L’inchiesta del Guardian sulle bugie dell’Italia all’OMS nella gestione della pandemia: “Abbiamo mentito agli italiani sostenendo che eravamo pronti”

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Coronavirus, un’inchiesta del Guardian smaschera l’Italia sulle bugie all’Oms in merito alla gestione della pandemia

Una vera e propria bomba è emersa dall’indagine del Guardian in merito alla gestione della pandemia da parte dell’Italia. Secondo quanto scrive il noto quotidiano britannico, infatti, il nostro paese “avrebbe ingannato l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sulla sua disponibilità ad affrontare la pandemia, meno di tre settimane prima che fosse confermato il primo caso di Coronavirus a trasmissione locale del paese“. Quest’ultimo riferimento è ovviamente al paziente zero di Codogno, spuntato fuori praticamente un anno fa.

Come spiega il giornale, ogni anno i paesi vincolati dal Regolamento sanitario internazionale (IHR) sono tenuti ad informare l’Oms tramite un rapporto di autovalutazione sullo stato della loro preparazione in merito a un’emergenza sanitaria. Ebbene, è qui che l’Italia avrebbe ingannato l’Organizzazione: nella sezione C8 dell’ultimo rapporto presentato (il 4 febbraio 2020) – e visionato dal Guardian stesso – l’Italia si è identificata nel “livello 5“, il più alto stato di preparazione. Per intenderci, “il meccanismo di coordinamento della risposta alle emergenze del settore sanitario e il sistema di gestione degli incidenti collegati a un centro operativo nazionale di emergenza sono stati testati e aggiornati regolarmente”, recita la nota del suddetto livello.

L’Italia quindi poco più di un anno fa, esattamente tre settimane prima del paziente zero di Codogno, spiegava all’Oms che il suo livello di gestione sanitaria era il più alto, il migliore. Ovviamente, in netta controtendenza rispetto a quanto accaduto dopo. E, come rivela sempre il quotidiano, “lo scorso anno è emerso che l’Italia non aveva aggiornato il suo piano pandemico nazionale dal 2006, fattore che potrebbe aver contribuito ad almeno 10.000 morti per Covid-19 durante la prima ondata e che è un elemento chiave dell’indagine su presunti errori”.

L’ormai ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, interrogato dalla Procura lo scorso giugno, in un’intervista allo stesso Guardian aveva affermato che, se convocato, sarebbe stato disposto a essere interrogato di nuovo, ma che ha fatto tutto il possibile per gestire una situazione davvero difficile. Speranza, invece, non ha commentato pubblicamente l’indagine, così come la Lamorgese, il Governatore Fontana o Ruocco, attuale segretario generale del ministero della Salute e direttore generale della prevenzione sanitaria dal 2012-2014.

Secondo quanto riferisce ancora il giornale, “Ruocco ha contraddetto il rapporto di autovalutazione dell’Italia del febbraio 2020 confermando ai pubblici ministeri che il piano pandemico è stato redatto l’ultima volta nel 2006, nonostante il paese fosse obbligato ad aggiornare il piano secondo le linee guida dell’OMS nel 2013 e nel 2018. In un’analisi del documento di autovalutazione redatto da Pier Paolo Lunelli, generale dell’esercito in pensione, 60 risposte su 70 fornite dall’Italia sono state giudicate ‘infondate‘. Lunelli ha scritto nella sua analisi, consegnata alla Procura, che il documento ‘costituisce un castello di prove che certifica il [livello di] impreparazione con cui ci siamo avvicinati all’emergenza coronavirus. Abbiamo mentito ai cittadini italiani sostenendo che eravamo pronti. Peggio ancora, abbiamo cercato di ingannare anche l’OMS, l’UE e i paesi europei ‘previdenti’, dichiarando di avere capacità che, alla luce dei fatti, non avevamo”.

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