Reggio Calabria, la Chiesa di Catona chiede un incontro con Papa Francesco per il “gravissimo atto di cristianofobia”

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Reggio Calabria, la Chiesa di Catona chiede un incontro con Papa Francesco per il “gravissimo atto di cristianofobia. Non pensavamo mai che si sarebbe potuto arrivare a tanto”

“Un grave atto di discriminazione e cristianofobia praticato dagli stessi cristiani. Non pensavamo mai che si sarebbe potuto arrivare a tanto. Eppure Enzo Petrolino nella sua qualità di presidente ci è riuscito. Il Diacono Presidente non vuole. Si non vuole. Non ci vuole consegnare i verbali del “Sinedrio”, si rifiuta di chiarire come hanno fatto a deliberare il comunicato senza avere l’unanimità delle Chiese del Consiglio così come previsto dallo Statuto, non ci spiega perché ha usato due pesi e due misure allontanando noi e non se stesso e la Chiesa Cattolica per tutti i casi di accuse di pedofilia che nel tempo l’hanno coinvolta, non si vuole dimettere dalla carica di Presidente per evidente conflitto di interessi ed inidoneità a coprire tale ruolo”. E’ quanto scrive in una nota il Consiglio Pastorale della Chiesa Cristiana “Gesù Cristo è il Signore” di Catona. “Ma rimanendo in un imbarazzante silenzio – prosegue la nota- ha come unico spasmodico obiettivo quello di scrivere a tutti i giornali intimandoli di togliere la sua foto dai comunicati da noi inviati. Poi, facendo finta che non sia successo niente, si è asserragliato dentro il sepolcro dell’ipocrisia ed insieme ai fratelli pari responsabili, ha pregato per l’unità dei cristiani della Città di Reggio Calabria. Si tutto questo è successo. Per questo il Consiglio Pastorale della Chiesa Cristiana di Catona chiede un urgente incontro con Papa Francesco Bergoglio per il gravissimo atto di discriminazione e cristianofobia perpetrato nei confronti di una minoranza religiosa. Dal 18 al 24 Gennaio si è svolta l’annuale settimana di preghiera per l’unità dei cristiani senza la partecipazione della Chiesa Cristiana “Gesù Cristo è il Signore” di Catona, ingiustamente e illecitamente esclusa con un provvedimento di gravissima discriminazione religiosa che rimarrà nella storia del cristianesimo moderno. Come noto ormai a tutti, nel mese di Dicembre, la nostra comunità è stata oggetto di un ingiusto clamore mediatico sollevato, nella sostanza, dalle affermazioni contenute nella denuncia che una coppia di genitori ha sporto nei confronti di un loro prossimo congiunto, per un presunto gravissimo reato di pedofilia, imputando il ritardo di tale querela (due anni) alle presunte “ingerenze” di uno dei pastori della nostra chiesa. Le determinazioni indebitamente assunte dal Consiglio delle Chiese Cristiana, quindi, non sono scaturite da un’inchiesta della magistratura, da indagini o da prove oggettive, ma solo dalle dichiarazioni prive da ogni fondamento di verità, rese da genitori atterriti dalla possibilità di versi sottratta la potestà genitoriale sulla propria figlia”.

“Il Consiglio delle Chiese Cristiane di Reggio Calabria –aggiunge la nota- di cui la nostra chiesa fa parte, presieduto dal diacono Vincenzo Petrolino ha pensato bene, per la prima volta nella storia, di riunirsi in fretta senza neppure convocarci, per approvare illegittimamente un comunicato stampa diffamatorio e discriminatorio nel quale si chiedeva la nostra sospensione dal partecipare alle riunioni pastorali e il nostro sostanziale allontanamento, impedendoci di presenziare alle riunioni della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Tale provvedimento è stato approvato contravvenendo le regole statutarie che prevedevano l’unanimità dei componenti del consiglio (non dei presenti ma di tutti) mentre erano riuniti solo 5 soggetti su 9. Mai, infatti, era stato preso un provvedimento di alcun genere all’interno del consiglio in quanto è sempre mancata l’unanimità. Inoltre mai nessuno aveva chiesto la sospensione di alcuna confessione religiosa nemmeno allorquando ministri della Chiesa Cattolica locale della diocesi Reggio Calabria – Bova erano stati arrestati per pedofilia e anche per prostituzione minorile. Tutti i membri della nostra chiesa invece sono stati allontanati ingiustamente per un fatto “anni luce” meno grave rispetto agli atti contestati ai ministri della Chiesa Cattolica. Con lettera indirizzata al presidente Petrolino e agli altri membri del consiglio, all’interno del quale, tra gli altri semplici pastori, si annovera addirittura la presenza dell’Apostolo del Signore Tony Moscato, abbiamo chiesto gli atti della delibera e ulteriori chiarimenti in merito alla disparità di trattamento riservato a nostro danno. A seguito della mancata risposta alle nostre legittime richieste e al silenzio tombale abbiamo quindi chiesto le dimissioni da Presidente del diacono Enzo Petrolino, dimostratosi inidoneo a presiedere l’associazione per non avere neppure adempiuto al basilare obbligo di verbalizzazione di una così importante deliberazione, oltre che per l’assoluta mancanza di carità manifestata nei confronti di un’intera comunità di fedeli, “crocifissa” senza alcuna remora davanti all’opinione pubblica”.

“Fino all’ultimo -sottolinea la nota- abbiamo sperato in un atto di umiltà nel riconoscere il gravissimo “omicidio” compiuto ai danni della dignità e dell’onore di circa 400 membri di una comunità che si è sempre contraddistinta nell’amore e nel servizio cristiano per la nostra città. Nulla! Petrolino & Company hanno, senza nessun disagio dell’anima, proseguito con la “celebrazione” della settimana di preghiera dopo avere calpestato “Figli di Dio”, loro fratelli e sorelle in fede, addirittura predicando l’amore e il perdono fraterno, mettendo così in scena un vero “festival” dell’ipocrisia che trova pochi precedenti nella storia del cristianesimo. A tutto ciò si aggiunge il tentativo maldestro di qualche Pastore che da carnefice tenta di indossare le vesti di vittima. Ovviamente dinanzi a tutto questo anche l’ipocrisia si sente a disagio. Considerato quanto di ingiusto ed illegale è accaduto e considerata l’assoluta mancanza di ogni forma di rispetto della nostra dignità, non essendo stati reputati degni neppure di una risposta, il Consiglio Pastorale della nostra chiesa ha deliberato di inviare richiesta di audizione urgente a Papa Francesco Bergoglio e a tutti i rappresentanti nazionali delle altre confessioni religiose, allegando una dettagliata relazione dei fatti, denunciando il gravissimo atto di discriminazione e cristianofobia di minoranze religiose chiedendo anche provvedimenti disciplinari per i responsabili locali di tali fatti. Attenderemo risposta per inviare le nostre delegazioni. Qualora anche i rappresentanti nazionali ignoreranno le nostre grida di giustizia, proseguiremo con ulteriori iniziative di protesta nel rispetto delle leggi degli uomini e di Dio”, conclude la nota.

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