Nuovo Dpcm, la protesta #IoApro raccoglie sempre più consensi: ecco come i ristoratori sono pronti a sfidare il Governo

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L’iniziativa di “disobbedienza civile” sta raggiungendo ogni parte d’Italia: il 15 gennaio molte attività resteranno aperte, offrendo persino il servizio al tavolo nelle ore serali

Nessun barlume di riapertura per i ristoranti italiani, secondo le ultime ipotesi infatti con l’entrata in vigore del nuovo Dpcm dovrebbero arrivare misure ancora più restrittive. Stremati da mesi di chiusure, gli imprenditori contestano la proroga dello stop alle cene se non per consentire la consegna a domicilio ai clienti e l’asporto che però potrebbe essere vietato dopo le ore 18 per i bar. Ecco dunque che il settore ha iniziato a mobilitarsi in segno di protesta: l’appuntamento con #IoApro è fissato per venerdì 15 gennaio, un’idea pacifica che prende la forma della “disobbedienza civile”. I clienti si siederanno ai tavoli senza consumare, ma potranno sfruttare l’occasione per scattarsi una foto e solidarizzare con una categoria allo stremo. Qualcuno invece ha in mente un’iniziativa più estrema ed è pronto a dirsi disponibile ad attivare persino il servizio al tavolo. Al grido di “l’unione a la forza” e “diamoci una sveglia”,  il prossimo weekend 50mila attività – bar, ristoranti, ma anche palestre e piscine – terranno aperti i battenti e serviranno i propri clienti a prescindere delle norme in vigore nel territorio in cui si trovano.

L’iniziativa ha preso ormai piede sui social: su Telegram è nato un gruppo nazionale in cui sono iscritti già 8mila utenti e parallelamente ogni Regione ha poi organizzato la propria chat separata per raccogliere consensi sul territorio. Anche su Twitter l’hashtag sta spopolando ed è tra gli argomenti di tendenza delle ultime 24 ore. “Non manderemo nessuno al massacro – assicurano ad esempio a Pesaro – chi si unirà alla protesta e terrà aperto verrà tutelato, anche legalmente. Abbiamo coinvolto 8 studi associati che forniranno assistenza gratuita, in caso di multe, sia agli esercenti che ai clienti. Sono ore convulse e stiamo ricevendo migliaia di adesioni: siamo a 50mila, ma il conteggio aumenta di minuto in minuto, quindi giovedì sera tireremo le somme. Qualora in alcune città o nei piccoli paesi ci fossero poche adesioni, consiglieremo agli esercenti di non tenere aperto, per evitare di finire facilmente nel mirino delle forze dell’ordine. In alcune città, come Milano e Pesaro, abbiamo già raccolto centinaia e centinaia di adesioni e saranno sicuramente loro a fare da apripista”. Ogni Regione ha iniziato a muoversi per mettersi in carreggiata nella stessa maniera. E’ un modo per sfidare il Governo e far sentire la voce di un settore che è stato colpito dalla crisi e ancora oggi non ha alcun certezza di quello che potrà essere il futuro.

#IoApro, la protesta di un ristoratore: “un’esigenza per sopravvivere, il Governo non ci sente”

I ristoratori sfidano il Dpcm con #ioapro, un’iniziativa di “disobbedienza civile” che sta raccogliendo sempre più adesioni in tutta Italia. Tra loro anche Ermes Ferrari, titolare del ristorante Regina Margherita di Modena, che ha realizzato un video diventato virale in tutto il mondo. Ferrari è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città”, condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus. “Noi dal 15 gennaio riapriremo, rispettando ovviamente tutte le norme del protocollo anti-covid – ha affermato Ferrari – . Noi apriamo per sopravvivere. Ci aspettiamo delle sanzioni, ma non ci interessa, non penso che una sanzione da 280 euro possa rovinarci più della chiusura. Poi comunque farò opposizione alla sanzione. Noi apriamo per esigenza di sopravvivere, per dare da mangiare alla nostra famiglia e per poter far lavorare i nostri dipendenti. Ormai siamo arrivati, non ne possiamo più. Abbiamo esaurito i soldi da parte, i prestiti chiesti nella prima ondata della pandemia. Ci sono colleghi che mi hanno detto che sono andati dagli strozzini. Il governo non ci vuole sentire, non gli interessa”.

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