Nella stampa di una veduta calabrese di Peter Schenk ci sono delle similitudini e coincidenze storiche di Scilla [FOTO]

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Nella stampa di una bellissima veduta calabrese di Peter Schenk del 1700 ci sono delle incredibili similitudini e coincidenze storiche di Scilla tra antichi porti e templi votivi

Nel 1702 l’incisore, editore e cartografo olandese di origine tedesca Peter Schenk, pubblicò “Hecatombolis”, una raccolta di vecchie incisioni di paesaggi su rame, tra cui spicca la “Bellissima veduta della parte orientale della Calabria marittima” che con molta probabilità si riferisce a Scilla. Infatti la stampa propone un tempietto circolare a colonne sormontato da una statua e di forme quasi rinascimentali molto simile a quello costruito anni dopo nella zona di Pacì, a Scilla. Nella stampa il tempietto è collegato con un ponte ad unica arcata e una torre medievale su un basamento circolare, sulle rocce a picco sul mare. In basso sembra che sia costruito un attracco per le navi, collegato ad una strada in discesa che collima con la descrizione del porto di età romanica dello scienziato scillese Rocco Bova prima del terremoto del 1783. Questa stampa di Scilla si riferisce ad un periodo tra il 1675 e il 1700. Infatti nel 1783 a seguito di un forte terremoto, il Monte Campallà franò ed il terreno nella zona di Pacì si ribassò di molti metri. I vigneti scoscesi e deviati dai loro confini si confusero gli uni con gli altri, senza alcuna distinzione e la frana caduta verso il mare causò un terrificante maremoto che produsse un elevatissimo numero di vittime. In questa zona dopo il terribile evento venne costruita nel 1844 la cappella dell’Addolorata, chiamata la “Rotondetta” o “Madonnella”, curiosamente molto simile al tempietto della stampa di Schenck che fu disegnata un secolo e mezzo prima. La cappella dell’Addolorata che sorgeva sulla punta Pacì, chiamata la “Rotondetta” o “Madonnella” fu ultimata e inaugurata nel 1844. La storia di questo edificio di culto ebbe inizio, per pura coincidenza, dopo un precedente evento sismico, quello del 5 Febbraio del 1783, quando in seguito a numerose scosse telluriche franò una grande porzione della Montagna di Campallà, nella zona di Pacì, dove il terreno si ribassò di molti metri ed i vigneti, scoscesi e deviati dai loro confini, si confusero gli uni con gli altri senza alcuna distinzione.

La frana caduta verso il mare causò un terrificante maremoto che produsse un elevatissimo numero di vittime e in questa zona subito dopo il terribile evento, venne costruita una piccola chiesa dedicata alla SS. Addolorata che fu gestita dai fedeli. Ma la chiesa fu abbattuta nel 1818 poiché si trovava “sfortunatamente” proprio lungo la sede progettuale della nuova costruzione della Strada Nazionale e nello stesso anno, però, fu di nuovo eretta alla meglio con una rapidissima raccolta fondi dei fedeli, anche se in un altro sito, non molto distante dalla precedente. Nel 1834 quando alla medesima strada fu apportata una modifica, la chiesa era rimasta isolata e inaccessibile ai fedeli e per questo motivo, lo scillese Pietro Macrì particolarmente devoto alla Madonna dell’Addolorata, prese l’iniziativa di avviare a proprie spese e con offerte dei fedeli, una nuova costruzione della chiesa in prossimità della “Regia Strada” su un terreno concesso gratuitamente dalla famiglia Cotroneo detto le “Lamie di Pacì”. Nel 1841 per iniziativa dello stesso Pietro Macrì, era stato posto anche un grande crocifisso rappresentante il SS. Calvario. La nuova chiesa era formata da una cupola circolare bianca cui si appoggiavano delle colonne di stile classico a pianta centrale e per questa sua conformazione fu denominata “La Rotondetta”. Era stata costruita in un posto molto suggestivo lungo la costa di fronte al Castello “Ruffo” di Scilla in un promontorio come Punta Pacì ben visibile anche dal mare. La Rotondetta era notevolmente apprezzata ed era considerata una meta dai viaggiatori che transitavano sia lungo la Strada Nazionale che dai navigatori che passavano dalla Stretto di Messina. Per la sua grande visibilità e per il grande successo riconosciuto in tutto il mondo nel Febbraio del 1845 il Comune di Scilla aveva richiesto e ottenuto dalla curia che la chiesa fosse riconosciuta di sua proprietà e nello stesso mese il Sindaco Gaetano Minasi aveva nominato Amministratore della chiesa Pietro Macrì, riconoscendo il suo impegno morale e materiale della costruzione.

Ma purtroppo il meraviglioso tempietto votivo, ispirato al Pantheon col suo candido colore e la sua armoniosa architettura ebbe poca fortuna, poiché fu completamente distrutta dal terremoto del 1908. Dopo il grave evento sismico rimasero solo tre grandi croci che rappresentavano il Calvario fino al 28 Agosto del 1954 quando il Comune decise di costruire un Belvedere e una statua dedicati a Ercole Luigi Morselli, autore del “Glauco”, il dramma di un pescatore diventato dio del mare che scopre che la felicità non deriva dal potere, “testimonia qui l’eterna poesia de l’urlo disperato di Glauco de l’amoroso pianto di Scilla”.Quindi o la Rotondetta fu conseguenza della stampa di Peter Schenk o un simile tempietto era stato costruito prima ed era contemporaneo alla stampa! La medesima stampa ritrae un attracco per navi che coincide con la descrizione di un antico porto già esistente in età romanica dello scienziato Rocco Bova. Infatti l’illustre scillese che fu anche sindaco del paese aveva dedotto che il porto in questione era stato distrutto nel tempo dalle violente tempeste e dalla mancanza di manutenzione.

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