Coronavirus: mentre nel resto del Mondo è arrivato il vaccino, l’Europa se l’è presa comoda

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Coronavirus: finalmente, in Gran Bretagna, in Canada e in USA, è arrivato il vaccino contro il covid. In Europa no: l’Europa s’è presa tutto il tempo, se l’è presa comoda

Finalmente, in Gran Btetagna, in Canada e in USA, è arrivato il vaccino contro il covid. In Europa no: l’Europa s’è presa tutto il tempo, se l’è presa comoda. L’EMA, l’Agenzia europea per la validazione dei farmaci, aspetterà fino a dopo le ‘vacanze’ natalizie, fino al 29 dicembre, per dare il suo giudizio sul vaccino Pfizer: certamente, avrà le sue buone ragioni per non accelerare come hanno fatto le sue omologhe americana, candese e britannica che, bruciando i tempi, hanno dato il via alle vaccinazioni in quei paesi. Per non parlare della Cina, che ha cominciato da tempo con il suo vaccino, e della Russia che lanciato il suo nuovo ‘sputnik’. Ma siamo curiosi di sapere quali siano queste ragioni perché, a quanto si è capito, tutte queste agenzie avevano da fare lo stesso lavoro. A quanto si è capito, queste agenzie non devono rifare le sperimentazioni fatte dai produttori dei vaccini, ma devono solo analizzare e valutare i dati delle sperimentazioni presentati dai produttori: forse gli esaminatori dell’EMA sono più attenti e scrupolosi di quanto non lo siano gl’inglesi, i canadesi e gli americani; sono forse più immuni da pressioni indebite; sono forse più bravi nello scoprire i dati sbagliati o falsi? O c’è dell’altro che non sappiamo? O forse l’Europa e l’Italia sono in ritardo nella elaborazione di una strategia antipandemica.

Ebbene, qualcuno dovrebbe dare risposte a questi perché. Tuttavia, noi italiani possiamo vantarci, come al solito, di avere un primato anche in campo vaccinale e non mi riferisco a quello che ha un nostro centro di ricerca (IRBM di Pomezia) nella produzione del vaccino ma a quello, certamente più importante, che ci siamo assicurati in campo artistico. Il famoso commissario Arcuri – quello delle siringhe performanti, dei banchi a rotelle, etc. – per quanto grigio possa apparire, anzi è, ha un animo artistico insospettato e, prima ancora di pensare ai furgoni frigorifero per la distribuzione del vaccino, ha affidato a Stefano Boeri, celebre architetto di ‘sinistra’, il compito di sviluppare il ‘concept’ o, per dirla alla nostrana, l’ideazione del ‘padiglione primulato’ – la primula vorrebbe essere “simbolo di rinascita, rigenerazione e fiducia” – in cui sarà somministrato il vaccino nelle grandi città: Boeri ha spiegato che per, promuovere la campagna di vaccinazione, “dovevamo evitare un messaggio coercitivo, che spaventasse … anche, forse, tramite la realtà aumentata”.  Insomma, non ci siamo accontentati delle tende, spaventose, della Protezione civile, dei Vigili del Fuoco, dell’Esercito. E nei piccoli paesi? Forse dalle province organizzeremo gite in bus (s’intende occupati soltanto al 50% e non all’80% della capienza) per andare a vedere i gazebi nelle città più che per fare il vaccino. Avremo per tempo questi gazebi artistici? Non importa: se non saranno pronti, faremo installare le tende della Protezione civile, dei Vigili del Fuoco, dell’Esercito e, anche, dei boy scout. Però, intanto, ci saremo assicurati una costosa opera d’arte che resterà contro i secoli.

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