Draghi e la proroga delle chiusure tra Regioni: il cambio di passo già c’è

StrettoWeb

Il governo Draghi con il primo consiglio dei ministri sulle norme anti Covid ha prorogato di un mese il divieto di spostamento tra Regioni, una scelta adottata con un metodo completamente opposto rispetto a quello del precedente governo Conte

Il cambio di passo c’è già, ed è palese: il nuovo governo guidato da Mario Draghi ha prorogato il divieto di spostamenti tra Regioni (sempre salvo quelli “motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o motivi di salute“) fino al 27 marzo. Ad avviso dei nostalgici di Conte sarebbe una scelta da leggere “in continuità” con il precedente Governo. In realtà non è così ed è evidente: la scadenza del divieto di spostamenti tra Regioni precedente al decreto di stamattina era fissata per il 25 febbraio. Chiunque abbia vissuto in Italia nell’ultimo anno sa bene cosa sarebbe accaduto se avessimo ancora avuto al governo Conte, Casalino & company: da Palazzo Chigi in questi giorni avrebbero inviato veline ai principali giornali dicendo tutto e il contrario di tutto, un giorno che avrebbero riaperto e l’altro dopo che avrebbero chiuso, soltanto per sondare le reazioni dell’opinione pubblica e poi decidere in base alla necessità di incrementare il consenso dell’ex premier. Ovviamente fino a poche ore prima dalla scadenza, per non rischiare di esporsi a critiche eccessive si sarebbe lasciata passare l’ipotesi della riapertura, portando le persone a riorganizzarsi o comunque ad illudersi di potersi spostare fuori dalla propria Regione, almeno in zona gialla. Ma poi, poche ore prima della scadenza e cioè nel consueto Consiglio dei Ministri fissato per l’una di notte (e che sarebbe iniziato in ritardo, non prima delle due), avrebbero litigato come galli in un pollaio, se ne sarebbero dette di tutti i colori e avrebbe prevalso la linea della prudenza e avrebbero decretato la proroga della chiusura circa venti minuti prima del momento in cui i confini sarebbero stati riaperti. Poi Conte lo avrebbe comunicato con i soliti toni enfatici da padre spirituale in una diretta facebook notturna, annunciata per le 20:15 e che poi non sarebbe mai iniziata prima delle 22:00 con 4 domande concordate con giornalisti amici in smartworking con la linea che si interrompe durante il collegamento.

Non è un racconto di fantasia, ma un piccolo riassunto del metodo del vecchio Governo adottato in Italia fino a due settimane fa.

E infatti nell’ultimo anno a Conte non è stato contestato tanto il merito delle scelte sulla gestione della pandemia, bensì soprattutto le modalità delle stesse scelte e delle relative comunicazioni, le tempistiche, i litigi interni al Governo, i consigli dei ministri notturni, la totale confusione generata nella popolazione ribaltando divieti e chiusure rispetto a quanto previsto in precedenza, senza alcun tipo di preavviso.

Sarà anche poco, sarà anche banale, sarà anche semplice. Ma un Consiglio dei Minsitri alle 09:30 del mattino in Italia non lo era più. Ma una scelta adottata con 4 giorni di anticipo rispetto alla scadenza, in Italia non lo era più. Ma un Governo compatto che non litiga sulle scelte che determinano il destino della propria gente, non lo era più.

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Foto Ansa

A questa decisione si è giunti in largo anticipo, come annunciato già nel pomeriggio di Domenica 21 Febbraio dal Ministro Gelmini che ha ascoltato le Regioni facendo proprie le istanze dei governatori. Si è arrivati al Consiglio dei Ministri con la scelta già in cassaforte e nulla da discutere. Una formalità che ha messo d’accordo tutti per il metodo inclusivo e serio, senza comunicazioni fuorvianti alla stampa e adottata con largo anticipo. Se non è un cambio di passo questo.

Nel merito della proroga del divieto di spostamento tra Regioni, bisogna anche dire che si tratta del divieto oggi meno sentito e meno pressante per i cittadini. Chi deve spostarsi per motivi di lavoro, salute o persino generiche “situazioni di necessità“, potrà continuare a farlo tranquillamente come sta già accadendo da mesi senza particolari controlli, in un contesto – finalmente, dopo la follìa della scorsa primavera – di buon senso. Capita, quindi, che un foggiano senta la “necessità” di andare a Termoli a fare una passeggiata sul lungomare e lo fa liberamente senza che qualcuno gli dica nulla, così come un reggino ha la “necessità” di fare un’escursione sull’Etna e attraversa lo Stretto senza alcuna limitazione nel pieno rispetto delle norme, in quanto la “situazione di necessità” è assolutamente soggettiva come già stabilito da numerose sentenze delle corti rispetto ai ricorsi sulle multe dei mesi scorsi.

Tuttavia, oggi, con il coprifuoco alle 22, i locali chiusi la sera e i centri commerciali chiusi nei weekend, sono molto pochi i cittadini che hanno validi motivi per spostarsi di regione oltre quelli previsti dal decreto. Insomma, questo primo decreto del nuovo Governo non stringe proprio nulla in termini di chiusure e divieti, e in vista della scadenza del 5 marzo, sarà sul nuovo Dpcm che ci si aspetta un segnale ulteriore di questo cambio di passo già adottato. I segnali positivi ci sono tutti: è già stato anticipato dall’inserimento nella cabina di regia che ogni settimana valuta i colori delle Regioni anche dei Minsitri economici, affinchè possano portare sul tavolo le necessità delle attività produttive e valutare le conseguenze sul tessuto socio-economico di ogni chiusura. Il primo nodo è quello delle palestre, molto sentito perchè si tratta di un’attività fondamentale per la salute di milioni di cittadini, in grandissima prevalenza giovani e quindi poco esposti alle complicanze del virus. Ma c’è anche quello di cinema, teatri e locali della ristorazione che scalpitano per riaprire anche a cena. Saranno questi i primi passi delle riaperture, importanti anche con i confini regionali chiusi. E’ stato così anche lo scorso anno: pizzerie e ristoranti hanno riaperto il 18 maggio, ma fino al 3 giugno non si poteva ancora uscire dalla propria Regione. Attenzione, quindi, a considerare Draghi in continuità con Conte: fino ad oggi abbiamo visto poco, ma tutto ciò che abbiamo visto dal nuovo Governo è stato in perfetta discontinuità con i disastri dei mesi scorsi. E’ la serietà della competenza contro l’ostentazione dell’incapacità. Dettagli compresi.

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