Sicilia, perché Musumeci è l’unico a volere la zona rossa? In Alto Adige negozi e ristoranti restano aperti, la Lombardia fa ricorso al Tar

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Il governatore ha chiesto al Governo di inserire in zona rossa la Sicilia, mentre al Nord tutte le Regioni si oppongono: un atteggiamento che mette in evidenza la differenza con il Sud, percepibile già nei mesi di marzo e aprile, quando la pandemia del Coronavirus si era abbattuta nel territorio settentrionale

Tenere vivo il motore dell’economia e al tempo stesso salvaguardare la salute dei cittadini. E’ stato arduo il compito dell’esecutivo Conte in questo (quasi) anno di pandemia del Coronavirus. Il lockdown nei mesi di marzo e aprile, il “liberi tutti” dell’estate, poi la suddivisione a “colori” con l’avvento del periodo autunnale non hanno però prodotto gli effetti sperati. Infatti, come riportato su queste pagine, secondo i dati forniti da IMF (International Monetary Fund), Oxford Economics e WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 2020 l’Italia si è reso il peggior Paese al mondo per numero di decessi (ad oggi 1.360 morti ogni milione di abitanti) e penultimo nel rapporto di crescita del Pil nazionale (-11%). Insomma, le chiusure prolungate ed estenuanti non hanno tutela la sicurezza della popolazione, né tantomeno allontanato lo spettro della crisi economica che inesorabilmente si è abbattuta soprattutto sulle piccole e medie aziende.

Bar, ristoranti, palestre, piscine, cinema e teatri sono ancora ben lontani dal ritorno alla normalità. Andrebbe però considerato il fatto che una parte del territorio italiano si basa sull’economia di queste attività, in modo particolare al Sud dove non esistono praticamente industrie e aziende di grande produzione. L’attuale suddivisione a colori non fa altro che penalizzare questi settori, con commercianti ed imprenditori ormai arrivati allo stremo e messi di fronte al baratro senza ritorno del fallimento. E’ paradossale come la Sicilia del governatore Nello Musumeci abbia accettato la decisione del Governo, anzi addirittura abbia spinto per farsi classificare tra le zone a rischio più alto. L’indice Rt nell’Isola è in risalita, nell’ultimo aggiornamento del 15 gennaio fornito dall’Iss ha fatto segnare 1.19, ma è comunque molto lontano da quello della Provincia Autonoma di Bolzano (1.50) e della Lombardia (1.40), gli altri due territori inseriti in zona rossa con l’ultimo Dpcm.

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Singolare è la protesta della politica in Alto Adige, dove questa mattina (come si vede nel VIDEO alla fine dell’articolo) è stato permessa la regolare attività per la ristorazione e dei negozi. Si va avanti dunque col servizio al tavolo nell’orario di pranzo e anche lo shopping con i saldi invernali. “I nostri esperti sulla base dei dati sull’attuale situazione epidemiologica e degli sviluppi costantemente monitorati sono giunti alla conclusione che le regole attualmente in vigore possono essere confermate come tali, e che la riclassificazione dell’Alto Adige come “zona rossa” è avvenuta valutando in modo inadeguato alcune delle specificità altoatesine”, hanno comunicato il presidente Arno Kompatscher e l’assessore provinciale alla salute Thomas Widmann in una conferenza stampa al termine della riunione straordinaria della Giunta provinciale, in cui è stato annunciato di voler mantenere in vigore le norme stabilite con l’ordinanza n. 1 del 2021. Inoltre, come comunicato sul sito della Provincia, “le scuole restano aperte per la didattica in presenza così come sinora stabilito dalle norme vigenti per ciascun ordine scolastico”. E si ricorda che le scuole di Bolzano di ogni ordine e grado sono state le prime a riaprire in presenza il 7 gennaio scorso. Un approccio totalmente diverso rispetto a quello adottato da Musumeci in Sicilia, ma anche da De Luca in Campania e Spirlì in Calabria.

Oggi lunedì 18 gennaio è un giorno decisivo anche per la Regione Lombardia, che presenterà il ricorso al Tar contro l’assegnazione della zona rossa con “misura cautelare urgente”. Lo ha ampiamente anticipato nei giorni scorsi il Presidente Attilio Fontana, la nuova vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Letizia Moratti, ha sollecitato il Ministro della Salute Roberto Speranza a sospendere la decisione “in attesa dell’aggiornamento degli indici RT basato su dati che configurerebbero per la Regione Lombardia un livello di rischio attuale tutt’altro che da zona rossa. Si tratta di una sospensiva di 48 ore che sono certa troverà poi una conferma definitiva per l’intera Regione a seguito del ricalcolo aggiornato degli indici che alla data del 16 gennaio a Regione Lombardia risulterebbe di 1,01 in decremento dall’1,17 di domenica 10 gennaio”.

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In Sicilia però nessuno sembra batter ciglio e la crisi provocata dal Covid-19, che secondo le stime avrebbe bruciato 7,5 miliardi di euro nel 2020, non mette paura rispetto alla parallela emergenza sanitaria. E’ probabilmente una questione di mentalità tutta meridionale che vede i governatori porre il terrore della diffusione della pandemia in primo piano a discapito quindi delle vicende di tipo lavorativo. E’ evidente la distinzione tra quello che accade nelle regioni del Sud, rispetto a quelle del Nord che già nella prima ondata dei mesi di marzo e aprile sono state al centro dei focolai epidemici maggiori del nostro Paese eppure hanno sempre tentato di continuare la vita normale e la regolare attività delle aziende. Tutto questo non è percepibile in Sicilia, né tanto meno in Calabria o Campania, dove le serrande dei negozi ancora abbassate e rischiano di non poter più essere alzate da molte piccole ma importanti realtà locali.

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