Brogli elettorali a Reggio Calabria, Morabito: “istituire una commissione d’indagine consiliare”

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Brogli elettorali a Reggio Calabria, Morabito: “istituire una commissione d’indagine consiliare di composizione rigorosamente paritetica, che si occupi di ricostruire l’intero processo elettorale di settembre”

“Le gravissime vicende legate alle scorse elezioni comunali impongono atti che vadano ben oltre le rituali dimostrazioni di fiducia nell’operato della magistratura, l’altrettanto trito richiamo al garantismo o conformisti dichiarazioni di costituzione di parte civile da parte dell’Ente in caso di rinvio a giudizio degli imputati, strumento, quest’ultimo, di adozione ormai automatica da parte degli Enti, che nulla apporta alla ricerca della verità di cui la città ha urgenza”. E’ quanto scrive in una nota per l’Associazione “La Cosa Pubblica”, il coordinatore Stefano Morabito. “Sarà, è logico -prosegue- la magistratura ad accertare i diversi aspetti penali legati alle condotte messe in atto durante le elezioni di settembre e a individuare le responsabilità di ognuno. Tuttavia, non può passare in secondo piano che in questa vicenda siamo di fronte a fatti oggettivi, che richiedono attenzione parallelamente all’accertamento dei profili penali connessi: a qualcuno è stato consentito di votare per conto di cittadini deceduti e vi sono state svariate sostituzioni di persona che hanno alterato l’esercizio del voto. Di fronte a ciò, riteniamo improcrastinabile l’avvio di una rigorosa indagine disciplinare che accerti la natura dei comportamenti e dei controlli messi in atto dagli uffici preposti, a partire dai dirigenti fino all’ultimo dei funzionari impegnati nel servizio elettorale. Allo stesso tempo, è necessario istituire una commissione d’indagine consiliare, di composizione rigorosamente paritetica, che si occupi di ricostruire l’intero processo elettorale di settembre. A questo riguardo, reputiamo sia di primaria importanza fare luce sulla abnorme quantità di presidenti di seggio che hanno rinunciato alle loro funzioni e dunque alla connessa dotazione economica e sulla libertà delle motivazioni della rinuncia”.

“Una circostanza resa ancora più strana -prosegue- dal fatto che alle liste di aspirante presidente di seggio si accede per espressa richiesta degli interessati e che la rinuncia può avvenire solo per gravi e comprovati motivi. Un’epidemia di gravi e comprovati motivi che parrebbe essere una “seconda ondata” dell’analogo fenomeno di dimissioni sistematiche che ha colpito i presidenti di seggio nelle elezioni comunali del 2014. Anche in quel caso, 70 rinunce. Il fatto che ancora non si abbia notizia né di una stringente indagine disciplinare né dell’intenzione di impegnare il consiglio comunale per una commissione d’inchiesta la dice lunga sulla colpevole superficialità con cui la vicenda è stata finora trattata innanzitutto dalla maggioranza comunale, dal Sindaco Falcomatà, e dal Partito Democratico, impegnati più nella difesa a oltranza di un risultato elettorale in ogni caso macchiato da pesanti sospetti che nella ricerca della verità e nella dovuta chiarezza alla cittadinanza. Una chiarezza nei confronti della cittadinanza che non può attendere e che non deve essere il risultato dell’attività della sola magistratura. Chiarezza che, aggiungiamo, non può essere separata da una profonda autocritica rispetto a meccanismi e tecniche elettorali tutte piegate alla sola ricerca del consenso, a partire dalla moltiplicazione delle liste elettorali, che hanno svilito la qualità della nostra democrazia, in un processo di degrado che si è spinto fino ad arrivare alle intollerabili violazioni scoperte dagli investigatori”, conclude.

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