,5% una brasiliana e nel 6,3% una russa. Le donne italiane che hanno contratto matrimonio con un cittadino straniero, invece, hanno più spesso sposi con cittadinanza marocchina (15,2%) o albanese (9,7%). Considerando invece i matrimoni di sposi entrambi stranieri in cui almeno uno è residente in Italia, quelli più diffusi sono tra rumeni (1.462 nel 2019 pari al 24,7% dei matrimoni tra sposi stranieri residenti), seguono quelli tra nigeriani (799 pari al 13,5%) e ucraini (487 pari a 8,2%).

L’Istat spiega che “l’aumento dell’instabilità coniugale contribuisce alla diffusione delle seconde nozze e delle famiglie ricostituite composte da almeno una persona che ha vissuto una precedente esperienza matrimoniale, generando nuove tipologie familiari“. Nel 2019, il 20,6% dei matrimoni riguarda almeno uno sposo alle seconde nozze o successive (13,8% nel 2008). L’evidente aumento deriva in misura significativa dall’introduzione del divorzio breve; il valore registrato nel 2019 (37.938), invece, è del tutto in linea con quello dei due anni precedenti, ipotizzando quindi una sostanziale stabilizzazione della quota di secondi matrimoni. La tipologia più frequente tra i matrimoni successivi al primo è quella in cui lo sposo è divorziato e la sposa è nubile (12.928 nozze, il 7,0% dei matrimoni celebrati nel 2019); seguono le celebrazioni in cui è la sposa divorziata e lo sposo è celibe (5,9 %) e quelle in cui entrambi sono divorziati (5,6%). Le percentuali più elevate di matrimoni con almeno uno sposo alle seconde nozze sul totale delle celebrazioni si osservano in Liguria (33,1%), Valle d’Aosta (32,3%), Friuli-Venezia Giulia (31,0%), Emilia-Romagna (29,4%) e Piemonte (29,0%). Le incidenze più basse si rilevano in Basilicata (7,9%), Calabria (9,4%) e Campania (10,0%), con percentuali più che dimezzate rispetto al valore medio nazionale.

Condividi