L’Abbazia Florense primo e unico “Monumento Vivo” della Calabria

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L’Abbazia Florense segnalato con lo scopo di preservarne la fauna e aumentarne di conseguenza anche la conoscenza e la coscienza per un’armoniosa convivenza tra uomo e natura

In Italia c’è un’associazione “Monumenti Vivi – Siti importanti per la Fauna” che ha come scopo la tutela e la valorizzazione della natura e dell’ambiente, con particolare riferimento alle specie animali che utilizzano i “Monumenti Vivi”, intesi come edifici (palazzi monumentali, chiese, torri, campanili, varie altre costruzioni) utilizzati dalle specie come sito riproduttivo o come area di rifugio. L’interesse per i Monumenti Vivi comprende l’ambito interdisciplinare concernente la Biologia della conservazione (gestione delle specie animali), l’Architettura (buone pratiche per la gestione e ristrutturazione dei monumenti) e l’Economia (turismo naturalistico e culturale). Da pochi giorni anche la storica Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore (CS) è stata inserita nell’elenco dei siti “Monumenti Vivi” ed è la prima e l’unica della Calabria a risultare segnalata fino a oggi. A promuovere l’inserimento è stato Gianluca Congi, referente del Gruppo Locale di Conservazione-Lipu per la Sila oltre che apprezzato e appassionato studioso di uccelli. Attualmente sono 63 i siti segnalati in Italia e che l’associazione cerca di tutelare grazie a un’azione di lobby a vantaggio della biodiversità e della conservazione di numerose specie animali selvatiche, spesso in grave difficoltà a causa di scelte di gestione errate da parte dell’uomo. Gianluca Congi ci ha spiegato il senso di questa iniziativa e del suo diretto impegno nel voler inserire l’Abbazia tra i Monumenti Vivi: “Il complesso badiale con le sue mura quasi millenarie, ricche di buchi, offre rifugio e siti idonei per la nidificazione di diverse specie di uccelli, alcune delle quali particolarmente protette dalla legge. Le specie sono state indicate e quantificate in un’apposita scheda, sicuramente spiccano l’Allocco, la Taccola, il Codirosso spazzacamino, la Tortora dal collare, la Rondine montana ed altri, con la presenza anche di chirotteri. Spesso arrivano lamentele per la presenza del Piccione domestico che alcuni anni fa aveva persino nidificato all’interno dell’Abbazia. Bene, intanto bisognerebbe evitare, in occasione di cerimonie quali matrimoni, manifestazioni religiose, sportive ed altri eventi, il rilascio di colombe bianche o altri piccioni “ornamentali”. Questa pratica sarebbe da vietare (ad esempio nell’ambito dei regolamenti comunali sulla tutela degli animali) poiché è una delle cause dell’aumento del numero di soggetti, che andranno a ingrossare le popolazioni di colombi di città, tra l’altro, in molte circostanze questi animali sono poco avvezzi alla vita libera e di conseguenza molto vulnerabili. Tra i vari metodi per contenere la presenza dei piccioni c’è anche quello dell’incremento dei predatori naturali, ad esempio la Taccola, che nidifica con una storica colonia proprio nelle mura esterne del monumento. Le ristrutturazioni di vecchi edifici dovrebbero essere rispettose delle caratteristiche originarie ed evitare di tappare ogni fessura e cavità, fondamentali per molti uccelli”.

L’appello ovviamente è quello di armonizzare gli eventuali e futuri interventi di restauro del monumento, soprattutto andrebbe evitata la chiusura totale dei buchi e delle fessure nelle mura tramite reti metalliche. Esistono vari metodi selettivi, in alcuni casi basterebbe ridurre lo spazio del buco semplicemente apponendo un pezzo di mattone, in questi casi si impedisce l’accesso ai piccioni ma ad esempio non agli uccelli selvatici, molto utili alla biodiversità e all’uomo, un esempio su tutti i rondoni che predano milioni di insetti in modo perfettamente ecologico. L’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore è uno dei più grandi edifici religiosi della regione oltre che il più importante della provincia assieme al santuario di San Francesco di Paola. La sua costruzione fu iniziata nel 1215 grazie all’opera di Gioacchino da Fiore, un monaco cistercense, definito da Dante Alighieri come di “spirito profetico dotato”. Sapevamo della sua grande importanza storica, culturale e religiosa ma non eravamo a conoscenza che si trattava di un luogo importante anche per numerose specie animali, soprattutto uccelli, che chissà da quali epoche trovano casa e rifugio in quello che è un magnifico complesso architettonico. A spiegarcelo è stato Gianluca Congi, grazie soprattutto al suo instancabile impegno per la conservazione della natura e per lo studio e la tutela degli uccelli selvatici, con la speranza e la consapevolezza che chi di dovere si impegnerà da qui in poi, per adottare tutte le linee guida e le accortezze del caso, all’insegna del rispetto di antichi e spesso invisibili abitanti di questo luogo fantastico tanto caro all’abate Gioacchino da Fiore.

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